Braccialetti di Viaggio
Mentre ero a Dublino un ragazzo mi si avvicina e mi dice: “ma non senti un peso alle braccia quando cammini?” io l’ho guardato come fosse uno psicopatico poi mi sono guardata i polsi e ho capito: ho 12 braccialetti ai polsi e 2 alle caviglie, effettivamente danno nell’occhio!
Così ho sorriso, lui mi ha detto “sono ricordi di viaggio?” – Si- “dovresti scriverci un post!” .. ed eccolo qui.
Quando ero adolescente andavo coperta di braccialetti africani e collanine, in quantità imbarazzante, poi ho imparato a toglierli, ma nella mia “seconda vita” le mie pulsioni autentiche sono casualmente (o non casualmente) riemerse!
In effetti i miei braccialetti non sono solo i ricordi di viaggio, ma rappresentano la mia “schizzofrenicità” nel senso di divisione non di patologia, sono un mix tra luoghi ed affetti collezionati nel tempo; simboli selvaggi e borghesi, che legano i miei polsi come delle catene, forse perché non riesco a separami da nessuno dei due aspetti.
Diciamo che i racconti dei miei braccialetti “griffati” fatti da amici e parenti per laurea o compleanni non è molto interessante, ha solo un significato emotivo per me, ma i bracciali di viaggio rappresentano la storia dei miei ultimi due anni, ossia la mia “seconda vita”.
E’ iniziato tutto in Bolivia nel ottobre 2011, ero già in Sudamerica da un mese, ma la Bolivia per me ha rappresentato il vero salto di qualità, la vera sfida. Un luogo difficile, inospitale (climaticamente) con una brutta reputazione, che mi ha dato tanto, mi ha aperto il cuore e mi ha fatto capire che era quello ciò che cercavo nei viaggi. Era un sabato pomeriggio, ero a La Paz, facevo shopping e ad un certo punto vedo delle vecchiette che vendono tutti questi braccialetti colorati fatti a mano, decido di comprarne uno per dare loro dei soldi, ma più camminavo e più ne vedevo di belli, così ne ho comprati 3 in una botta sola! Li ho indossati e sono uscita, a cena, con G. un ragazzo francese con il quale viaggiavo da un po’, per caso quella sera i nostri amici non ci hanno raggiunto e siamo rimasti noi due… a camminare per le strade della città deserta fino alle 4 del mattino (il racconto lo trovate qui). Da lì è nato tutto, o direi forse solo qualcosa, diciamo che in tutti i viaggi che ho fatto fino ad oggi è stata per me la persona più importante, quella che mi ha ispirato tantissime scelte della mia vita, i luoghi in cui sarei andata dopo, il mio approccio alle persone in viaggio, alla strada e forse anche a quello che ora è il mio lavoro. Abbiamo continuato a viaggiare e a stare in contatto per un anno, poi lui è tornato a Parigi, io ho preso un aereo e sono andata da lui per scoprire se c’era ancora quell’energia tra noi. La notte prima di prendere l’aereo, mentre parcheggiavo la macchina, uno dei braccialetti che avevo comprato quel sabato è caduto, l’ho raccolto e ho capito che sarebbe finito tutto presto, per farla breve così è stato, anche se non è stato poi così breve e indolore (il braccialetto è ancora in quella borsa da circa un anno).
Così ho iniziato a collezionare braccialetti di ogni paese del Sudamerica, paesi nei quali trascorrevo almeno un mese della mia vita, li ho comprati tutti in luoghi particolari, cercando di aiutare giovani donne o bambini.
Quest’anno sono andata verso est, non so perché, ma invece di aggiungere braccialetti alle mie mani li aggiunti alle mie caviglie, erano monili sonanti, come se dovessi annunciare il mio arrivo, volevo essere sicura che in ogni posto io fossi la gente poetesse essere preparata al mio arrivo.
Tre giorni prima di ritornare a Roma ero ad Hong Kong, sono andata al mercato delle giade, centinaia di venditori di oggetti senza alcun valore, ma ad un certo punto un ragazzo mi ha chiamato, ha attirato la mia attenzione, aveva un sorriso calmo, rassicurante, continuava ad indicarmi un bracciale portafortuna con piccoli ciondoli rotondi, ho deciso di comprarlo, per farlo contento e ricordarmi quella sensazione. Esattamente un ora e mezzo dopo, mentre ero a farmi massaggiare i piedi una foto su Instagram ha ridotto in mille inutili pezzettini tutta la stima e l’affetto che avevo per una persona che ritenevo importante in Italia, purtroppo questo avvenimento ha marcato il mio viaggio ad Hong Kong, per quanto provi a dividere le cose non posso separare il viaggio dalla delusione provata quella notte. Nei giorni successivi ho ripensato molto al mio braccialetto di giada, a quando invece di portarmi fortuna mi ha portato un forte dolore, poi per fortuna i giorni portano chiarezza nella tua mente e ho capito una cosa che spero non esca mai dalla mia vita:
Fortuna non è solo incontrare la persona giusta, ma anche allontanare dalla tua vita quella sbagliata!
Continuerò a portare i miei polsi pieni di fili di cotone colorati, non importa se non sono “professionali” o adatti ad una donna di 33 anni, ma ogni giorno mi ricordano le persone che amo, le sfide che ho raggiunto e chi ho dovuto eliminare dalla mia vita. Per quanto il mio lavoro sia completamente 2.0, la mia vita e le mie emozioni non lo sono e non lo saranno mai, i miei bracciali mi ricordano che se non sei reale, autentico e sui miei polsi, non sarai neanche più nel mio cuore. A questo servono i souvenirs, a ricordarti i luoghi e anche i passi importanti della tua vita, ognuno di esso rappresenta un “ancoraggio” importante, può darci forza, allegria speranza, ma finché ci darà qualcosa è giusto conservarlo nel luogo più vicino a noi.
Io ti capisco perfettamente!
Adoro i braccialetti ed ognuno di essi ha un significato ben preciso spesso legato al viaggio, come un tatuaggio.
Quando uno si consuma e di conseguenza si spezza dopo anni di inseparabile convivenza, è un momento davvero triste ma non lo butto (qualcuno dice che porta sfortuna) perché mi sembra di gettare un compagno di viaggio inseparabile.
Complimenti!