Luca: In Auto e tenda a Capo Nord da solo
Mi chiamo Luca Locatelli, ho 34 anni e sono di Varese. Lavoro come ingegnere presso un’azienda della provincia che produce imballaggi. Mi piace viaggiare e ho deciso di intraprendere un viaggio di tre settimane in solitaria in auto da Varese fino a Capo Nord, attraversando la Svizzera, una parte dell’Austria, la Germania, la Danimarca e costeggiando la Norvegia lungo i fiordi. Al ritorno, invece, scendendo dalla parte finlandese e attraversando l’intera Svezia lungo le coste del Golfo di Botnia, fino ad arrivare in Danimarca, per poi da lì ritornare in Italia come all’andata.
Non è la prima volta che viaggio da solo, tre anni fa ho camminato lungo gli 800 km del Cammino di Santiago e ne sono rimasto entusiasta. La voglia di avventura e la curiosità di scoprire nuove mete sono molto più forti di ciò che potrebbe spaventarmi a viaggiare da solo, anche se in realtà sono convinto che in un viaggio non si è mai completamente soli…
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Come mai hai deciso di arrivare fino a Capo Nord? Cosa ti ha ispirato?
L’idea del viaggio a Capo Nord deriva da un sogno nel cassetto che ho sempre mantenuto vivo, dal momento che a detta di molti è il “viaggio per eccellenza” partendo da casa propria. E poi, il grande Nord mi ha sempre affascinato, in particolare la Norvegia, con i suoi fiordi e i suoi paesaggi unici e incontaminati.
Condizioni lavorative favorevoli hanno fatto sì che quest’anno sarebbe potuto essere l’anno giusto, e dunque ho iniziato a programmare il mio viaggio sin da maggio circa.
Vorrei inoltre aggiungere che, per come la vedo io, l’ispirazione di ogni impresa, di ogni esperienza, proviene da una radice che sta nel profondo di noi stessi, una radice che nasce da motivazioni nostre di qualsiasi genere, senza le quali sarebbe molto difficile affrontare certe situazioni e soprattutto grazie alle quali il viaggio può avere più significati. Per me infatti le motivazioni e gli stimoli sono tutto, sono quelle cose che ti spingono e ti fanno andare sempre avanti, soprattutto nei momenti più duri. E credetemi, per quanto possa essere magnifico un’esperienza in solitaria, ci sono anche i momenti difficili e di sconforto, ma quello fa parte del gioco, e proprio per questo penso che le motivazioni per un viaggio di questo genere siano alla base di tutto.
2. Hai organizzato il viaggio prima o sei partito all’avventura?
Più che organizzato, direi che nei mesi prima della partenza mi sono informato molto sui luoghi che avrei attraversato, ho letto pareri e opinioni di chi ci era già stato e valutato bene l’entità dei km che mi aspettavano, visto che avevo il vincolo di dovere tornare al lavoro il giorno 8 agosto. D’altro canto, un viaggio in auto in solitaria di 3 settimane, e per di più all’estero, necessita una cura particolare e a non dare nulla per scontato. In concreto, dopo avere ipotizzato un possibile itinerario di massima, ho prenotato il traghetto dalla Danimarca alla Norvegia (Hirtshals – Stavanger), l’unico vincolo da rispettare che mi sono dato durante tutto il viaggio. Infatti, per quanto riguarda tutto il resto del viaggio, la mia intenzione è stata quella di vivermi l’esperienza giorno per giorno, senza prenotare nulla.
3. Che tipo di attrezzatura avevi?
Dato l’elevato costo della vita in Scandinavia, ho deciso di portarmi una tenda per pernottare e tanto cibo da casa. Relativamente all’abbigliamento, ho portato capi corti e sportivi per le varie escursioni a piedi e capi più pesanti per la sera e per le giornate più fredde. Ho portato anche qualcosa di più “casual” per visitare e girare città grandi come Stoccolma e Copenaghen. La cosa importante è la comodità dell’abbigliamento, che deve essere adatto ma non troppo sofisticato. Mi sono dotato di un paio di scarpe comode da trekking, rivestite in Goretex, che si sono rivelate perfette visto che in quei paesi è molto facile trovare pioggia. Per il resto, mi sono portato attrezzatura da campeggio, stoviglie per cucinare e da vero ottimista…anche il costume da bagno (che ho avuto la fortuna di utilizzare).
