Tour della street art di Testaccio a Roma
Come ho detto molte volte, per me, essere viaggiatori non è correlato con la distanza dalla meta, ma con la curiosità che si ha nel guardare le cose.
Alla luce dei miei 63 paesi visitati penso sempre che Roma sia la città che amo di più al mondo, forse un po’ dispersiva, ma un’emozione continua, non si finisce mai di imparare.
#lookalksexperience
Sono mesi che dico che voglio saperne di più sulla street art romana, mi è capitato più volte di parlare con fotografi, anche stranieri, che mi citavano opere in punti che non conoscevo per niente. Così mi sono decisa e ho fatto il tour con Lookals, di Testaccio, una piattaforma che ti permette di scoprire angoli dell’Italia fuori dal comune con guide locali; una passeggiata di due ore tra i tesori nascosti dello street art romano. Ad accompagnarmi in questa avventura Mirko un Cicerone davvero d’eccezione, appassionato di ogni movimento di arte urbana e grande conoscitore di tutto quello che accade nel panorama underground romano. Non immaginavo si potessero avere tante letture dietro i murales.
La passeggiata inizia alla stazione della metro Piramide, per spostarsi subito verso la via ostiense, si passa sotto il ponte ferroviario, primo luogo che si incontra che è stato ufficialmente dedicato alla street art.
Miko mi spiega che ci sono stati molti progetti commissionati dalle istituzioni per “coprire” alcune zone della città, muri dedicati ad artisti specifici o a lavori combinati. Riconoscere a “livello alto” la street art come arte a tutti gli effetti ha creato non poche controversie, fin dagli anni ’80 la street art si è vista come uno strumento di rottura, di denuncia, un segno illegale. Infatti iniziando dai writers o dalla sticker artists o poster artists la velocità e la rapidità sono sempre stati un segno che li distinguevano. Non farsi notare, lasciare una traccia senza mai essere riconosciuti, mantenere due vite quella normale giorno e quella dark la notte, un po’ come dei super eroi cittadini.
Con la diffusione dei murales invece in molti casi è nata una sorta di diatriba/lotta tra i writers e i muralisti, dove i primi spesso “imbrattano” i disegni dei secondi in segno di disapprovazione.
Mi sono accorta che ho troppa poca conoscenza del settore per articolarne un pensiero autorevole, ma di sicuro parlarne con qualcuno che ne sa molto, come Mirko, ti da ottimi spunti di riflessione.
Tornando al nostro sotto passaggio ostiense, il primo che incontriamo è una grande produzione di Tellas che va dall’astratto al floreale e poi uno che io amo molto Andregos un artista che riprende elementi dall’arte classica e li integra con elementi dell’assurdo, che in fondo a Roma è abbastanza provocatorio.
Di sicuro il murale più famoso e a mio parere anche quello più bello è quello di Blu, noto artista bolognese. Lui ha completamente dipinto il Porto Fluviale che è un edificio occupato da persone che non hanno casa. La sua opera denuncia il concetto di diritto alla casa che in Italia rappresenta ancora un problema. Per completare la sua opera ci ha impiegato sei mesi ed essendo un opera illegale, per evitare denunce per occupazione di suolo pubblico che avrebbe avuto mettendo dei ponteggi, ha dipinto tutto l’edificio con delle imbracature che lo calavano dall’alto.
L’opera è fortemente simbolica, va osservata in ogni suo dettaglio prima di capirne bene il significato.
Si inizia con la facciata laterale destra dove un enorme galeone dei “pirati” che in questo caso sono i palazzinari romani, combatte lanciando mattoni dai cannoni verso un mare in tempesta composto da colline, che riprendono i 7 colli romani.
La facciata è un incastro di strane figure antropomorfe un po’ disgustose. Ma ognuna è una denuncia politica, ad esempio una è tutta composta da banane, associando l’Italia alla repubblica delle banane, una ad un puzzle, una è fatta solo di lettere, una nel cervello ha una casa, e tra una testa e un’altra, ci sono ulteriori citazioni: spazzatura, visione di Roma dall’alto.
