Viaggiare in bicicletta in Australia da sola- Ale Fox ci racconta
Ve la ricordate Alex Fox? Lei viaggiava da sola in Islanda in bicicletta e ne ha fatto un video davvero simpatico, adoro quando balla, ora è andata in bicicletta in Australia da sola. Mi sa che le piacciono le isole.. Se volete segurla questo è il suo blog.
1. L’Australia è famosa per le sue immense distese, come si affronta in bicicletta? Come si programma?
Capisco solo adesso che sono rientrata in Italia che una volta che ti sposti così lontano da casa vale la pena di restare fuori un po’ più di tempo di quello che avevi previsto. In due mesi (nel caso del mio viaggio), puoi vedere poche cose di una terra che invece meriterebbe approfondimenti maggiori. Appunto, per non perdere ancora più tempo mi ero fatta una piccola idea di cosa mi sarebbe piaciuto vedere. Mi sono concentrata sulla parte sud-est dell’isola e ho fatto una ricerca sui posti migliori da visitare. E’ uscito fuori che la Tasmania era un’isola assolutamente da vedere, piccola, ricca di riserve naturali e percorsi di trekking unici al mondo; ho pensato che una volta che c’ero potevo vedere due grandi città, quindi ho percorso la parte di costa che da Melbourne porta a Sydney; infine per cambiare paesaggi ho deciso di percorrere un po’ di entroterra prendendo una strada che dall’outback del New South Wales mi ha riportata a Melbourne. Sono tutti percorsi che avevo grossolanamente studiato da casa, tanto per darmi un’idea di cosa andavo a fare, in realtà ho cambiato varie volte idea sulle strade da prendere, lasciandomi influenzare dai consigli della gente del posto o da quello che vedevo disegnato sulla mappa cartacea. Chi dei miei conoscenti era già stato in Australia mi aveva avvisata che tra una città e l’altra passavano diverse centinaia di km e che in bici sarebbe stato difficile e/o noioso. Sono partita con l’idea che il mio programma era fattibile e sono rimasta della stessa idea ora che ho finito. Tra una “città” e l’altra possono passare diversi giorni, ma se ti organizzi bene e porti abbastanza cibo e acqua non c’è nessun problema, solo il rischio di imbatterti in posti completamente deserti, che poi è quello che io cerco in un viaggio.
2. Tra una tappa e l’altra spesso ti è capitato di non avere punti dove poter trovare cibo o acqua ? Come ti sei organizzata?
Di solito la prima cosa che faccio appena decido dove fermarmi a dormire, ovviamente dopo aver piantato la tenda, è guardare la cartina e vedere a che distanza mi trovo dal prossimo centro abitato o fonte di cibo. Le temperature non proprio miti ti costringono ad abbandonare l’idea di portarti dietro cibo fresco, le scatolette e i preparati da fornellino sono la soluzione ideale, leggeri, compatti e saziano anche. Dicevo che guardo la cartina per capire se devo iniziare a razionare cibo e acqua o se posso permettermi una cena da gran gala. Mi è successo comunque di essere stata tradita dalla cartina, mi segnalava una città che in realtà era solo uno spiazzo con una pompa di benzina (tra l’altro fuori uso da diversi anni) e una fattoria. Avevo finito acqua e cibo, perché convinta di poter trovare qualcosa, avevo approfittato e abusato della mia dispensa. Sono stata fortunata, nel senso che ho trovato due persone gentili (proprietari della fattoria) che mi hanno offerto pane (congelato) e acqua a sufficienza per due giorni, e comunque l’esperienza insegna, non credo in futuro di fare lo stesso errore.
3. Tutti dicono che l’Australia sia uno dei paesi più cari del mondo dove viaggiare, si possono ridurre i costi viaggiando in bici?
Si, direi che è proprio cara. Sarebbe una grossa bugia dire di potersela cavare con qualche centinaio di euro al mese. Nonostante abbia fatto wild camping per il 90% del viaggio, quelle poche volte che ho avuto necessità di dormire in una struttura, e parlo comunque di campeggi, mi sono partiti 40$ a notte, che sarebbero pressapoco 35-38E, in base al cambio. Ad ogni modo è da sfatare il falso mito che il campeggio libero è proibito. In realtà gli australiani sono molto schematici, ti danno tre opzioni e tu non puoi sceglierne una quarta, altrimenti multone. Le tre opzioni sono: una struttura a pagamento; campeggio libero in aree designate (e praticamente sono ovunque), le chiamano rest area, o comunque se ti allontani qualche km dalla strada diventa tutta natura selvaggia, difficilmente qualcuno può venire a importunarti; e poi ci sono aree dove assolutamente è proibito il campeggio, solitamente si tratta di riserve naturali. Ad ogni modo è difficile trovarsi costretto a scegliere solamente una delle tre soluzioni e viaggiando con un mezzo così poco invadente puoi facilmente spostarti in posti meno accessibili ad auto o motori.
Anche se in bici non ti poni il problema della benzina devi comunque avere il cibo come carburante e questo costa parecchio. La carne ha dei prezzi accessibili, ma è difficile da trasportare quando fuori ci sono 40°, tuttavia ci sono dei prodotti della Black&Gold che costano praticamente niente, come il pane, l’acqua e alcuni preparati da riscaldare, tutto il resto è oro.
