Fare volontariato in una comunità Masai: per cambiare vita ci vuole rispetto
CATARINA JIMENEZ,dal Costarica, a Miami,all’Africa.
Come un’esperienza di volontariato tra I Masai Morani del Kenia ti cambia la vita.
[box style=’info’] Ho conosciuto Catarina Jimenez tramite il couchsurfing e son rimasta colpita dall’energia e dall’allegria che sprigiona questa giovane donna sudamericana. Del resto come non esserlo quando sei nata in un paese baciato dal sole? Catarina e’ nata in Costa Rica ma da un po’ di anni vive a Miami. Ringrazia la famiglia che l‘ha mandata ad una scuola internazionale e le ha consentito fin da piccola di vivere in un ambiente multiculturale.
Ha completato i propri studi in America e Germania, dove si è laureata in chimica. Ha vissuto dieci anni in California lavorando nel marketing di un’ industria chimica viaggiando molto in Inghilterra, Germania, Nuova Zelanda e Australia, cosa che ha fatto di lei una vera globtrotter. Dopo sette anni decide di dare una svolta alla propria vita, si trasferisce a Miami dove vive attualmente e lavora nel campo immobiliare. Quest’anno ennesima svolta: lascia il lavoro e parte come volontaria in Africa.[/box]
1. Dal tuo percorso si capisce che sei una persona alla quale i cambiamenti non fanno paura. Che cosa ci vuole per cambiare: coraggio, incoscienza, curiosità o altro? Perche’ è importante cambiare nella vita?
Penso che per cambiare davvero nella vita bisogna essere rispettosi, senza pregiudizi ed avere la mente aperta verso ciò che non si conosce e che è nuovo per noi. Dobbiamo tirar fuori il coraggio per fare cose mai fatte prima e gioire nell’imparare cose nuove.
Cambiare significa che nuove energie e nuovi pensieri si mettono in moto. Credo che se uno smette di muoversi, se le energie ristagnano, se i pensieri non evolvono, la mente collassa, il nostro corpo si ammala e siamo incapaci di vivere appieno la nostra vita.
2. Che cosa pensi dell’idea di viaggiare da sola? Molti, soprattutto in Italia, hanno l’idea che una persona che viaggia da sola abbia qualche problema o non abbia amici.
Secondo me il viaggiare da soli rappresenta la massima liberta’.
Personalmente amo vedere posti nuovi, farmi nuovi amici, accumulare ricordi seguendo il mio ritmo interiore. Ho la fortuna di avere tanti amici a Miami che considero la mia seconda casa dopo il Costa Rica. Secondo il mio modesto parere coloro che non riescono a stare da soli o a viaggiare da soli sono le persone con maggiori problemi. Se uno non riesce a stare da solo credo faccia poi fatica a condividere o a dare qualcosa agli altri.
3. Perché hai deciso di venire proprio in Africa? Dove altro hai viaggiato da sola?
Mi ritengo fortunata ad aver viaggiato da sola in America Centrale, Sud America, Canada, Caribe, Europa, Asia ed Australia. Ma non ero mai stata in Africa prima d’ora. Mi è sempre piaciuto viaggiare in posti diversi dal momento che la mia priorità è sempre stata fare nuove esperienze ed avere ricordi. La prima volta che ho viaggiato da sola sono andata in America per motivi di studio, seguita da una vacanza ed un semestre in Germania. Dopo il college ho vissuto da sola in Germania ed Inghilterra.
4. So che in Kenia hai fatto volontariato in una comunità Masai. Mi puoi parlare di questa esperienza e di come ti ha cambiata?
Ho lasciato il mio lavoro a Miami per fare volontariato assieme ad altre due persone, per una organizzazione che ha sede in Kenia, rispondendo ad una richiesta trovata in internet.
Sono stata fortunata perché sono partita senza saper nulla di questa organizzazione e mi son fidata.
Ho iniziato lavorando come volontaria a Loitokitok e dintorni, una modesta piccola città ai piedi del Kilimanjaro, situata tra i parchi Tsavo Ovest e Amboseli. Il nostro scopo era far visita alle famiglie povere ed ai bambini affetti da Jiggers, una minuscola mosca che vive nella sporcizia e che si riproduce nei piedi e nelle mani di molti bambini. Tra i Masai molte sono le famiglie contagiate.
All’ospedale ci fornivano la soluzione per disinfettare le ferite dopo aver rimosso i parassiti. Un giorno ho conosciuto un signore che aveva lavorato coi giovani e che aveva stabilito un contatto con il nuovo capo dei Masai Morani, eletto dopo 20 anni. Mi raccontò che il presidente del Kenia in persona aveva assistito alla cerimonia.