Procedendo verso il gazometro ci sono altre opere molto belle, una parete interamente coperte da enormi facce dell’uomo comune fatta da Sten&Lex con una tecnica molto particolare che a pennello da l’effetto dello stencil.
Esattamente difronte troviamo the wall of fame di JB Rock dove ha citato per ogni lettera dell’alfabeto una persona che è stata significativa per la sua vita, tra cui anche la mamma.. [tutti i figli so pezz’ e core].
Tornando al mio femminismo spinto, mi è piaciuta molto un’opera di Axel Void, un profilo di donna di spalle con una scritta che dice “nessuno” , è ritratto lì sulla parete dove raccolgono la spazzatura di una grossa ferramenta.
Mirko mi ha spiegato che è un omaggio a la capostipite della famiglia Cantini. Agli inizi del ‘900 il quartiere ostiense vide lo sviluppo grazie a questa grande imprenditrice, ma dato che era donna e quindi non importante, non fu mai ricordata come “persona” ma come famiglia. Concetto forte vero?
Esattamente al lato di questo bellissimo dipinto c’è il pescatore di Agostino Iacurci opera davvero molto famosa, credo che tutti almeno sul web l’hanno guardata, so che dico una bestemmia ma a me in alcune cose mi ricorda Mirò.
Mentre passeggiavo con Mirco gli dico “ mi dici il significato di quel cane che c’è a via Galvani, lo fotografo sempre ma non ho capito cosa significa” Lui mi sorride e mi dice, “stiamo andando proprio lì, già mi sorprende che tu abbia pensato fosse un cane, tutti lo scambiano per una pantegana.”
Arriviamo difronte l’opera è mi fa “ È di Herbert Baglione, un brasiliano, si chiama falling walf”
Ok chiaro: è Roma che precipita nel baratro.
Uno degli artisti che mi è piaciuto di più è Ex Voto, un posterista, davvero molto ironico, lui fa disegni che ricordano un’allegoria religiosa, ma sono in chiave totalmente profana e con forti assonanze politiche. Mirko mi ha fatto vedere un punto dove un ‘opera di Ex Voto è stata davvero interpretata come religiosa e delle signore le hanno omaggiate con dei fiori.. che dolce!
Così la passeggiata fotografica si conclude con il Macro e la città dell’altra economia.
Dopo questo bellissimo tour sfrutto il fatto di aver attraversato la città e vado a pranzo con il mio amico Matteo Pennacchi, per chi ha letto la sua intervista o i suoi libri, sa che è uno dei più grandi sognatori dei nostri tempi. Gli dico “Matte ero a Testaccio a fare un walking tour dello street art”, e lui “Quindi adesso mi puoi dire cosa significa quel enorme topo ritratto sul muro di via Galvani?”
Io sorrido e sfoggio compiaciuta le mie nuove conoscenze “ma no è un opera di Herbert Baglione, un artista latino che solitamente ritrae carcasse, si chiama falling walf, rappresenta Roma che precipita”
E Matteo “ma che brutto, perché questi artisti lanciano sempre messaggi pessimisti, sarebbe più utile che le persone passeggiando vedessero messaggi positivi e d’ottimismo e di rinascita”.
Come già mi è successo mille volte, un pensiero puro, pulito ha appena rotto l’illusione che avevo di conoscere qualcosa. Non ho saputo rispondere a Matteo, e la sua affermazione mi ha fatto pensare molto, anche io sono per la denuncia e la riflessione, ma senza speranza è come essere in un loop, vorrei chiamare Mirko per porgli la stessa domanda.
Facciamo una cosa, se fai questo tour con Lookalks chiediglielo tu e poi mandami un messaggio, sono molto curiosa.