Comunque è difficile spendere soldi quando si è in mezzo al nulla, quindi salutata la banconota da 100$ quel giorno della settimana in cui necessariamente devi ricaricare le borse, ti godi i paesaggi senza pensarci. Poi ci sono anche le farm, non sono proprio a portata di mano, ma a me è capitato di trovarne qualcuna per la strada, il problema è che non sai mai dove sono, non sono riportate sulla cartina; li prodotti come la frutta, faccio l’esempio di un qualsiasi supermercato che mette l’uva 4$ al kg, la paghi a prezzi stracciati, come 1,5$ al kg ed è decisamente più buona. Mi è capitato anche di trovare gente che mi ha offerto un pasto caldo perché tu che viaggi in bici sei visto come un soggetto interessante con il quale scambiare quattro chicchere, o semplicemente non vedevano una faccia nuova da parecchio tempo.
4. Hai trovato altri cicloturisti? Come si comportavano i locali nei vostri confronti?
Purtroppo gli unici cicloturisti che ho visto erano in Tasmania, l’isola è abbastanza turistica, solo turisti Australiani, è ancora poco conosciuta, ma comunque turisti. Poi ho avuto il piacere di passare un giorno con una particolare e giovane cicloturista alle prime armi, Aki, una ventenne giapponese che aveva lavorato in una farm della Tasmania per quasi un anno e che aveva deciso di passare l’ultima settimana in giro con la sua bici per la piccola isola. Ad ogni modo se vai in bici in Tasmania ti prendono per un pazzo masochista, è tutta montagna, quindi nonostante tu sia visto come un turista hai comunque un trattamento più caloroso, ti chiedono sempre da dove vieni, perché hai deciso di andare li, se ti sono piaciuti i posti, ma sono ad ogni modo più “freddi” rispetto alle persone con cui ho parlato nelle tappe successive, nell’isola grande. Quando passi per un posto che non vede forestieri se non solo per sbaglio, le persone sono curiose di conoscere le motivazioni del tuo viaggio, ti fanno tanti complimenti, cercano di aiutarti in qualsiasi modo, è per questo che gli australiani mi sono rimasti nel cuore ed è li che noti la differenza con noi europei, abituati a vedere gente di passaggio, non ci chiediamo mai il perché siano passati proprio per quella strada
5. Il momento più difficile?
Andare a più di 15.000 km da casa ti costringe ad essere responsabile, quindi anche se molte volte ho azzardato non mi sono mai trovata in una vera situazione di pericolo.
Penso davvero che il momento più difficile sia stato prendere l’aereo per tornare a casa. Sento di aver lasciato una porta aperta, di non aver visto niente, vivere un posto così grande ti fa capire quanto sia immenso quello che ancora voglio vedere e quest’isola è un bel punto di partenza per chi ha bisogno di una grossa pausa dal mondo.
6. Quale era la tua paura prima di partire e poi come sono andate le cose.
E’ stato il viaggio più lungo che ho fatto, parlando di km e di tempo, 3.700 km in due mesi, avevo paura di annoiarmi e sentirmi sola in un posto così distante sia culturalmente che fisicamente da quello che ho visto fin ora. Lo pensavo prima, ma lo penso ancora più oggi: viaggiare ti spacca il cranio. Sai che se fai un passo falso a 10 ore di fuso orario da casa, parenti e amici lo verranno a sapere solo il giorno dopo, ma questa cosa più che frenarmi mi ha resa ancora più impulsiva. La sensazione è come quella di un adolescente con la casa libera che decide di organizzare una festa di nascosto dai genitori. Se sai che dall’altra parte del mondo tutti dormono tu senti di poter fare tutto quello che vuoi senza il dovere di avvisare qualcuno, sensazione ancora più forte dovuta dal fatto che li il cellulare non prende quasi mai, passano anche diversi giorni tra una chiamata e l’altra. Questo mi ha permesso di parlare molto più con la gente del posto e con me stessa, se non parli con qualcuno per diversi giorni la voglia di raccontare tutto quello che hai visto è incredibilmente forte e così hai modo di capire cosa pensa chi ti sta di fronte, che in questo caso è anche chi vive in quei posti e renderti conto che un paese che reputavi così avanti è in realtà un posto che si è fermato all’epoca della sua conquista e che non si vive per niente male lontano dalla tecnologia
7. La differenza più grande tra questo viaggio e gli altri tuoi viaggi in bici.
Per la prima volta ho deciso di seguire totalmente il mio istinto. Nessuna paura, nessun ripensamento. Ogni viaggio che faccio noto che vado sempre più verso la ricerca di qualcosa in più, so che il prossimo sarà ancora diverso in questo senso.
8. L’incontro più significativo
Per assurdo il non incontro, il deserto mi ha regalato momenti di assoluto silenzio (a parte il vento). Quando scende la notte e ti trovi sopra la testa miliardi di stelle pensi che non ci sia niente di più bello che trovarsi da solo in uno spazio così immenso. C’è qualcosa di magico, non per altro gli aborigeni ritengono che il deserto sia un luogo sacro, non lo capisci fino a quando non ti ci trovi in mezzo
9. I posti che secondo te si dovrebbero per forza mettere nell’itinerario?
Se non avessi visto l’outback me ne sarei pentita amaramente
10. Non mi aspettavo di…
è che non mi aspetto mai niente, poi succedono mille cose, troppe per elencarle.