Riccardo: viaggiare e lavorare come Clown per far sorridere il mondo
Riccardo Forneris, un attore clown, ho la passione per il tragicomico, il blues e la pizza.
Ho vissuto a Torino, Parigi e Barcellona. Ogni tanto sono tornato a Bosconero, il mio paesino di origine, per portare il mio lavoro e tenere forte il contatto con le mie radici.
1. Cosa ti ha spinto davvero a fare questo grande passo? Ricordi il giorno in cui è accaduto?
Ho deciso di viaggiare un giorno di giugno 2022. La mia vita era molto stimolante, sia in campo professionale che nelle amicizie e nella famiglia. Però erano mesi che mi sentivo molto solo. Una solitudine più interna che realmente effettiva. Non avendo una compagna e dei figli è stato abbastanza facile prendere la decisione. Ricordo ancora il momento esatto in cui lo capii con la pancia e non ancora razionalmente. Stavo guardando una serie animata su Netflix, Bojack the Horseman. In una puntata lui si ritrova fuori città depresso e quando vede correre dei cavalli selvaggi nel deserto si rende conto che vuole partire. Quella scena mi commosse e sentii un desiderio di partire più fisico che mentale. Una sensazione molto simile alla felicità ma più esplosiva, più luminosa.
Poi qualche giorno dopo mentre parlavo al telefono con una mia amica su cosa avrei dovuto fare della mia vita, lei mi disse che sentiva la mia voce cambiare quando parlavo di una probabile partenza. Allora decisi che di lì a pochi mesi sarei partito. Esattamente il 19 novembre, il giorno del mio compleanno, senza volerlo.
2. Quale è il tuo rapporto con il modo del clown? Lo eri già prima di partire?
Il clown è per me una ricerca di vita. È un’ attitudine che ho fin da bambino. Ricordo che avevo 10 anni circa quando vidi un artista di strada nella fiera del mio paesino, ne rimasi talmente affascinato che restai a guardarlo seduto sul marciapiede per due giorni di fila. Ad un certo punto l’artista mi chiamava per aiutarlo durante lo spettacolo!
Ma poi per anni me ne dimenticai. A 23 anni, mentre vivevo e studiavo a Torino trovai un lavoretto strano. Dovevo vendere libri di cucina alle pensiline degli autobus vestito da cuoco. Per attirare l’attenzione iniziai a giocare con la gente portando musica ed oggetti. Un giorno una collega mi notò e mi disse ridendo ”lo sai che sei un clown?” Io non capivo ma dopo poche settimane andai in scena in un cabaret di una scuola di teatro insieme a lei. Da quel momento in poi scoprii il mondo del clown, anzi l’universo del clown con tutte le sue sfaccettature, difetti e potenzialità. Me ne innamorai.
3. Cosa vuol dire nella pratica viaggiare facendo il clown?
Viaggiare con il clown per me in questo momento significa portare con me uno strumento per poter entrare in contatto con gli altri. Porto con me un piccolo spettacolo che posso adattare in situazioni di teatro, strada, servizi sociali e serate di cabaret. Questo mi permette di far conoscere il mio lavoro, guadagnare qualche soldo e in un certo senso aiutare le persone nel quotidiano provando a portare un po’ di gioco e leggerezza. Mi sono anche reso conto che sto facendo conoscere questa maschera alle persone che la conoscono poco. Per esempio mi è capitato di fare un workshop che ha portato i partecipanti a mettersi in gioco ed entrare in un attitudine anche profonda attraverso il clown.
Per quanto riguarda invece la mia questione personale ho voluto dedicare questo viaggio al mio modo di vedere il clown nella società. Al di là del lavoro, avevo bisogno di sorprendermi nel quotidiano e mi piace poter condividere questa sorpresa con gli altri, tracciando un percorso invisibile di ciò che mi accade. Ovviamente le difficoltà del viaggiare on the road sono sempre dietro l’angolo, ma affrontarle porta poi a poter godere delle piccole e grandi cose positive che accadono. Proprio come il clown quando cade e poi si rialza. Grazie alle difficoltà si arriva alle stelle.
