Come trovare il coraggio di lasciare un lavoro a Tempo Indeterminato
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Il titolo è provocatorio, sono sicura che avrò ricevuto almeno 10 “insulti” su FB da gente che non ha neanche aperto l’articolo.
Sono ormai 6 anni che io ho lasciato il mio lavoro a tempo indeterminato e molto spesso mi capita o mi è capitato di incontrare persone che rimangono molto affascinate dal gesto che ho fatto, quindi forse posso essere d’aiuto a qualcuno e rispondere a qualche quesito che trovo spesso on line.
Negli ultimi anni si sta parlando sempre di più di “nomadi digitali” di lavorare da remoto, di essere padroni del proprio tempo, di non essere schiavi dei capi. Giusto, bello, un’ottima opportunità. Quello che però spesso vedo è sottolineare un’attribuzione di merito gratuita a chi ha preso questa decisione. Essere nomadi digitali e lavorare da remoto è un opzione, è una scelta, era il sogno della mia vita a dirla tutta, ma non è per tutti. Mi sembra un po’ che “se non sei nomade digitale sei uno sfigato” avete notato anche voi quest’atteggiamento specialmente on line? A parer mio, che lo sono, è una buona maniera di vivere, non facile, ma soprattutto si sposa con persone molto indipendenti, molto determinate, poco competitive e che non muoiono per gli obiettivi di status. Tutte le persone che hanno lottato, sudato per raggiungere una posizione in azienda o per aprire la propria attività e sono emozionati da quello che fanno, hanno fatto la scelta giusta! Avere un capo, degli orari fissi, un ufficio, non è necessariamente il male, anzi è molto rassicurante per la maggior parte delle persone, ti da dei binari entro i quali imparare a muoversi e ad organizzare la propria vita. Essere nomadi digitali toglie ogni tipo di binario, anzi direi che toglie anche il treno, è una destrutturazione completa e continua, sei solo tu, il tuo cervello e il fluido mercato del lavoro.
Nessuna scelta è migliore dell’altra in assoluto quello che fa la differenza è l’attore che prende la decisione.
Una delle cose magnifiche della mia vita sono le persone che ho avuto modo di incontrare ed intervistare. Conosco davvero tantissime persone in tutto il mondo che hanno lasciato un lavoro in azienda, “il posto fisso” per dirla all’italiana e tutti mi hanno risposto allo stesso modo “la mia vita era diventata miserabile”!
Quando arrivi veramente in quella situazione, quando le giornate ti sembrano sprecate e quando guardandoti dall’esterno non ti riconosci più anzi ti fai un po’ pena, ecco in quel momento diciamo che la decisione è bella che presa.
La mia scelta: come ho lasciato il lavoro a tempo indeterminato
Tornando a me io mi sono accorta che avrei dovuto cambiare qualcosa quando anche io mi sono trovata a fare la fila davanti al tornello per uscire, anche io insieme a altre decine di colleghi eravamo alle 17.11 in attesa che scattasse il minuto per andare via e non regalare all’azienda neanche un secondo di più della nostra vita. Perché con il passare degli anni la mia vita iniziava alle 17.12, pima era solo frustrazione che cercavo di gestire, condita da piacevoli pause pranzo con i miei colleghi. E un giorno mentre ero ferma nel interminabile traffico del Raccordo Anulare di Roma mi sono detta “ma hai studiato 10 anni per finire così? Dove sono finiti i tuoi sogni?”. Quando ero piccola le bambine sognavano di fare le ballerine o un matrimonio in bianco, io sognavo di diventare manager, ho investito tutta me stessa per avere successo in azienda e ci ho creduto fino in fondo, quando poi mi sono accorta che ormai era tardi che ormai niente di quello che speravo si sarebbe più avverato ho iniziato a preoccuparmi. Ovviamente prima ho cercato di cambiare azienda, poi sono andata al personale chiedendo un trasferimento interno, ma il mio capo mi ha bloccato ogni possibilità di mobilità interna, ma allo stesso tempo anche ogni possibilità di carriera. Ricordo quei mesi come angoscianti, ero preoccupata nel profondo del mio Io, ho iniziato ad avere tantissime malattie psicosomatiche, a dormire poco o troppo a sentire i brividi ogni mattina che suonava la sveglia.
Poi un giorno arriva una circolare in azienda dove incentivavano scivoli volontari, mi si è accesa una lampadina e un sorriso allo stesso tempo. Mi sono detta “non so ancora cosa farò ma devo uscire da questo posto” e così ho fatto, dopo 2 settimane ero fuori, con bel po’ di soldi per potermi concedere il tempo di pensare. Certo sono stata fortunata, ma la paura è venuta lo stesso. Così dopo 31 anni in cui avevo cercato sempre di prevedere e programmare ogni sviluppo della mia vita, mi sono regalata 3 mesi di viaggio per ascoltarmi e per osservare. Ed è così che è nata la mia seconda vita, spegnendo l’ansia e aprendosi al mondo e agli incontri. Dopo decine di ore in bus, chilometri e chilometri a piedi, dopo troppo freddo, troppo caldo, troppa birra ho capito che quello che avrei voluto fare nella vita era unire le due grandi passioni della mia vita: la psicologia e il viaggio e dopo circa un anno e mezzo o trovato il modo di farlo.
