Emanuela: come ti cambia trasferirti in Australia
Emanuela, la ragazza eternamente indecisa. “Indecisa”, molti mi definiscono così e, in effetti, lo sono sempre. Mi sono ritrovata così con una laurea in economia tra le mani. Quando è stato il momento di decidere la meta del mio lungo viaggio in solitaria però non ho titubato: doveva essere l’Australia! Terra lontana, che non mi avrebbe permesso di tornare a casa alla prima difficoltà. Ora Emanuela ha 25 anni, vive e Milano, anche se sogna sempre le sue montagne, essendo originaria di Bormio, in Alta Valtellina, e sa che un giorno ripartirà perché, di una cosa è certa, è il viaggio che rende vivi.
1. Come sei venuta a conoscenza del WHV in Australia?
Non me lo ricordo sinceramente. Forse ne avevo sentito parlare. Forse l’ho trovato tra le mille ricerche che quotidianamente facevo in cerca della meta ideale per la mia grande partenza.
Anni fa le mie cugine, più grandi di me, erano state in Australia e quindi penso che siano state loro inizialmente a mettermi la cosiddetta “pulce nell’orecchio”.
2. Come mai hai deciso di partire?
Ogni tanto me lo chiedo ancora e soprattutto me lo chiedevo spesso, soprattutto nei momenti di difficoltà. Uno dei motivi principali della mia partenza è stato l’inglese. Mi sono sempre sforzata nel cercare di apprenderlo al meglio.. guardavo film in lingua, video su youtube, cercavo di leggere articoli ma, si sa, nulla di tutto ciò basta per poter parlare correttamente una lingua che non sia la tua. Per padroneggiarla al meglio ritengo che sia essenziale vivere in un posto in cui poterla parlare e “orecchiare” tutto il giorno, tutti i giorni.
Oltre a ciò è stata la voglia di scappare, di allontanarmi da tutto e da tutti per un po’, la voglia di mettermi alla prova e di dimostrare a me stessa di che “pasta” fossi fatta. Avevo bisogno di nuovi stimoli, di conoscere nuove persone, di fare nuove esperienze… insomma, avevo bisogno di novità!
3. Hai mai pensato che il WHV potesse essere un ostacolo ad un percorso di carriera più tradizionale?
No, non l’ho mai pensato. Oggi il mondo è cambiato, non è più come anni fa in cui vi era la convinzione che per avere un bel futuro si doveva per forza fare l’università, laurearsi e buttarsi subito a capofitto nel mondo del lavoro. O meglio, per alcuni ancora lo è magari, ma oggi le persone che pensano questo sono fortunatamente sempre di meno. Anzi, ritengo che un’esperienza di questo tipo arricchisca molto il curriculum vitae di una persona, penso che gli dia quel qualcosa in più che purtroppo non tutti hanno.
4. Cosa diresti a chi teme di farlo per paura di perdere tempo?
Perdere tempo? Un viaggio non è MAI una perdita di tempo e tantomeno lo è un viaggio di questo tipo.
L’anno trascorso in Australia mi ha fatta crescere, mi ha permesso di cambiare certi comportamenti che stando a casa non sarei mai riuscita a modificare, certe routine e certi schemi mentali che la quotidianità mi aveva portata ad avere. Grazie a questa esperienza oggi sono una persona più forte, più vera e per questi motivi credo che non si possa assolutamente parlare di perdita di tempo.
5. Cosa ha imparato in quegli anni?
Ho imparato molto, soprattutto su di me. Ho imparato che Emanuela è una ragazza forte, determinata e tenace, che non si spaventa facilmente ed è in grado di resistere e superare le difficoltà che la vita gli pone. Ho imparato ad apprezzare l’essenziale, le piccole cose. Ho imparato che al mondo purtroppo ci sono tante persone pronte a fregarti e che “fidarsi è bene ma non farlo è meglio”. Ho imparato a vivere lontana da casa, a km e km di distanza dalla mia famiglia e dai miei affetti più profondi. Ho imparato a vivere e ad apprezzare la mia solitudine.
6. Solitamente dopo il WHV si fa un viaggio in Asia, ci racconti il tuo?
Si, anche io sono stata un paio di volte in Asia.. è così vicina all’Australia e i biglietti aerei costano così poco rispetto a quanto costano dall’Italia che sarebbe stato un peccato non approfittarne!
Dopo sei mesi di WHV in Australia ho scelto di prendermi una pausa dalla terra dei canguri e di partire per il Vietnam dove sono poi rimasta un mese intero. Quando ho scelto il Vietnam come meta del mio “viaggio nel viaggio” ricordo che fossi indecisa tra questo e il Myanmar ma poi dopo numerose ricerche capì che il Vietnam sarebbe stato più “semplice” da girare in solitaria, meno pericoloso per una ragazza e soprattutto “più organizzato” in termini di spostamenti da una zona all’altra.
