Perde il posto fisso e supera la paura di sentirsi libero
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Ciao! Mi chiamo Mattia, ho 34 anni e sono un romagnolo di origine controllata con la passione per i viaggi. Dopo aver perso il posto fisso ero giunto a un bivio, ho deciso di intraprendere una strada che da oltre dieci mesi mi sta portando lungo le strade del Sudamerica con la curiosità di conoscere culture e nuovi punti di vista. Penso che non tutti quelli che vagano si siano persi! Potrete seguire il mio viaggio nella pagina Facebook Segirovagandoio.
1. Ti ricordi il momento in cui hai deciso che era arrivato il momento di partire?
Dopo aver perso il posto di lavoro avevo molta confusione in testa su cosa fare. In tanti mi suggerivano di non avere fretta e di mandare curriculum nelle vicinanze. Ero bloccato, sentivo che volevo cambiare ma di non sapere come fare. In una discussione con la mia cara amica Sabrina lei mi rimproverava di guardare solo quello che mi mancava e non ciò che di buono avevo raggiunto finora. Era quella la chiave. Decisi che volevo uscire dal mio quotidiano e mettermi alla prova in altre realtà pur non conoscendo la direzione. Così ho preso coraggio e sono partito per coltivare il viaggio, una delle mie più grandi passioni. Ora ripenso a quei momenti con un sorriso, quasi dimenticandomi di quanto tormentato fosse stato prendere questa decisione.
2. In base a cosa hai scelto la meta?
Dovete sapere che un libro che mi ha totalmente stravolto è stato “Vagabonding – L’arte di viaggiare il mondo” di Ralf Potts. E’ tuttora parte del mio zaino e spesso lo rileggo senza stancarmi. Ho deciso quindi di viaggiare senza troppi programmi perchè ero convinto che solo una volta partito mi sarebbero arrivate buone idee. Così ho cercato su internet il volo di sola andata più economico e la risposta è stata Siviglia!. Una meta perfetta perchè oltre ad essere una città stupenda è vicina al Portogallo, che non avevo mai visitato. Confesso che nella mia testa un pappagallo ammaestrato dal mio subconscio ripeteva sempre a gran voce la parola: “ Argentinaaa, Argentinaaa”. Non avrei però mai pensato di finire in Colombia per poi scendere per tutto il lato ovest del Sudamerica fino alla tanto sognata meta.
3. Quanto avevi organizzato prima di partire?
Mi sono preoccupato soprattutto di non lasciare cose pendenti a casa, che non mi avrebbero permesso di vivere a pieno il viaggio. Poi ho pensato allo zaino e a tutte le cose tecniche che comportavano secondo me una permanenza lunga in altri Paesi. Ho inviato mail ad alcune Ambasciate sudamericane e ai contatti trovati in rete per conoscere meglio le realtà nelle quali sarei potuto approdare. Avevo già esperienza di couchsurfing perchè ospitavo a casa mia altri viaggiatori e di lavoro in cambio di vitto e alloggio in Europa. Non sapevo dove sarei finito, ma sentivo che sarebbe stata un’esperienza incredibile!
4. Come hai organizzato il tuo budget?
Innanzitutto sono nato sotto il segno della formica, influenza astrale questa che mi ha sempre fatto risparmiare piuttosto che comprare costosi oggetti. A questo ho aggiunto un lavoro stagionale fatto poco prima di partire. Non ho però voluto fare troppi calcoli fino a quando non mi sarei trovato dentro alle situazioni. Cerco costantemente le soluzioni che ritengo più autentiche parlando con le persone che incontro. Questo mi permette ogni volta di spendere molto meno rispetto ai tour proposti dalle agenzie locali e di vivere per di più esperienze uniche. Mi sono accorto che quando voglio veramente qualcosa appare come d’incanto un’opportunità. Grazie a un amico conosciuto in Ecuador sono stato ospite di una famiglia di indigeni Cofàn dell’Amazzonia, facendo autostop ho conosciuto un componenente dei Mapuche cileni e ho condiviso un micro appartamento con tre ragazzi per poter conoscere la magnifica Isola di Pasqua.