4. Hai viaggiato con la tua macchina, ti è capitato di dare passaggi ad altri viaggiatori?
Sì, è capitato una volta. Alle isole Lofoten ho fatto campeggio libero (consentito in Norvegia) in prossimità di una spiaggia bellissima. In quell’occasione, tra le varie persone conosciute, ho fatto amicizia con un ragazzo spagnolo che vive e lavora in Norvegia e che era in viaggio verso nord facendo autostop. Dunque il giorno seguente gli ho dato volentieri un passaggio in un paese che per me era già sulla strada.
A Capo Nord, invece, siccome c’erano delle condizioni proibitive per campeggiare dato il freddo e il fortissimo vento, ho dovuto dormire in auto e ho fatto dormire in auto anche un ragazzo danese che era partito da casa e che aveva raggiunto la meta in…bicicletta!!! L’ho trovato in grosse difficoltà, sia per la fame che per la stanchezza, e non avendo dove dormire gli ho proposto un posto in auto con me.
5. Come è campeggiare nel profondo nord?
Come detto, solo in Norvegia è consentito il campeggio libero. Ad ogni modo, sono molti i campeggi in Scandinavia, tutti molto attrezzati, ben tenuti e puliti. Nella stragrande maggioranza, c’è un grande senso di rispetto per le strutture e con la tenda ti fanno addirittura scegliere dove accamparti, in pratica ti scegli tu la zona che ti piace e ti accampi senza problemi. Solitamente, i campeggi sono dotati di molte aree verdi, che possono essere prati verdissimi o zone alberate, in riva a un fiume, a un lago o in riva a un fiordo. Mi sono sempre trovato bene nei campeggi, molti dei quali sono dotati anche di cucina, a disposizione per chi come me si cucinava la cena per conto proprio.
6. Come è stato nel tuo viaggio il rapporto con gli altri?
Mi sono reso conto che viaggiare da soli aumenta di gran lunga le possibilità di interagire e di conoscere persone. Anche in questo viaggio, ho conosciuto molte persone di diverse nazionalità, con le quali ho condiviso parti delle mie giornate e con le quali ho scambiato idee e pensieri. Alcuni hanno saputo darmi consigli su alcuni posti da vedere o da evitare, oppure informazioni che potessero essermi utili durante la mia continuazione. In generale, il rapporto con gli altri è sempre stato gentile e cordiale, devo ammettere che esiste un rapporto solidale e di rispetto tra viaggiatori.
Anche quando ho avuto a che fare con la gente locale non ho mai avuto problemi, tutti parlano inglese alla perfezione e ho trovato sempre persone disponibili a dare informazioni.
7. Che hai imparato da questa esperienza?
Esperienze come queste ti insegnano molto, impari ad apprezzare alcune piccole cose che nella vita di tutti i giorni si danno ormai troppo per scontate.
La verità è che la mancanza di certe comodità di casa ti fa apprezzare ancora di più la semplicità.
Ho imparato (ma più che imparato è stata una conferma) che per certi aspetti in Italia siamo ancora troppo “indietro” rispetto alle popolazioni nordiche, c’è un senso civico e di rispetto che purtroppo da noi deve ancora migliorare e progredire.
Un’esperienza in solitaria ti insegna a stare bene con te stesso, a ritrovarti, a prenderti una pausa quando ne senti il bisogno. Sono molto soddisfatto di quanto mi ha dato questo viaggio, ho avuto la possibilità di vedere dei posti fantastici ed inoltre mi ha lasciato dei ricordi indelebili che porterò sempre con me.
8. Cosa consiglieresti a chi vuole fare lo stesso viaggio?
Il consiglio principale che voglio dare è quello di viversi il viaggio con calma e senza la fretta di arrivare, di godersi ogni attimo ed essere consapevoli di ciò che si sta facendo.
Prima di partire per un viaggio come questo, il mio consiglio è quello di non lasciare nulla al caso e di curare ogni minimo dettaglio, sia per quanto riguarda il mezzo di trasporto e sia riguardo l’attrezzatura da portare. Avere la consapevolezza che qualcosa durante il viaggio può andare storto oppure non come ce lo immaginavamo, essere pronti mentalmente che si possono trovare difficoltà di qualsiasi genere. Una volta che si è consapevoli di ciò, anche l’impossibile può diventare possibile.
Un ultimo consiglio da italiano doc, è quello di portarsi una caffettiera e del buon caffè…perché lassù il caffè (se così si può chiamare) non lo sanno proprio fare…