Viaggiare da soli in Africa e scegliere di viverci

Annamaria Pozzobon originaria della provincia di Treviso e da circa 7 anni vive a Zanzibar, dopo aver lavorato nel turismo in Kenia ed alle Maldive.

1) Che cosa ti ha spinto a trasferirti a Zanzibar?

Forse può sembrare retorica,ma sin da piccola ho sempre avuto il cosiddetto mal d’Africa. Mi piaceva sentir parlare dell’Africa, leggevo libri al riguardo, mi affascinavano le storie di personaggi come Karen Blixen o Hernest Hemingwey, tanto per citarne alcuni, le storie di tanti che in Africa avevano fatto fortuna oppure si eran persi per sempre.

Perché l’Africa è terra di forti contrasti, dove un’estrema ricchezza convive con un’altrettanto estrema povertà, dove sacro e profano si mescolano, dove Dio ed il diavolo sono la stessa cosa e per dirla con le parole di Karen Blixen “tutto e’ fatto per la grandezza”.

Chi almeno una volta è stato in safari, ben conosce la magia delle savane e degli animali che le popolano, capisce di trovarsi là dove la vita probabilmente ha avuto inizio, nella culla dell’umanità.

viaggiare da soli in Africa

A Zanzibar, isola al largo della Tanzania, non si può non restare affascinati dalla bellezza del suo mare e delle sue spiagge. Un’isola che e’ stata un crocevia di razze e popoli, che ha subito svariate dominazioni, segnata dalla tratta degli schiavi e dai commerci  di avorio, spezie e preziosi verso i paesi arabi e l’India.

Contatti e dominazioni che hanno anche influito nel creare una popolazione mista, nera, araba, indiana, europea, insomma un crogiuolo di razze. Inoltre il clima caldo e soleggiato quasi tutto l’anno è un paradiso per chi vuole fuggire dai rigori invernali dell’occidente. Ecco tutti questi fattori han fatto si che mi innamorassi di Zanzibar ed anche di un uomo di qua, col quale mi sono in seguito sposata. Le cose tra di noi non sono andate, ma questa e’ un’altra storia!

Annamaria in Oman
Annamaria in Oman

2) Com’è la vita reale in un’isola che per noi profuma di chiodi di garofano e di cardamomo?

Senza dubbio i ritmi  africani son molto diversi dai nostri; qui tutto e’ pole pole,cioe’ senza fretta. Gli africani vivono seguendo i ritmi della natura, svegliandosi all’alba e coricandosi poco dopo il calar del sole; questo dovuto anche al fatto che quasi nessuno ha l’elettricità in casa, perlomeno nelle campagne.

La gente vive di pesca quasi ovunque, di turismo laddove è possibile, di commercio soprattutto in città. La maggior parte sopravvive, accontentandosi di poco. Di sicuro la vita non è facile, soprattutto per le donne che devono farsi carico di molte incombenze, familiari e non. Gli uomini se la passano meglio e molti passano le giornate ad oziare e a chiacchierare all’ombra di una tettoia o di un albero.

Di sicuro molti bianchi sono richiamati qui dal desiderio di una vita meno stressante, con ritmi più umani, vivendo un contatto con la natura che in patria spesso si è perso. Esiste però il rovescio della medaglia: la lentezza alla lunga può essere snervante, perché fa rima con inefficienza e disorganizzazione. Per qualsiasi cosa servono tempi lunghissimi. La gente vive un eterno presente senza preoccuparsi di ciò che sarà dopo: questo sul lavoro è penalizzante, perché è difficile fare programmi a lunga e media scadenza. Per non parlare poi della corruzione, endemica qui, come nella stragrande maggioranza dei paesi poveri. Del fatto che i bianchi son sempre visti come coloro che hanno di più, e quindi in qualche modo polli da spennare. Forse siamo tollerati, ma mai accettati fino in fondo. Siamo pur sempre stranieri. Per non parlare poi di tanti piccoli disagi ai quail poi si fa l’abitudine, come l’interruzione dell’energia elettrica ad esempio, anche se sembra che ora il problema sia risolto.

Alla fine la stragrande maggioranza di noi finisce per frequentare altri espatriati, perché il background e’ comune.