Questo per dire che ogni scelta è quella giusta, basta che sia valida per voi, non seguite le mode, non seguite i consigli, seguite sempre e solo la vostra coscienza in tutti gli ambiti della vostra vita!
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Io ho 34 anni e lavoro, a tempo indeterminato, da 10 anni come magazziniere e inpiegato. Ho dato tanto e ogni anno ho affrontato periodi pesantissimi sollevando pesi, a volte eccessivi, per troppe ore, davvero troppe e con troppo stress. Negli ultimi anni il lavoro si è appesantito ancora di più. Mi sono sempre sentito un privilegiato. In passato ho provato la disoccupazione, la disperazione più nera, la depressione, perciò quando ho trovato questo lavoro ero al settimo cielo. Ma dopo un incidente ho iniziato ad avere problemi alla cervicale. Sono andato avanti a lavorare, stringendo i denti ogni giorno. La stanchezza era tanta ma ero fiero di me stesso. Purtroppo 5 mesi fa ho avuto un altro incidente, bruttino, è da allora nonostante molta fisioterapia non ne vengo fuori. Mi è stato detto che non posso riprendere il lavoro con i miei problemi e l’azienda non mi ha offerto di cambiare posizione anzi mi obbliga a stare in malattia finche non potrò riprendere l’attività di magazziniere. Ma è proprio il lavoro, oltre agli incidenti, che in 10 anni mi ha causato i problemi che ho. Ormai mi sento perfino in colpa a percepire lo stipendio tutti i mesi, poiché in italia sono ancora in tanti, troppi, senza lavoro, e mi sto arrendendo all’idea di dover lasciare un posto a tempo indeterminato, dopo averlo conquistato con tanto impegno. Forse dovrei mollare tutto anche io, prendere la chitarra, le mie armoniche e andarmene in giro a fare la sola cosa che mi dà gioia e in cui riesco piuttosto bene. Ma per reinventarsi ci vuole coraggio e lucidità ed io mi accorgo di non averne.
Grazie Luca d’aver condiviso la tua esperienza. Non è vero che non hai coraggio , il coraggio non vuol dire non avere paura, ma andare avanti nonostante la paura, forse stai individuando un’alternativa, non deve essere necessariamente suonare la chitarra o vendere braccialetti, potresti anche aprire un bar o imparare a fare i gelati, chissà!
Mi chiamo Pasquale ho 30 anni è sono operaio cartotecnico da 10 anni. Da un po di tempo sto pensando di andarmene all’estero xke in azienda non si può più lavorare un lavoro molto flessibile non ti danno una pausa su 8 ore di lavoro e vorrei andarmene all’estero per poter imparare una nuova lingua responsabilizzarmi e vivere da solo. Il mio sogno è andare in germania dove sono anke nato . Li ho un amico ke mi ospiterebbe però la mia paura e quella di non trovare un lavoro o meglio di non ambientarmi. Vorrei un consiglio da lei. La ringrazio!!!!!!
Ogni scelta presuppone un rischio, ma se la vita qui non ti piace io ti consiglierei di andare, almeno hai un’altra opportunità. In Germania nelle fabbriche di solito si trova lavoro
Mi chiamo Simona ho 35 anni e faccio da 10 anni la segretaria…È un lavoro che mi ha tolto la gioia di vivere…sempre sola..ad aspettare qualche mail o qualche telefonata..senza nessuno se nn il capo che ti scruta..è diventato un incubo..ho paura di lasciare un indeterminato anche perché gli altri nn fanno che aumentarla questa paura per l’età e la nostra situazione..ma se penso che questa è la mia vita preferisco non viverla penso anche che è necessario rischiare o non cambierà mai nulla se nn in peggio…datemi un consiglio…grazie 1000
Simona cerca di pensare a cosa sai fare, anche in senso amplio, a cosa vorresti fare e a cosa hai bisogno. Secondo me non ha senso vivere in un contesto lavorativo del genere, magari potresti anche pensare d’andare all’estero per qualche tempo a fare anche qcs di semplice ma che ti renda felice
Salve io mi chiamo Andrea mi sono reso conto che il contratto indeterminato un pò ti rovina xkè resti sempre lì con la stessa gente per anni e ti abitui a stare bene però ti accorgi che sempre di più il tempo passa e resti privo di idee perché bene o male stai bene lì e in giro c’è la crisi ecc ecc io stavo pensando di cambiare però passare ad un’altra realtà aziendale tutti mi dicono resta lì perché son fisso xò sinceramente sto bene ma la felicità è diversa.. stavo pensando di cambiare tipo di lavoro da elettricista a un settore simile
Beh se trovi un’altro lavoro allora direi che è perfetto, sicuramente cambiare anche solo azienda ti arricchisce molto e ti stimola, mentre passare tutta la vita a fare sempre la stessa cosa ti spegne.
Salve sono giovanni faccio un lavoro precario sto pensando di lasciarlo per un corso di formazione ho 42 anni .purtroppo se lascio non mi spetta la disoccupazione ma cosi non riesco a vivere ho provato in tante maniere a cambiare lavoro ma trovarlo non è facile. Vorrei un consiglio
Ciao Giovanni , non saprei dipende che corso è, nn amo i corsi che ti promettono l’inserimento al lavoro, sono dei furti e poi alla fine ti fanno fare uno stage gratis, quindi se è una cosa pratica dove impari veramente qualcosa allora ha senso, altrimenti no