Viaggiare con il diabete si può, giro del mondo senza aerei
Mi chiamo Claudio, ho 33 anni e ho sempre avuto un sogno nel cassetto: fare il giro del mondo senza aerei. I viaggi sono sempre stati la mia passione, ma per vari motivi mi sono ritrovato a fare il bancario per quasi dieci anni. Dato che la mia vita lavorativa e i miei sogni non combaciavano ho deciso di fare il grande salto, mi sono licenziato e ho iniziato a coltivare le mie più autentiche passioni decidendo di realizzare il mio sogno. Credo fermamente che bisogna vivere seguendo le proprie ambizioni e soprattutto passioni, ricordandoci che tutti i beni materiali di cui ci circondiamo sono perlopiù inutili e le cose più importanti non sono materiali. Credo che la felicità e la gioia siano lo scopo della vita. Se sappiamo che il futuro sarà molto buio o doloroso, perdiamo la nostra determinazione a vivere. Credo pertanto che raggiungere o provare la felicità sia lo scopo stesso della vita.
Sono partito lo scorso maggio e sono 6 mesi che sono in viaggio. Ho seguito la rotta est, verso il sorgere del sole, lo volevo sempre in faccia. Così dopo una breve sosta in Polonia e il passaggio in Bielorussia, mi sono ritrovato a Mosca, dove sono partito per la Transiberiana. Arrivato ad Irkutsk, in Siberia, sulle sponde del lago Baikal, ho virato verso la Mongolia e la sua natura incredibile. Successivamente sono stato in Cina, in Tibet e sull’Himalaya prima di fermarmi due mesi in Nepal a dare una mano ad una associazione no profit italiana, Human Traction, che si occupa di un orfanotrofio in un villaggio sperduto della Kathmandu Valley. Tre mesi fa la strada mi ha richiamato all’ordine e così ora sto attraversando l’India, prima di raggiungere il sud est asiatico verso poi l’Australia e l’America. L’ultima tappa di questo viaggio lungo 1000 giorni sarà l’Africa.
Unica regola: nessun aereo!
1. Hai deciso di fare il giro del mondo senza aerei, ma non è il tuo unico ostacolo perchè la vera sfida è mostrare al mondo che si può viaggiare anche avendo il diabete, Raccontaci come ti è venuta l’idea.
L’idea mi è venuta quando ho iniziato a parlarne con il mio dottore. Cercavo rassicurazioni da parte sua e le ho trovate, ma mi ha fatto anche capire che ci sono tante persone che vivono molto male questo problema di salute e che la mia avventura sarebbe potuta essere di stimolo anche per loro. Da qui è nata la Trip Therapy!
Il viaggio per me è terapia dell’anima e ciò si ripercuote anche su un benessere fisico legato a maggiori attenzioni e costante attività fisica.
2. Quali problemi pratici ci sono per un viaggiatore diabetico?
Il problema maggiore risiede nel trasporto e nella conservazione dell’insulina. Un viaggio del genere implica una grande scorta e la conservazione della stessa in ambienti refrigerati non appena possibile.
Inoltre dovendoci “bucare” più volte nel corso della giornata occorre prestare particolare attenzione alle condizioni igieniche, in certi paesi drammatiche.
3. Che precauzioni prendi?
Nulla in più di buon senso e sana attenzione nel non mettermi in situazioni di potenziale pericolo.
4. Hai un’assicurazione medica particolare?
No, ho la più classica delle assicurazioni infortuni e malattie valevole anche per l’estero. Certo, per un diabetico è decisamente più cara.
5. Hai incontrato altri viaggiatori solitari diabetici, quali sono secondo te le loro più grandi paure?
Li ho incontrati “virtualmente” tramite il mio blog. Le paure sono le medesime per tutti, ritrovarsi in condizioni potenzialmente pericolose, come crisi ipoglicemie improvvise, da soli o con persone non in grado di intervenire. La cosa migliore in questi casi è il dialogo e prendere tutte le precauzioni possibili.
6. Adesso sei in India, come è andata fino ad oggi? L’India è difficile anche per chi non ha nessun tipo di sindorme come è stata per te?
Fino ad oggi direi proprio alla grande! I valori glicemici sono tutti in netto miglioramento e fisicamente sto proprio bene. L’India non è un paese adatto a viaggiatori diabetici per due ragioni: Innanzitutto è sporchissima e le condizioni igieniche sono davvero pessime. Inoltre il cibo: tutto è cotto in abbondante burro e spesso cibi e bevande sono stracarichi di zuccheri. In questo paese infatti, il diabete di tipo 2, quello legato all’alimentazione, è in aumento esponenziale. Ci ho messo qualche settimana a prenderne le misure, ma oggi, dopo tre mesi, non ho più problemi.
7. Che cosa hai imparato su di te in questi mesi?
Ho imparato che sono l’unica persona su cui posso contare, che posso vivere con poco e che sono felice con tutto questo.
8. Cosa hai imparato sul diabete in questi mesi?
Ho imparato che il benessere mentale e l’esercizio fisico sono un toccasana. Che il riso in India contiene più amido che in altri paesi e quindi fa più male e che è meglio non mangiare una papaya intera a colazione, ma solo qualche fetta!!
9. Pensi di avere sensibilizzato altri viaggiatori diabetici a partire da soli, qualcuno ti ha scritto?
In tanti mi hanno scritto, soprattutto genitori con figli a cui hanno appena diagnosticato il diabete. Mi ringraziano per avergli dato dimostrazione che il diabete non è un limite insuperabile e che si può avere una vita normalissima anche in queste condizioni.
10. Ad oggi quale è il paese più attrezzato per i diabetici?
Non saprei, fortunatamente al momento non ho avuto ancora bisogno di verificarlo. Il diabete è diffuso in tutto il mondo, l’India tuttavia è la nazione dove ho visto più cliniche ad esso dedicate.
11. Cosa deve sempre portare con se un viaggiatore diabetico?
Insulina, aghi, glucometro, strisce reattive, disinfettante, glucagone ed una riserva di zuccheri sempre a portata di mano.