Come affrontare il ritorno dal viaggio.
Una nota pubblicità di crociere faceva vedere una signora che una volta di ritorno dal viaggio, piangeva perché le mancava la crociera, oltre che essere stata una scelta di marketing molto azzeccata, credo che rappresenti un punto di vista spesso trascurato.
Il ritorno è parte del viaggio, nel ritorno sia elabora il vissuto, l’esperienza si sedimenta in ricordo e il ricordo ha un grande impatto emotivo, spesso più forte dell’esperienza live. Molte persone che viaggiano per lunghi periodi hanno una grossa difficoltà al riadattarsi al loro rientro nella vita quotidiana, si sentono spaesati, incompresi, non riescono a riadattarsi ai ritmi e soprattutto spesso hanno una forte sensazione di frustrazione. Quasi sempre questa sensazione viene sottovalutata e viene negata a se stessi, ossia la si etichetta con una valenza negativa e la si ceca di zittire e soffocare e soprattutto difficilmente si condivide con gli altri. Il ritorno archetipicamente ha sempre una rappresentazione di morte e di cambiamento. Vi ricordate quando eravate piccoli e tornavate dalle villeggiature estive? C’era sempre la tristezza la malinconia degli ombrelloni che si chiudevano (o come direbbero i Righeira in un anno che se ne va) ma dopo poco subentrava l’euforia, l’eccitazione per il nuovo anno che stava per iniziare. Un processo simile avviene con il viaggio, c’è la “morte” della fine dell’esperienza e la ricarica per riprendere la quotidianità. Il viaggio è un momento in cui si lascia correre il pensiero laterale, quello creativo, è per questo motivo per cui in viaggio spesso vengono delle belle idee da mettere in pratica al ritorno o quanto meno dei buoni proposti. Spessi sottovalutiamo che al ritorno da un lungo viaggio in realtà abbiamo anche più strumenti personali per portare avanti una nuova sfida, perché ne siamo appena usciti da una bella grande.
Il viaggio in solitaria è come un continuo processo di crescita e consapevolezza, ci si mette alla prova, sia fisicamente che mentalmente, si imparano tantissime cose nuove, si affrontano difficoltà e si prendono decisioni. Tutto autonomamente e contando solo su se stessi, la possibilità di sbagliare e le conseguenze ci coinvolgono al 100%, questo non può far altro che renderci più forti e darci più fiducia in noi stessi. Una volta tornati a casa, quasi tutti riprendono la propria vita di sempre, rientrano nelle solite dinamiche, sono coinvolti dalle paure e dalle debolezze di sempre, senza capire che ora si hanno più strumenti per affrontare la vita. Quando si parte per un lungo periodo in solitaria, non si ritorna mai la stessa persona che si è partiti, ma bisogna imparare a prenderne consapevolezza.
Come valutare cosa si impara in un viaggio?
Sembrerà banale, ma basta dedicare del tempo per fare un’analisi del viaggio. Sia durante che al ritorno e bene analizzare quello che si è vissuto, ricordarsi dei sorrisi della gente, degli incontri inaspettati, di tutte le volte che qualcosa ci ha emozionato, di tutte le volte che qualcuno ci ha emozionato, dei bus persi, di quelli presi all’ultimo minuto, delle scelte sbagliate e dei colpi di genio. Sarebbe meglio annotarli, declinare per ogni evento importante quali sono gli elementi importanti che abbiamo appreso, questo ci permette di prendere consapevolezza del nostro “portfolio” di viaggio, di avere una struttura per riaffrontare il ritorno, un punto di vista nuovo da cui vedere la nostra quotidianità.
Molte persone mi dicono che al ritorno a casa hanno difficoltà ad essere nuovamente motivati dal loro giorno per giorno, ma direi che la chiave sta nel cercare di individuare gli elementi che più si apprezzavano in viaggio e introdurli in parte nella vita di tutti i giorni. Ad esempio, chi ama lo scambio con persone di culture diverse, può cercare di mantenerlo anche una volta in Italia: partecipando agli eventi della propria città di couchsurfing, o ospitando i viaggiatori a casa propria o iscrivendosi ad attività culturali internazionali.
La cosa che rende un viaggio bello e lo stato d’animo con cui lo affrontiamo, possiamo in parte, imparare a mantenere quello stato d’animo ad apprezzare le piccole cose ed i piccoli incontri sia a casa che dall’altra parte del mondo. So che potrebbe sembrare un discorso semplicistico, ma non lo è: provate e poi raccontatemi la vostra esperienza.
I tuoi articoli sono sempre super interessanti!! concordo concordo!! Il viaggio penso non finisca mai, e la cosa migliore da fare e portare ovunque ci si trovi quella carica, positivita’ e creativita’ che si ha “on the road”. E se una delle cose che si impara viaggiando e’ di adattarsi e divertirsi in mille situazioni diverse, beh anche tornare a casa dopo un lungo periodo e’ un’altra di quelle situazioni!!