Lavorare viaggiando senza essere digitali, solo nomadi!
[box style=’info’]Javi Mastroberardino, argentino della bella città di Rosario – dato che tuttavia devo ancora confermare personalmente -, è un infaticabile viaggiatore solitario che non teme né le barriere linguistiche né gli oscuri bar del Cairo. El Bocha, o León, è appena rientrato a casa dopo aver trascorso un anno viaggiando in lungo e in largo attraverso il continente americano. Assieme abbiamo parlato di nazioni, ma pure di aneddoti divertenti, persone speciali e viaggi al limite del…legale.[/box]
1. Riassumi brevemente il tuo curriculum di viaggio. Quando hai iniziato, dove e quante nazioni hai visitato.
Ho cominciato a viaggiare nel 2009 e da allora non mi sono più fermato. Sono partito per la costa atlantica, a Villa Gesell (Argentina), per fare la stagione e mettere in pratica una mia idea: lavorare viaggiando per poi andare avanti a viaggiare. Lì ho trascorso tre estati meravigliose. Nel 2010, sono stato tre mesi in Europa, conoscendo paesi stupendi come l’Italia, la Grecia, l’Austria, la Germania, l’Olanda, la Francia e la Spagna. Non contento, ho fatto un salto dall’altra parte del Mediterraneo per scoprire l’incredibile città del Cairo, in Egitto. Da qualche mese sono rientrato da un anno di viaggio nel quale ho visto in lungo e in largo l’America Latina: dal Messico all’Argentina, passando da Cuba, Belize, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Ecuador e Perù.
Allora, sarebbero ventuno nazioni inclusa la mia, l’Argentina.
2. Tu e io sappiamo per esperienza che viaggiare non sempre è sinonimo di vacanze, vero? Oltre a raccogliere noci di cocco nelle spiagge colombiane, che altre esperienze di “lavoro in viaggio” hai?
(Ride) che belle storia ci ha regalo il Parco Tayrona! Non ho avuto altre esperienze di quel tipo, ma ho lavorato per un periodo in due posti meravigliosi nei caraibi messicani. Prima, nel paesino di Tulum ho avuto la fortuna di conoscere il Papaya Playa Project, un hotel molto snob in riva al oceano turchese. Un luogo dove ho lasciato grandi storie e bellissime amicizie. In ogni caso, i migliori aneddoti li ho vissuti nel altro locale dove ho lavorato a Tulum, il Cocktail Bar MINT. Quello sembrava più che altro un team di calcio che un bar, e noi eravamo senza dubbio i Messi dei cocktail e le birre.
3. In Messico, e negli altri viaggi, avrai conosciuto un casino di gente proveniente da tutto il mondo, c’è n’è una che ti ha segnato particolarmente?
Quando arrivai a Salou (Spagna) conobbi un gran tipo che non solo mi ospitò in casa sua, ma che mi servì un’infinità di cocktail al bancone dell’ostello dove lavorava: il mio gran amico Pep Martí, catalano fino al midollo.
Casualità o destino? Quasi due anni più tardi, la crisi europea lo invitò ad avventurarsi per altre coste e decise così di istallarsi nei caraibi messicani, a Playa del Carmen, dove mi ricevette ancora una volta. Casa sua, proprio come l’ostello della prima volta, era ancora un luogo dove tutti avevano un letto –o nel mio caso, un’amaca -. Il Pep (o Pepín, come mi piace chiamarlo), dopo essersi stancato della vita superficiale e consumista che ostenta Playa del Carmen, finì per trasferirsi a casa mia a Tulum, dove trascorremmo alcuni mesi fantastici.
Conoscere il Pep mi ha insegnato che il viaggio ti dà la possibilità di condividere esperienze con persone che – indipendentemente dalla cultura, l’età o la lingua – ti lasciano un segno indelebile.
4. In Europa ti sarai sicuramente confrontato spesso con il problema della lingua. Come te le sbrigavi?
Attitudine! Questa è la miglior via per affrontare qualsiasi barriera. Mi sono stancato di ascoltare sempre la solita cantilena: “Vai in Europa e non parli inglese?” Che ingenui! (ride) Questo non è che il commento di quelli che non hanno mai sperimentato sulla propria pelle la vera avventura, senza dare troppa importanza alla lingua ma facendo caso solo all’istinto. Io me la cavo facendo domande, sempre pronto a imparare. Senz’ombra di dubbio, l’asse nella manica è non avere mai paura di fare domande.
5. Nonostante il tuo ottimismo, la barriera linguistica limita sicuramente la comunicazione. Pensi che questo possa influenzare negativamente un viaggio?