5. Com’è stato il bagno di realtà rispetto a quello che ti eri immaginato?
È stato un impatto forte dal punto di vista personale. Mi sono più volte arrabbiato con me stesso definendomi superficiale e prevenuto. Molti “schiaffi” morali li ho presi in Colombia, una terra che mi ha letteralmente stregato e dove mi sono accorto di essere arrivato con un atteggiamento di chi si sente di provenire dal “primo mondo”. Grazie alle persone che ho conosciuto mi sono tolto, con fatica, alcune corazze piuttosto ingombranti. Credo sia questo uno degli effetti magici di un’esperienza simile: il viaggio ti mette in mostra per quello che sei veramente, al di là delle sovrastrutture ideologiche e sociali che troppo spesso ci creiamo. A questo punto la palla è nelle nostre mani. Decidere cosa conservare di noi e cosa invece cercare definitivamente di cambiare.
6. Anche tu come me ti sei innamorato del continente Sudamericano, ci racconti come è nato questo tuo amore?
Quattro anni fa avevo passato le mie due settimane di ferie in Perù. Una vacanza tutta bella organizzata, molto distante dal mio vagabondare attuale. Mi trovavo con i miei compagni di viaggio nella città di Arequipa. Era il 15 di Agosto e c’era una grande festa cittadina. Non so come ma ci ritroviamo nel mezzo del corteo tra musicisti e ballerini. Ai lati tutta la gente radunatasi nelle gradinate iniziò a invocare a gran voce quel gruppo di malcapitati italiani. Iniziammo a ballare anche noi, tra peruviani che ci offrivano da bere o semplicemente ci davano un abbraccio di benvenuto. In quel momento ho avvertito un calore disinteressato nei nostri confronti, dettato da un modo diverso di vivere e dall’orgoglio per la propria terra. A distanza di anni posso confermare che quello non fu un episodio raro. I sudamericani sono così, persone che ne hanno viste e vissute tante ma con un innato sentimento di gratuità e di aiuto reciproco. Tutto questo unito a paesaggi incantati mi ha fatto letteralmente perdere la testa per questo continente.
7. Che progetti hai per il futuro?
Qualche settimana fa un amico mi ha chiesto “Quando deciderai cosa vorrai fare da grande?”. Beh, i miei progetti futuri sono di continuare a fare le scelte che sento più giuste per me senza dover pensare che mi manca il tempo o che sia troppo tardi. Questo viaggio mi ha fatto capire che se si aprono i propri orizzonti ma soprattutto la mente le opportunità sono infinite. Finora ho viaggiato senza fare progetti, mi affidavo ai consigli delle persone che incontravo, vivendo al massimo il presente. In questo momento sto ricorrendo l’Argentina che è qualcosa di infinitamente grande! Sicuramente presto arriverà il momento del mio ritorno a casa, per riabbracciare i miei cari e vedere da un’altra prospettiva ciò che questo cammino mi ha donato.
8. Secondo te perchè consiglieresti di fare un lungo viaggio da soli?
Io credo che un lungo viaggio in solitaria ti metta di fronte alla tua vera essenza, smacchiata da tante cose inutili ma soprattutto messa alla prova in differenti “scenografie”. Si perchè penso che spesso siano i luoghi a fare le persone. Il fatto di affrontare tutto questo da soli semplicemente ci permette di non nasconderci, ma di affrontare a cuor leggero il presente. Lo consiglio soprattuto ai timidi e agli insicuri. Se sentite il desiderio di provare chiudete gli occhi, fate un bel respiro e partite!
9. In cosa credi che questa esperienza ti abbia cambiato?
Appena ho letto questa domanda la mia mente è tornata indietro allo scorso gennaio a quando mi sono lanciato con il parapendio sorvolando il litorale di Lima, in Perù. Il vecchio Mattia si sarebbe costruito mille ostacoli mentali che lo avrebbero scoraggiato a tentare. È merito anche delle bellissime persone che sto incontrando, dalle quali sto apprendendo tanto. Ho avuto a volte la sensazione che alcuni incontri mi stessero aspettando per essere vissuti. In tutto questo ho acquisito più coraggio e la consapevolezza che davvero tutto, se lo si vuole veramente, si può fare!
10. Non viaggeresti mai senza…
Sembra banale ma ti rispondo il mio zaino. Viaggiare zaino in spalla (o da Mochilero, come dicono qua) è pratico, adattabile alle situazioni ed essenziale, proprio come voglio continuare a vivere!
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