Marco: fare volontariato con i rifugiati siriani in un campo profughi
1. Come ti sei avvicinato al volontariato?
2. Hai dovuto fare dei corsi particolari?
3. Come hai scelto la struttura da supportare?
Parlando con mio fratello ci siamo interessati a questa associazione e, dopo aver visto le date, abbiamo scelto la destinzione e abbiamo deciso di aderire all’iniziativa.
4. Quale è l’errore che secondo te si fa più spesso quando si sceglie di fare volontariato?
In realtà non ci pensi più di tanto a quale errore si possa commettere, preso dalla voglia e dall’entusiasmo non immagini nemmeno che potrebbero insorgere problemi. Una volta fatto, logicamente, ti rendi conto che uno degli errori più grandi può essere quello di mettere a rischio la tua salute; essendo lì, sei a contatto con ambienti poco puliti o con persone che portatrici di malattie contagiose. Questo è un pericolo che in realtà, se non si usano le dovute precauzioni, corriamo tutti i giorni.
5. Dove l’hai fatto e di cosa ti occupavi?
Ad Atene, in un campo di rifugiati di guerra siriani e palestinesi e svolgevo il mio lavoro. È stata una buona occasione per crescere anche a livello professionale dovendo lavorare in condizioni estreme e senza tutti i comfort che ho nella mia clinica privata.
6. Quale è la cosa che ti ha colpito di più?
7. Cosa consigli a qualcuno che vorrebbe iniziare questa esperienza per la prima volta?
Consiglio di armarsi di coraggio e di forza e di partire, e di farlo assolutamente. Non è una cosa facile da sopportare me ne rendo contom ma che siate deboli o forti, almeno una volta nella vostra vita bisogna farla. Fa parte di un percorso di vita anche il volontariato a mio avviso.
8. Come è cambiata la tua idea sui rifugiati dopo questa esperienza?
In realtà la mia idea sui rifugiati è sempre rimasta la stessa, cioè che hanno bisogno di un aiuto, loro amano la loro terra e la realtà in cui vivono e non la abbandonerebbero mai. Lo scoppio di una guerra però porta a tutto questo, si scappa cercando riparo arrivando persino a viaggiare in barconi chiusi dentro delle valigie. Non si può provare odio per questa gente, non possiamo immaginare cosa si prova finché una cosa simile non ci accade personalmente e loro cercano di fare il possibile per sopravvivere, la stessa identica cosa che faremmo tutti noi se nel nostro paese dovesse scoppiare una guerra dall’oggi al domani.
9. In cosa il volontariato ti ha cambiato?