Travel Routes in Photography di Roma, perché andarci?
l viaggio è metafora della vita, percorso di affinamento culturale e apertura di nuovi orizzonti, reali e mentali. Un trip di emozioni, di pensieri e di rivelazioni che aprono porte a mondi nuovi e risvegliano i sensi, stimolano la fantasia e confondono l’ovvio.
Viaggiare, visitare, fotografare, non sempre ci riporta all’imagine patinata dei luoghi esotici che tendiamo a fagocitare per sopperire il nostro desiderio di evasione, altre volte sono un momento per fermarsi a riflettere, per vedere le cose sotto un nuovo punto di vita, una sensibilità altra.
Al T.R.I.P. Travel Routes In Photography di Roma sono ospitati 4 artisti internazionali, oguno vede il mondo in modo diverso e soprattutto vede parti diverse del mondo. La mostra sarà aperta fino al 8 di Settembre ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali di Roma
Simon Norfolk,
in realtà la sua è una specie di coproduzione, anche se l’altro membro del progetto è morto, più di 100 anni fa orsono. Ha voluto prendere come traccia il viaggio fotografico di John Burke, il primo fotografo di guerra in Afganistan che voleva dare testimonianza del conflitto britannico del 1878.
Simon Norfolk ha cercato di ripercorrere gli stessi luoghi, usando la tecnica della rifotografia ossa fotografare gli stessi soggetti in tempi diversi, anche se nn è stata rispettata a piano, direi che è più fotografare sempre la guerra nello stesso luogo con rappresentazioni diverse. Non so se perché le foto in bianco e nero di Bruke mi sembrano più lontane e quindi romanzate, ma la guerra, mista al degrado e alla distruzione imperate che va avanti almeno da 30 anni hanno avuto un impatto molto forte su me stessa e di sicuro sugli altri ospiti della mostra.
Elaine Ling
lei è la fotografa dell’impatto, della grandezza, forse perché è la prima che si incontra varcando la soglia dei Mercati di Traiano o forse perché le sue foto sono stampate su enormi lenzuoli che pendono dal soffitto. Direi che l’obbiettivo che si è prefissa è stato raggiunto in quanto il suo progetto era proprio quello di fotografare il rapporto tra l’uomo e i baobab in Africa. I baobab, gli alberi più grandi del mondo rappresentano un inno alla vita e al ciclo naturale che la nutre. Mutevoli nelle loro proporzioni, ci rivelano la loro immensa presenza e personalità, una foresta quasi surreale e cortecce che svelano vite vissute. Dimensioni irreali che convivono con l’uomo e ci affascinano, da lontano e da vicino.
Giancarlo Ceraudo,
personalmente il mio preferito, non so se per il soggetto, l’Havana, o la tecnica di fotografia, davvero particolare. Condivido in pieno dove fa cadere l’obiettivo, nei contrasti, nel grigio che c’è dopo i colori, o appena girato l’angolo di una strada festosa dell’Havana Vieja. Ceraudo ha lavorato molto a Cuba, sottolineando questo aspetto paradossale dell’isola, il suo fascino è racchiuso nell’essere sempre rimasta legata al passato, ma questa è anche la sua dannazione economica e sociale.
Cristina de Middel,
il suo progetto si chiama Afronauts, racconta un sogno, un’utopia, prendendo spunto da un evento di cronaca che racchiude una ricerca di affermazione di un popolo. Racconta un progetto di creare degli astronauti africani, del Zambia e di mandarli su marte per portare prestigio e valore al paese e ai suoi abitanti.
Un viaggio, un sogno, un trip questo è la mostra, ma non me ne vogliano gli artisti, direi che già di per se la location vale la pena di fare un salto.
I Mercati di Traiano sono una delle architetture più affascinanti dei fori imperiali, si vedono accavallarsi o forse dovrei dire impilarsi, secoli di storia romana, da vespasiano al medioevo, passando per la nobiltà che ha deviso di costruire la propria dimora in un’opera d’arte. Si attraversano acciottolati romani, si contemplano strutture del tempo di Traiano, resti di monumentali statue e soprattutto si gode di una delle più belle viste del mondo, specialmente all’imbrunire. Starei lì per ore!