Resta il fatto che se tanti di noi han scelto di vivere qui,qualcosa di magico di sicuro c’è.

Annamaria a Zanzibar
Annamaria a Zanzibar

3) Qual’è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare nei 7 anni in Tanzania?

Le difficoltà di sicuro non son mancate.

Parlando in generale la peggiore è stata rimanere per tre mesi senza energia elettrica. Parlo di tutta l’isola!

Con le conseguenze che si possono ben immaginare: senza luce vuol dire senza acqua, vuol dire essere maggiormenti esposti a malattie come dissenterie, tifo, colera. Vuol dire avere problemi ad approvvigionarsi anche di tanti generi alimentari o carburante, vuol dire la carenza di tanti servizi, perché senza energia elettrica uffici,banche,scuole, funzionavano a singhiozzo.Per non parlare poi della sanità, già carente sotto tantissimi aspetti.

A livello personale è stata la fine del mio matrimonio con il conseguente divorzio.

Ogni separazione porta con se strascichi, è un lutto che richiede tempo per essere elaborato. Oltretutto in un paese diverso dal proprio e quindi con leggi completamente differenti, e di cultura islamica per giunta!

Le differenze culturali alla lunga minano la coppia, vorrei poter dire che può funzionare se c’è la volontà da  entrambe le parti, ma di fondo si parte da un’idea diversa della coppia e del matrimonio. Nel mio caso non ha funzionato.

Annamaria in Qatar
Annamaria in Qatar

5) Credi che vivere in Africa ti aiuti a mettere le cose in una prospettiva diversa?

Senza dubbio vivendo in Africa ti rendi conto che tante cose che dai per scontate in patria qui non lo sono affatto, come l’avere l’acqua, la luce, l’assistenza sanitaria, il cibo.Questo ti fa capire che solo una piccola parte di mondo è tanto fortunata da avere non solo il necessario, ma da potersi permettere anche il superfluo, usando le risorse del pianeta che dovrebbero essere per tutti e non solo appannaggio di pochi. Impari a dare il giusto  valore alle cose, come a tutti i momenti belli e meno belli della tua vita.

Il fatto di essere nata donna in un paese occidentale lo considero un privilegio, soprattutto per l’aver avuto accesso ad un grado superiore di istruzione, impensabile per la stragrande maggioranza delle donne in Africa.

Per aver avuto la possibilità di scegliere di essere libera ed indipendente e per quello che considero il regalo piu’ bello della vita:VIAGGIARE.

Lavorando con donne africane ho capito che son loro il motore dell’Africa e che da loro possono partire quei cambiamenti che possono rendere il loro un paese migliore. Ho visto in queste donne una gran forza e dignità.

Date loro un’istruzione, e saranno loro a rendere l’Africa piu’ forte.

5) Che cosa è cambiato dentro di te in questi 7 anni?

La vita cambia e ti cambia comunque: nulla è uguale ad un attimo fa ed amo pensare che la vita sia eterno mutamento, altrimenti sai che noia! Quando poi si vive lontano da casa, in un paese diverso dal proprio, per sopravvivere ci si adatta, si diventa inevitabilmente più forti, si impara a contare sulle proprie forze e a rialzarsi quando si cade.

Si impara ad essere solidali, perché sai che da quello dipende anche il tuo benessere.

E’ cambiata anche la mia idea dell’Africa: avevo una visione molto romantica del continente Africa,dovuta anche a tante letture che avevo fatto. L’Africa di Karen Blixen o Kuki  Galmann.

Ho dovuto fare i conti con la realtà dell’Africa. Che non è solo  grandi spazi, animali, savana, spiagge coralline a mari da sogno. L’Africa della cartoline per intendersi. Ho dovuto fare i conti con l’Africa povera, l’Africa delle ingiustizie, l’Africa della corruzione. Con I tanti volti dell’Africa. Amo dire che l’Africa o la ami o la odi. Non credo esistano mezze misure. Può essere amore a prima vista o odio profondo. L’Africa va capita ed alla fine accettata, come si fa con le persone. Non e’ una terra facile, ma può rappresentare la terra promessa, la terra della rinascita. Ci sono tanti fermenti e tanti talenti che meritano di essere scoperti  e coltivati. E’ una terra che può ancora offrire delle prospettive di crescita, personale e collettiva. Ma lo sforzo da parte di tutti dovrà essere grande.

viaggiare da soli in Africa

6) Nei  viaggi che scegli di fare nel tuo tempo libero ci sono spesso luoghi che generalmente si immagina pericolosi per una donna in solitaria, mi riferisco a Qatar, Oman e Sudafrica, cosa ccomuna questi paesi e cosa li differenzia?

