Viaggio e iperconnessione: serve il Digital Detox
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Qualche anno fa si andava ai convegni sul turismo e si spiegava agli albergatori quanto fosse importante e vantaggioso per loro concedere il wifi gratuito, ora si inserisce la connessione wifi alla base dei bisogni di Maslow, ossia è assimilato al bisogno di cibo e protezione. Insomma nel nuovo millennio noi prima di tutto dobbiamo: mangiare dormire e connetterci al wifi.
Ammetto che mi ci riconosco in pieno, per me il wifi vale più dell’acqua calda, ma solo perché è l’elemento necessario che mi permette di lavorare, una delle conditio sine qua non senza la quale io non mangerei quindi sì in effetti è proprio un bisogno primario per me.
Ma escluso me e chiunque faccia un lavoro dipendente dal web e che quindi ti costringe ad essere sempre reperibile, sempre connesso e sempre pronto, vedo che in viaggio l’iperconnessione sta contagiando un po’ tutti.
Le persone passano la vita a collezionare momenti da poi pubblicare sulle Storie di Instagram o Facebook, vanno in ristoranti per poter far check in e scatenare invidia nei loro amici.
Non si tende più a godere del momento, ma del meta momento, ossia il viaggio visto attraverso lo schermo del cellulare.
Sai cosa è un Instaluogo? un posto altamente instagrammabile, ho letto da poco una ricerca che il luogo più instagrammato al mondo è Disneyland! Che tristezza, forse è un indice del tipo di persona che passa la vita a fare questo.. ma non voglio essere cattiva.
Ad ogni modo se ci fate caso su Instagram ci sono alcuni luoghi che ricorrono sui feed di tutti (Puglia, Bali, Zante, la vespa, le porte) come dico sempre con la mia amica Margherita “ se non sei andato a Zante non sei nessuno!” Tutti fanno una foto di quella cavolo di spiaggia, ma la domanda è: ma qualcuno il bagno poi se lo fa?
La connessione riempie i vuoti, me ne sono accorta anche semplicemente nella vita d’ostello negli ultimi 10 anni, prima ti sedevi sul divano e bene o male le persone ti salutavano, dopo un paio di minuti di imbarazzo ti chiedevano di dove eri e si iniziava a chiacchierare, ora ci sono enormi divani con gente che ha lo sguardo perso su uno schermo, ma dico io se non è per te un lavoro, che cavolo ci fai davanti al cellulare mentre sei in viaggio?
La maggior parte delle persone hanno pochissimi giorni di ferie per rilassarsi, esplorare e viaggiare eppure spendono io direi almeno il 30% della loro giornata di vacanza guardando lo stesso schermo che hanno a casa, e la cosa triste è che succede moltissimo tra coppiette al ristorante o peggio ancora in spiaggia.
E quindi come si fa? Tutti vittime della iperconnessione?
Io direi che si deve iniziare dal viaggio per imparare a fare un buon uso della tecnologia, così come si è imparato a bere responsabilmente e a mangiare bene senza diventare obesi, il mio amico Alessio Carciofi ha scritto un libro illuminante direi, il Digital Detox. Focus & produttività per il manager nell’era delle distrazioni digitali, un processo che non ti spinge alla privazione, perché ormai nel nostro mondo è impossibile, ma che ti insegna a fare un uso della connessione responsabile. Purtroppo in molti casi noi stessi non riusciamo a capire quanto siamo dipendenti da qualcosa, proprio come si vede nei film sugli alcolisti dove si giustificano con la frase “bevo solo un paio di bicchieri al giorno”, ecco noi quante volte al giorno lo controlliamo il cellulare? Quale è l’ultima cosa che facciamo prima di dormire? Baciamo il nostro partner? Preghiamo? leggiamo? o controlliamo il cellulare? E quando siamo a cena ? Davanti ad un tramonto aprite Instagram Storie o solo gli occhi?
Credo che tutti noi dobbiamo imparare a riorganizzare il nostro rapporto con la tecnologia, principalmente in viaggio che come dico sempre è la metafora giusta per lavorare sui comportamenti.
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