Dopo aver subito un grave incidente quando era ancora molto giovane, Daniele ha trovato la sua rinascita percorrendo il Cammino di Santiago. Da allora non ha più smesso di percorrere i cammini d’Italia e d’Europa e oggi, 32enne, devolve in beneficenza il ricavato delle raccolte fondi che lancia quando intraprende una nuova avventura.
1. Ci hai detto che camminare è stata la tua cura. Ci racconti la tua storia?
Nel 2005, a soli 15 anni, ho avuto una grave incidente stradale in motorino che ha compromesso l’uso del braccio sinistro. Ho rischiato l’amputazione, oltre che la stessa vita. Sono stato per oltre 6 mesi in ospedale tra rianimazione e chirurgia plastica prima che potessero dimettermi e in pochi anni mi sono sottoposto a più di sedici interventi chirurgici tra Italia e Francia, solo per ricostruire l’arto danneggiato.
Reagire all’accaduto, non è stato facile, ho trascinato a stento per lungo tempo enormi “pesi e carichi’’ alimentati da paure preoccupazioni e un pizzico di diversità, pensando fosse il giusto peso da sopportare, per chi come me, si imbatte in uno spiacevole destino che non vuole ‘’inizialmente’’ comprendere a fondo, né minimamente accettare.
2. Le raccolte fondi di cui ti occupi sono nate in una maniera particolare. Puoi dirci di più?
Nel
2020, all’età di 30 anni, ho casualmente visto in tv il film “Il cammino verso Santiago”.
La “chiamata” è stata più forte e decisa che mai. Ricordo che quella notte non riuscii a chiudere minimamente occhio, piansi per l’emozione e mi resi conto che qualcosa era scattato dentro di me.
Sentii all’improvviso materializzarsi dentro di me l’idea di mettermi in cammino e non mi rimaneva che seguire questa nuova “voce”, mai sentita prima, dal tono forte e deciso, che parlava proprio a me!
In un mese ho organizzato il viaggio e sono partito in solitaria per Saint-Jean-Pied-de-Port (al confine francese) con l’intento di raggiungere Santiago de Compostela in circa un mese, camminando fino alla sua destinazione lungo l’antica via di pellegrinaggio, per poi raggiungere Muxia e Finisterre, entrambi km 0 del percorso.
1000 km da percorrere, 1000 km per riemergere, 1000 km per cercarmi. Anche per chi, come me, fino a poco temp prima non aveva mai camminato distanze simili. Nemmeno sognate la notte.
Ho trovato nel cammino la mia Cura. Un’azione terapeutica-attiva che porta, nei lunghi giorni di percorrenza e fatica, a elaborare, assimilare e comprendere i valori-cardine della vita stessa e farli propri.
Il cammino è fatto di passi lenti, attenti, ma continui e mi ha regalato la forza e il coraggio di rimettermi in gioco nuovamente. Mi ha saputo donare una nuova presa di coscienza che solo un’esperienza di questo tipo sa dare, riprendendo così in mano le redini della mia vita.
Proprio dall’esperienza del Cammino di Santiago questa esperienza nasce l’idea di diventare fundraiser sportivo.
“Se camminare ha salvato me, quante altre persone potrebbe aiutare? E perché questo aiuto non posso darlo proprio io?! Magari solo camminando?”
Queste le domande che erano sorte in me.
Nell’agosto del 2021 ho riproposto un nuovo cammino con circa lo stesso chilometraggio del precedente (altri 1000 km), stavolta partendo dal Passo del Gran San Bernardo (AO), al confine svizzero/italiano, per giungere a Roma in circa 30 giorni percorrendo l’antica Via Francigena.
Per l’occasione ho istituito la mia prima raccolta di beneficenza attraverso una campagna di crowdfunding denominata “Rete del Dono”. Grazie all’aiuto delle persone che seguivano sui social la mia avventura ho raccolto più di 3000 euro che ho donato al Complesso Pediatrico dell’Ospedale di Padova.
3. Ad agosto affronterai un nuovo viaggio. A favore di quale Onlus?
Nel prossimo viaggio di questa estate 2022 aiuterò la NoisyVision Onlus, organizzazione senza scopo di lucro che sostiene le persone con limitazioni visive e uditive ed educa la comunità all’accessibilità e all’inclusione sociale, diffondendo la conoscenza delle disabilità sensoriali.
Camminerò dal 12 al 30 agosto lungo il Kungsleden, il cammino del Re nella Lapponia svedese. 450 km che toccano, attraverso 5 macro-aree, i due estremi della Regione: dal villaggio di Abisko, a Nord, a Hermavan, a Sud.
4. In generale, come pensi e realizzi le tue camminate?
Quest’anno volevo intraprendere uno cammino in uno scenario nuovo, più umile, selvaggio e primitivo, diverso dai precedenti, che erano assistiti e prevedevano, a fine tappa, cibo e accoglienza.
5. C’è un motivo in particolare per cui hai scelto la Lapponia?
Ho scelto la Lapponia poiché è il perfetto ambiente con questo genere di caratteristiche.
Lo farò in solitaria e in auto sussistenza, con solo cibo liofilizzato, perché i centri abitati sono rari e spesso distanti. Avrò una tenda come rifugio d’emergenza nel caso non raggiungessi strutture di riparo.
6. Come condividerai il tuo viaggio?
Offrirò una cronaca del viaggio durante le soste in cui beneficerò della copertura telefonica, in genere assente lungo il Kungsleden, fatta eccezione dei centri abitati.
Avrò comunque il supporto di un dispositivo GPS, per comunicare a casa tramite messaggi pre impostati o per inviare eventuali richieste di soccorso. Ulteriori strumenti saranno una guida cartacea, bussola e una mappa cartografica dei luoghi.
Sui miei profili
Facebook e
Instagram verranno raccontate le fasi del progetto dove condividerò una sorta di diario di viaggio.
7. Come possiamo contribuire noi a sostegno del tuo progetto?
Sarà possibile seguire il cammino e donare attraverso il link di raccolta fondi nella piattaforma di crowdfunding “Rete del Dono” a nome:
per NoisyVision oltre il Circolo Polare Artico. La trovate in rete e nei miei profili social.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Vorrei che questo sia l’inizio di una serie di continui viaggi nei posti più disparati e selvaggi della terra con la natura selvaggia e padrona che fa da protagonista.
Credo che più ci si addentri nell’ignoto più si raggiunga in modo veloce la nostra vera natura. Noi stessi saremo aiutati dall’ambiente estremo che saprà metterci al nostro posto, spogliandoci del nostro Ego. Questo è ciò in cui credo.
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