Cent’anni di Solitudine di Gabirel Garcia Marquez

Cent’Anni di Solitudine

di Gabriel García Márquez

edito da Mondadori

Il mio viaggio preferito è senza dubbio quello che mi ha portato a Macondo.

A Macondo ci puoi andare quando ti pare, non hai bisogno di prendere aerei né treni né altri mezzi di locomozione. Non hai bisogno di prenotare, non devi prendere ferie, non devi neanche fare la valigia. Prendi e vai, senza avvisare nessuno. A Macondo è sempre tutto diverso da come lo hai lasciato, ma se cerchi bene trovi ciò di cui hai nostalgia. Trovi tutti gli Aureliani che esistono e anche la polvere di fata.

Non è possibile, la polvere di fata non esiste! Certo che non esiste, neanche Macondo esiste ma se sei abbastanza forte può essere in ogni dove.

Macondo può essere il posto più bello del mondo e anche il più buio e angosciante.

Macondo è sempre a portata di mano, basta allungare il braccio per toccarne la terra umida e sentire svolazzare le farfalle gialle dei sonnambuli. Eppure non è così semplice coglierne il senso. Devi essere libero per trovare Macondo, o almeno lo devi essere per renderti conto di averlo trovato. Macondo esiste per tutti ma si palesa a pochi. Macondo è gratis ma bisogna vendere se stessi per trovarlo. Ma vendersi a chi? Alla vita. Non bisogna vendere il proprio corpo e neanche la propria anima al diavolo ma bisogna essere in grado di accettare se stessi. Di mettersi davanti allo specchio e di dire:”ecco questa sono io, sono così e ne ho diritto.” Macondo è quel posto dove 17 fratelli illegittimi si chiamano come i sette nani, cioè si distinguono in base alle proprie caratteristiche, Aureliano Arcaya, Aureliano triste, Aureliano Amador.

Cent'anni di solitudineA Macondo scoprirai il ghiaccio! Ma io il ghiaccio lo conosco già. Lo conosci certo, ma non lo hai scoperto. Quando e se arriverai a Macondo capirai che è delle cose più semplici che bisogna riuscire ancora a meravigliarsi.

Macondo è per i sognatori, ma solo per quelli che hanno i piedi ben piantati per terra. Macondo non è l’isola che non c’è, dove vanno tutti i perduti, Macondo è un rifugio in cui può rifugiarsi solo chi conosce la strada del ritorno, chi ha studiato abbastanza da decifrare le pergamene dello zingaro Melquiades.

“Cercare è proprio dell’uomo, dell’essere umano di ogni ordine e grado. Nella miniera di ciò che si cerca scavano tutti gli infelici” così scrivevano a proposito di Gabriel Garcia Marquez, colui che, con il libro “Cent’anni di solitudine”, ha battezzato col nome di Macondo il rifugio dell’essere.

A mio avviso è proprio questa frase che descrive il senso di Macondo. E’ solo nella miniera di ciò che si cerca che si trovano risposte ma è solo l’infelicità che ti spinge a cercare lì dentro. L’infelicità non significa essere tristi, l’infelicità significa sapere che bisogna cercare, ma senza sapere cosa.

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Autore

  • Manuelita

    Mi chiamo Manuelita, ho circa 30 anni, sono napoletana e mi piace scrivere di tutto, tranne che di me...quindi ricorro al più classico dei classici "odi et amo". AMO: viaggiare, leggere, scrivere,fare collage, il mare + canoa, ma anche la pioggia + piumone (che senza proprio non ha senso). ODIO: la scemità, le feste comandate e i parrucchieri (ma forse odio solo i miei capelli).

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