Choeung Ek – The Killing Fields- I campi di Sterminio di Phnom Penh – Cambogia
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La maggior parte delle persone che ho incontrato alle quali ho detto che andavo in Cambogia, aveva un immagine così romantica del paese da lasciarmi a bocca aperta: Angor, il Mekong, popoli che sorridono, immense risaie, è mai possibile che a nessuno venisse in mente che è uno dei paesi più devastato del secolo scorso? Ammazzare il 25% di una popolazione in poco più di tre anni è una cosa da brividi e il fatto che siano proprio i tuoi “fratelli” a farlo dovrebbe porci tanti interrogativi su quanto l’essere umano sia molto più pericoloso dello squalo bianco!!
Phnom Penh, la capitale della Cambogia, è una città che offre davvero poco come bellezze architettoniche, un piccolo palazzo reale, qualche templio con buddah di varie dimensioni, ma che ti permette di catapultarti subito nella cattiveria e terrore dell’epoca dei Khmer Rouge.
Ci sono due tappe che consiglio a tutti, anche se pensate che sia troppo, anche se vi toglierà il sonno, perchè viaggiare è capire e consocere, nn solo fare foto ai tramonti: Choeung Ek – The Killing Fields, ossia il campo di sterminio più grande della Cambogia e Tuol Sleng la prigione principale del paese.
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Ritengo che siano così importanti che ognuno necessita di un articolo a se.
Visitare Choeung Ek – The Killing Fields- I campi di Sterminio di Phnom Penh
Si arriva facilmente con un tuk tuk, è a circa 20 minuti dal centro città, l’ingesso costa 6$ e prevedere un audio guida che rappresenta il 90% della visita. Già, perchè del campo di sterminio non è rimasto quasi ninente, tranne le fosse comuni, qualche mucchio di vesiti e 17.000 teschi raccolti nello stupa commemorativo.
In questo luogo le persone non venivano deportate per lavorare, ma solo per essere brutalmente uccise, un’anticamera per la morte, morte senza senso e senza colpa, solo frutto di un delirio di un uomo.
Si stima che nel campo di sterminio Choeung Ek siano state uccise più di 17.000 persone, circa 300 al giorno nell’ultimo anno. Ci sono talmente tanti resti che ogni volta che piove il terreno fa emergere ricordi orrendi che i guardiani ammucchiano in teche di vetro.
Nel video che potete vedere di sotto racconto i luoghi di questa tragedia, nell’audioguida c’è anche una parte di racconti di supestiti, forse la parte più da brividi di questo percorso. mentre lo ascoltavo sotto un albero, mi sono accorta che le persone che sono sopravvissute a questa sciagura avevano tutti una cosa in comune: la speranza. Sembra una banalità, ma tutti dicevano che “non volevano morire per mano di Pol Pot” e alla fine ci sono riusciti. Con la speranza e l’illusione che qualcosa di simile non accada di nuovo (anche se già sta accadendo in molti luoghi dell’Africa) vi consiglio di guardare il mio video e lasciarmi il vostro commento.
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