Ho girato il Vietnam in lungo e in largo. Sono partita da Hanoi, al Nord, e sono arrivata sino a Saigon, Ho Chi Minh, utilizzando solamente autobus e “sleeping bus”, veri e propri bus con sedili a mo’ di letto in cui trascorrevo la bellezza di 13\14 ore per spostarmi da una zona all’altra del Paese. Il Vietnam è meraviglioso, è un Paese ricco di colori, profumi, ricco di cultura e di sorrisi. Lo consiglio a tutti!
Dopo altri sei mesi di Australia, prima di tornare in Italia, è stata la volta dell’Indonesia, dove sono stata per tre settimane da sola, viaggiando e praticando yoga, e dove dopo il periodo in solitaria mi sono finalmente ricongiunta a mia madre e a mia sorella con le quali ho trascorso altre tre settimane meravigliose esplorando Bali e dintorni!
7. Che programmi hai per il futuro pensi di tornare o resti dall’altra parte del mondo?
Ahimè ora mi trovo a Milano, seduta alla scrivania del mio appartamento. Sono tornata da quattro mesi ma mi sembra già passata una vita!
8. Che cosa porti di buon in Italia che può “migliorare” il nostro paese?
Sicuramente l’Australia è molto più meritocratica dell’Italia, questo si. Lì chi lavora duramente viene ripagato sempre; ho conosciuto molte persone che hanno avuto una forte crescita lavorativa grazie ad impegno, passione e dedizione. Questo invece purtroppo non sempre si verifica in Italia; a volte impegno e sacrifici non bastano.
In Australia ho sempre lavorato tramite contratti di lavoro occasionali (“casual” come definiscono loro). Venivo pagata ad ore e mi venivano pagati anche i cinque minuti in più che facevo dopo il mio orario di lavoro prefissato.
La cosa negativa era però che, venendo pagata in questo modo, e lavorando nel mondo della ristorazione dove tutto è variabile, quando non c’era molto lavoro venivo mandata a casa, vedendomi quindi dimezzare le ore.
Così facendo a fine settimana quando percepivo lo stipendio (in Australia funziona tutto a settimana: l’affitto si paga settimanalmente, lo stipendio si riceve settimanalmente e così via) era sempre un punto interrogativo e, per una persona ansiosa come me, ciò non mi permetteva mai di vivere in pace e serenamente, senza troppi pensieri.
Altra cosa che è mi è piaciuta molto di quel lontano paese e che mi piacerebbe che fosse così anche in Italia è la profonda dedizione verso il mondo dello sport, del fitness e del benessere. Soprattutto a Sydney, dove ho vissuto per sei mesi, ho potuto riscontrare nelle persone un grande attaccamento verso il mondo del benessere fisico e mentale, cosa che in Italia ancora non è così sentita.
9. Eri una persona timida prima di partire? E ora?
Mmmh, non so se definirmi una persona timida. Ero molto più introversa, questo si.
Grazie all’anno trascorso in giro per il mondo sono cambiata molto caratterialmente, sono molto più estroversa e aperto verso il prossimo oggi.
Dovendo sempre vivere in case condivise e ostelli ho imparato a stare in mezzo alla gente praticamente 24 ore su 24, io che ho sempre avuto la grande fortuna di avere una camera tutta mia e di condividere le mie cose solo ed esclusivamente con mia sorella, nonché la mia migliore amica.
Dovendo vivere a stretto contatto con degli sconosciuti devi per forza essere estroverso, devi per forza cercare di chiacchierare e socializzare… altrimenti finisci col vivere solo e sentirti emarginato.
10. Come è cambiato il tuo rapporto con le cose materiali?
Non sono mai stata una persona materialista, questo sia chiaro. Ero “più materialista” prima di partire però, questo si.
Sono partita per l’Australia con uno zaino da 13 kg e così ho vissuto per un anno intero, tra Australia, Vietnam ed Indonesia. Ho imparato a farmi bastare ciò che avevo, ho iniziato ad abbracciare il principio del “minimalismo” e a vivere con poco. Oggi mi considero una persona minimalista, non amo spendere soldi in vestisti e oggetti inutili, anzi.. ho troppe cose che non uso e che vorrei non aver mai acquistato. Prima di partire non ero una “spendacciona” ma mi lasciavo tentare molto più facilmente.
Dopo questa esperienza sono diventata anche molto più oculata, ci penso molto di più prima di acquistare qualcosa rispetto al passato, cosa che comunque considero positiva per chi deve fare i conti con le spese che ogni giorno è costretto ad affrontare per vivere in un mondo costoso come è il nostro Paese oggi.