Ovviamente conoscere la lingua del posto facilita la vita in molte situazioni; detto questo, non penso che in caso contrario questo possa impedirti di goderti al massimo l’avventura.
6. So che sei fanatico di calcio, hai magari qualche aneddoto divertente legato a questo sport che hai vissuto in viaggio?
Ne ho diversi, ma la migliore l’ho vissuta in Egitto. In diversi mi dicevano di fare attenzione al Cairo, ma io ero deciso a vedere la città di notte. Andando incontro all’unica luce della via in cui mi trovavo arrivai alla porta di un bar. Una quarantina di uomini seduti come in uno stadio stavano guardando una partita di calcio, fumando dal narghilè e gridando in direzione di una piccola televisione. Al bancone, un cameriere che parlava spagnolo mi presentò Bassem, un egiziano che subito m’invitò a fumare e a bere te (cercai di ordinare una birra, ma mi dissero che erano mussulmani e che quindi non vendevano alcol).
Appena finita la partita, successe una cosa divertentissima. Bassem e i suoi amici tirarono fuori da sotto le sedie un computer e un paio di joystick della Play Station. Tutti volevano giocare contro di me, ma quando inizia a vincere qualche sfida alcuni degli amici se la presero… e per poco ci scappa la rissa. Sia quel che sia, ho vissuto un’esperienza calcistica surreale dove meno me lo sarei aspettato, e tutto grazie al fatto di essermi lasciato guidare dall’istinto avventuriero.
7. Qual è il posto più incredibile che abbia visto nella tua vita? Cos’hai provato?
Le piramidi di Giza al Cairo sono sicuramente il posto più incredibile che abbia mai visitato. Stai camminando e di colpo inizi a scorgere all’orizzonte due enormi piramidi che sovrastano il resto degli edifici. Non puoi che rimanere a bocca aperta! Quando t’avvicini hai il deserto tutt’attorno, cosa che non aiuta a farsi un’idea delle dimensioni. Finora non ho visto niente che possa competere con lo spettacolo delle piramidi di Giza.
8. Couchsurfing, ostello o hotel? E, perché?
Couch! Couch! Couch! Perché ti da la possibilità di conoscere veramente la città che stai visitando, inoltre, chi meglio di un locale per farti vivere l’essenza di un luogo. Conosci posti nascosti agli occhi del turista e in dove le agenzie di viaggio non ti mandano. Couchsurfing è pure una maniera economica di viaggiare, e questo è giusto non dimenticarlo. Ma soprattutto mangi, bevi, balli, ridi immerso nelle storie di quelli che vivono quotidianamente la città.
9. Credi che viaggiare sia solo per giovani e che portare avanti una vita itinerante abbia una data di scadenza?
Assolutamente no! È un’avventura che non ha età. Evidentemente, ogni viaggio si adatta sempre all’età, le energie e la voglia del viaggiatore. Personalmente, credo che il viaggiare sia una scuola di vita che ha sempre le porte aperte: prima inizia a seguire le lezioni, migliore sarà la tua pagella finale.
10. L’errore più grande che hai commesso in una dei tuoi viaggi è stato…
Bella domanda! Senz’altro quando sono entrato a Cuba con due valige enormi piene di vestiti, in cambio del biglietto d’aereo. I miei amici mi considereranno sempre un disgraziato per averlo fatto, ma tutto filò liscio. Chi direbbe di no a un viaggio offerto nella terra d’adozione del Che (che, tra l’altro, è nato a Rosario, la mia città, e era tifoso della mia squadra di calcio). Capirei quelli che si tirerebbero indietro non sapendo con certezza quello che stanno trasportando. Sia quel che sia, io l’ho fatto e lo posso raccontare felice e contento dopo aver percorso quasi tutta l’isola in due settimane. Anche se quando ripenso al momento in cui ho passato i controlli della dogana a L’Avana mi vengono ancora i brividi…
Che temerari questi viaggiatori argentini.A breve anch’io pubblichero’ un’intervista di un ragazzo che,strana concidenza,e’ argentino di Rosario e che ‘ in viaggio da 4 anni.Ho avuto la fortuna di ospitarlo a casa mia
Gli argentini sono italiani che parlano spagnolo, praticamente quasi perfetti!
Ciao, ottima esperienza e scelta di vita. L’unica cosa che nn ho tanto capito é come di fa ad avere risorse economiche sufficienti x questi viaggi. Solo lavorando sporadicamente in qualche bar?
Non sporadicamente, cicilicamente. Lavora poi viaggia, poi lavora. nn fa una grinza