Carla Perrotti, la signora dei deserti
Carla Perrotti, la signora dei deserti, ha percorso i deserti di tutto il mondo a piedi in solitaria. Autrice di bellissimi libri, tra cui il suo ultimo progetto: Lo sguardo oltre le dune, che è anche disponibile come audiolibro.
1. Cosa trovi nei deserti che non ti danno altri luoghi?
Grande serenità ed equilibrio interiore: il deserto mi fa sentire protetta. E poi la magia del silenzio che solo lì si sente davvero.
2. Quale è stato il tuo primo approccio al deserto?
Nel ’91 quando ho attraversato con la carovana del sale il Tenèrè in Niger. Ma lo avevo già incontrato qualche anno prima però mai da sola.
3. Quale è il rapporto mente corpo quando si attraversa un deserto?
Perfetto. Si impara a conoscere e ad ascoltare il proprio corpo e la mente si libera da tutti i condizionamenti che ci accompagnano nel quotidiano. Un grande senso di benessere, dentro e fuori.
4. Parlando di aspetti pratici, come organizzi il tuo viaggio? Porti tutto il necessario con te fin dall’inizio, come fai con l’acqua?
L’acqua è l’unica cosa che non posso portare se non in quantità limitate. Se non la trovo lungo il percorso, il team di supporto predispone dei rifornimenti che trovo grazie al GPS. Il resto del materiale viaggia con me nello zaino che porto sulle spalle e che arriva fino a 25 chili di peso.
5. Quale è stata la tua esplorazione più lunga?
Quella nel deserto del Taklimakan in Cina, 24 giorni di completa solitudine.
6. Quale è secondo te il deserto più difficile?
Il Simpson Desert in Australia che ha chiuso il ciclo “un deserto per continente”. Clima terribile (-4 di notte +50 di giorno) mosche di giorno e zanzare la notte. Privo d’acqua. Ogni sera dovevo trovare il rifornimento per andare avanti. E poi una notte di temporale con pioggia e saette che scaricavano vicino alla tenda completamente allagata: ero isolata dal mondo, anche il telefono satellitare non funzionava più.
7. Quando inizi veramente ad ascoltare te stesso, credi che ci sia bisogno di un tempo, prima di andare oltre tutte le proprie zone di confort?
I tempi devono essere brevi per non soffrire troppo, 2-3 giorni al massimo poi decidi se continuare o rinunciare.
8. Prima di partire come ti prepari?
Sono seguita da un preparatore atletico Franco Nava, con il quale mi alleno quotidianamente in palestra con le macchine e correndo all’aperto. Sono circa sei mesi di lavoro intenso con lo stesso materiale che uso nella traversata. Il dott. Arsenio Veiscsteinas e la sua equipe di Medicina dello Sport si occupano invece dei test medici prima e dopo l’impresa.
9. Bisogna solo preparare il corpo o anche la mente?
La mente deve essere predisposta, ma il lavoro grande si fa direttamente nel deserto: difficile capire prima quali saranno le difficoltà da affrontare.
10. Quale è l’aspetto più difficile e quello che ti piace di più di ogni impresa?
L’organizzazione del viaggio e lo studio del materiale fornito dagli sponsor è molto impegnativo: Ferrino, La Roche Posay e tutti coloro che mi forniscono le attrezzature necessarie oltre all’alimentazione a base di integratori, l’unica che posso usare per motivi di peso, lavorano con me per quasi due anni. Il momento più bello invece è quando parto e mi lascio alle spalle la frenesìa dei preparativi: finalmente da sola con il Deserto!
Dal 2009 ho deciso di condividere le mie esperienze accompagnando persone comuni a conoscere il Deserto in maniera confortevole e protetta. Organizzo viaggi chiamati Desert Therapy nei quali guido i partecipanti lungo percorsi semplici, meravigliosi e molto suggestivi, con cuoco e cammelli al seguito, per condividere con loro le emozioni che solo questo luogo sa donare. E ogni volta la sorpresa si rinnova, infatti molti continuano a ritornare nel Deserto: come me non possono più farne a meno. In agosto tornerò in Bolivia, sul Salar de Uyuni, teatro della mia seconda impresa. Un luogo dalla bellezza impressionante. In ottobre invece di nuovo nel Deserto Bianco in Egitto e poi in Marocco, due itinerari molto diversi ma entrambi incantevoli. E ogni volta la magia si rinnova.
Ciao , che bel racconto , io che amo il deserto provo ammirazione e invidia per la sig.ra Carla, ahimè ho visto solo un poco di Sahara marocchino ( erg chebbi).
Complimenti
Pasquale