4. Che realtà / persone si avvicinano e si coinvolgono viaggiando in questo modo?
Incontro amici e amici di amici. Soprattutto artisti o gente che ho conosciuto quando vivevo in Spagna o in Francia. Incontro anche molti viaggiatori, nomadi digitali, turisti, persone che emigrano per cercare fortuna o cambiare vita. Con il clown poi mi capita di conoscere anche famiglie o persone autoctone!
Attiro gente di tutti i tipi soprattutto gente curiosa o incline all’umorismo.
5. Ci spieghi a grandi linee il tuo progetto?
Blue Clown Highway è un modo di viaggiare creativo. La mia collaboratrice Minimà che si occupa di molte cose inerenti al web, ha creato il nostro sito dove traccia le tappe più significative del mio viaggio in una mappa dell’Europa tutta blu. Ogni tappa viene poi disegnata Da Minimà secondo i miei racconti e aneddoti. I luoghi li traccio anche fisicamente incollando un adesivo con un QR code che porta direttamente sul sito. Così facendo sto tracciando il mio viaggio in base ai luoghi, alle persone o alle situazioni che mi soprendono.
Un modo per dare un significato al viaggio e condividerlo con gli altri anche da lontano. Chiaramente può anche essere interessante seguirmi non solo per vedere le mie avventure ma anche per conoscere luoghi particolari soprattutto seguendo i miei social dove metto anche foto e video. Spero sempre di ispirare quelli che mi seguono, rendendoli partecipi di ciò che mi accade.
Nel sito è anche attivo un crowfunding per chi vuole sostenere il progetto. In questo modo mi sento più tranquillo per continuare il viaggio in base a gli imprevisti ma anche per sostenere tutto il materiale e le idee che sto raccogliendo per restituire al pubblico qualcosa al mio ritorno. Una di queste idee è quella di montare un documentario.
6. Domanda che ti vorrebbero fare tutti: ma a fare il clown si guadagna tanto da viverci?
Il clown come l’arte in generale è difficile inquadrarla. Certamente è un arte molto adattabile. Un clown può lavorare nel sociale, per le fasce deboli, a teatro, nel circo contemporaneo, per una comunità di persone, nei cabaret, nel circo tradizionale, come clown dottore, nei festival di strada, nelle scuole e ancora tanto altro. Ognuno lo fa a suo modo. A me piace cambiare spesso e investigare a fondo questo linguaggio. Con questo lavoro non diventi ricco, forse, ma si può vivere. Sicuramente si guadagna in amici, colleghi, risate del pubblico, amore e tanto altro. Ogni tanto però i soldi possono andare in Malox! Non è sempre facile. È una ricerca psico fisica, il naso rosso è una maschera che apre a te stesso.
7. In che modo stai viaggiando? Quanto pensi che durerà questo viaggio?
Viaggio in macchina con un fiat Qubo GPL con dentro un letto apribile. Cerco di dormire il più possibile in situazioni di Workaway, worldpackers, a casa di amici e di amici di amici.
Ma a volte per questioni di tempo, di stanchezza o di voglia di stare solo, scelgo di dormire in macchina.
Sono partito con la voglia di stare molto in movimento e cambiare colori ogni giorno. Vedere tanti luoghi differenti. Quindi mi sono messo una regola che è quella di non restare in un luogo specifico più di due settimane. Uscire dalla propria pigrizia aiuta a trovare regali inaspettati. Mi piacerebbe tonrare per il prossimo novembre compiendo così un anno giusto di viaggio. Ma non voglio darmi una data troppo predefinita. Ho degli obiettivi dove vorrei arrivare, ma tra questi improvviso molto. Però non vi spoilero i miei desideri. Alcune cose vanno tenute segrete. Una cosa divertente a volte è far decidere la prossima tappa con un sondaggio a chi mi segue nei social!
8. In che modo possiamo seguirti e supportarti?
Potete seguirmi sul sito del mio viaggio www.blueclownhighway. eu è un blog grafico con i disegni di Ludovica Giacomini Corponi detta Minimà, alcuni miei pensieri legati alle tappe e il percorso di viaggio. Qui puoi trovare anche l’accesso al crowfunding. Se vuoi sostenere il mio viaggio con qualsiasi cifra riceverai una cartolina con dedica personalizzata direttamente da una delle mie tappe! Come si faceva nelle vacanze negli anni 90!