Il mondo arabo esercita senza dubbio fascino e timore al tempo stesso.

Ho visitato il Qatar diverse volte, visto che il mio ex marito vive lì, quindi è stato un viaggio solitario solo in parte. Ma dal momento che lui lavorava me ne andavo quasi sempre in giro da sola. Non è un paese che ho avuto paura di visitare: è un paese proiettato nel futuro, con il più alto del mondo, ma anche con tradizioni arabe ben radicate. Qui, come del resto in Oman, ti senti molto sicura come donna in quanto le leggi sono molto severe  e nessuno si permetterebbe di farti del male.

E’ però molto importante il nostro comportamento e l’avere un abbigliamento consono al paese (ma questo penso valga in generale in qualsiasi paese si vada).

Di sicuro una donna che viaggia da sola è vista come un personaggio strano, ma ho visto donne del Qatar sole in aereo recarsi in Italia a fare shopping!

Mi è successo qualche volta in Qatar di essere scambiata per una donna di facili costumi, per il solo fatto di essere sola. L’importante comunque è far capire che si è persone serie ed il motivo per cui si visita il paese. Però non mi sono mai sentita in pericolo.

L’Oman, a differenza del Qatar, mi sembra un paese molto più ancorato al proprio passato e geloso delle proprie tradizioni, molto meno modernizzato intendo.

Un paese con un’anima ed una sua genuinità. Non ho avuto nessuna difficoltà a girare sola, anche spingendomi nell’interno, a Nizwa, dove gli uomini del Suk son stati tutti gentilissimi con me. Dal punto di vista paesaggistico l’Oman è molto bello, con le montagne che si incuneano nel mare. Paesaggi di grande suggestione. Diciamo che tra I due paesi la differenza che salta di più all’occhio è proprio la corsa versa la modernità verso cui si è lanciato il Qatar, e che non appartiene invece all’Oman, pur essendo questo un paese molto ricco e quindi con possibilita’ di grossi investimenti.

Il Sudafrica è un’altro paese bellissimo, e con una storia difficile. Ho visitato Cape Town e dintorni, quindi non posso dire di conoscere tutto il Sudafrica.

Nonostante l’apartheid  sia stato abolito, si avverte come le barriere razziali ancora sopravvivono ( basti pensare alle township dove vive la maggior parte dei neri) e come sia difficile superare un passato cosìdoloroso.

Quasi tutte le case hanno la recinzione con filo spinato e corrente elettrica, e tanti sono i cartelli con la scritta “risposta armata”. Evidentemente esiste un problema di sicurezza. Io però non mi son sentita realmente in pericolo, anche se evitavo di uscire la sera perché ovunque c’erano senza tetto, spesso drogati o ubriachi.

7) Cosa diresti a chi volesse viaggiare solo in questi luoghi? 

Io penso che il consiglio generale quando si viaggia soli è di partire informati, che vuol dire documentarsi sul paese che si intende visitare. Oggi grazie ad  internet ad ai vari forum di viaggi è possibile avere un sacco di informazioni anche da altri viaggiatori, e quindi non limitarsi  alla solita guida turistica. Di scegliere sempre una sistemazione centrale in modo da potersi muovere facilmente anche a piedi.Di solito le sistemazioni in downtown sono anche le più sicure, perché in zone centrali e trafficate. Di avere sempre un abbigliamento adeguato,soprattutto nei paesi arabi.

Di mostrarsi persone tranquille e sicure di se’. E poi di cercare per quel po’ che è possible di vivere il paese: mangiare local,usare mezzi pubblici.

Cercare di essere affabili e chiacchierare con la gente: rotto il ghiaccio iniziale son sempre curiosi di sapere chi sei.

Di metter da parte la paura, ma anche di essere sempre consapevoli dei rischi che si corrono.

Ma questo vale anche a casa propria.

BUON VIAGGIO A TUTTI!

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