Si trattava, disse, di un giovane umile, saggio ed intelligente, che però aveva il rammarico di non aver potuto completare gli studi. Mi disse anche che stava cercando uno sponsor che lo aiutasse con la raccolta di fondi per l’educazione e che stava organizzando un seminario di pianificazione familiare per il Capo ed i Morani di cui si occupava.
La cosa era nuova e si prospettava interessante per me, così non mi sono tirata indietro quando si è trattato di aiutare il capo Morani e supportare il training. Dopo aver incontrato il capo ed il suo concilio, mi è stato permesso di unirmi a loro e di vivere con loro, anche dopo che tutti i trainers se ne erano andati.
Ho ballato, bevuto e mangiato con loro e , cosa impensabile, mi è stato permesso di camminare con gli uomini nel bush, dopo aver fatto una scommessa. Non credevano possibile che una donna, soprattutto bianca, potesse tenere il passo. Forse era dovuto al fatto che mi ero guadagnata il rispetto della comunità Masai. Di fatto le donne Masai godono di pochi diritti, sono considerate alla stregua dei bambini, inferiori agli uomini e persino alle mucche.
Dal momento che gli uomini avevano espresso il desiderio di cominciare una scuola per i bambini con l’aiuto di amici, ho contribuito alla realizzazione della scuola con l’acquisto del materiale necessario.
E’ difficile spiegare con le parole come questa esperienza mi abbia cambiato nel profondo.
In primo luogo, dal momento che son stata “benedetta” dalla comunità Masai e che mi è stato dato un nome Masai, io sono di fatto una “Masai”, probabilmente l’unica costaricana al mondo.
Lì tra loro ho capito che posso essere felice con poco ed ho acquisito la consapevolezza che le cose che diamo per scontate come l’acqua, la luce, un bagno, vestiti, cibo e persino uno spazzolino da denti, non lo sono affatto. E di ciò sono grata.
Sono grata di essere stata accettata da loro, di aver condiviso la loro vita e di essere considerata amica loro.
Dopo aver viaggiato attraverso Tanzania, Malawi, Zambia e Sud Africa, in nessun posto mi son sentita più accolta, amata e sicura della comunità Masai di Rombo Manyatta.
Son persone davvero speciali e sento l’obbligo morale di aiutarli a preservare la loro unica e incredibile cultura per le generazioni future.
5. Parlami anche dell’altro progetto che hai iniziato coi Masai.
Mentre mi trovavo con loro ho iniziato a scrivere le storie che ho sentito da Leshan, il capo della manyatta locale e consigliere del Gran Capo, uno dei pochi a parlare inglese. Ho cominciato a scrivere tutto quello che apprendevo, per esser sicura di non dimenticarmene. Son stata fortunata ad essere accettata e volevo condividere queste storie con amici e familiari.
Dopo aver iniziato la scuola sotto l’albero, ho avuto l’opportunità di viaggiare con il capo Morani a Mombasa. E’ stata una esperienza straordinaria. Ho avuto la fortuna di parlare con lui per ore e siamo giunti alla conclusione dell’importanza per i Morani di progredire. Ma in che senso?
La grande sfida per I giovani Morani e’ di non dover dipendere dai loro padri in caso di bisogno( cibo,medicine o altro).In caso di bisogno di denaro i giovani morani,non possedendo mucche,che rappresentano l’unico bene presso queste comunita’, devono chiedere il permesso al padre per portare le mucche dai parchi nazionali dove pascolano ai mercati dove venderle per poter pagare le loro spese.
Il piano del Capo era di chiedere al padre un pezzo di terra per piantare grano, avere un profitto, continuare con la coltivazione di pomodori e quindi poter comprare le proprie mucche.
Noi nel nostro piccolo abbiamo contribuito in vari modi, comprando semi, fertilizzanti e attrezzi per iniziare la coltivazione e costruendo bagni praticamente inesistenti prima di allora.
Inoltre abbiamo fatto un piano di lavoro che assieme alle storie è parte del sito web che abbiamo realizzato.
Il mio obiettivo è ora trovare i fondi per permettere al Capo di completare I propri studi.
Ma l’elenco delle cose di cui hanno bisogno è lungo e speriamo di trovare i fondi per poterle realizzare. Potete dare un’occhiata al sito che abbiamo creato www.maasairombomanyatta.com
6. Come scegli le tue mete? Quali parti del mondo ami visitare?
Di solito scelgo luoghi che non ho mai visitato per fare cose nuove, insolite.
Consapevolmente prendo le strade meno trafficate e più avventurose dal momento che ho la fortuna di star bene ed il mio corpo si adatta facilmente alle situazioni più difficili.
Lo faccio ora perché so che con il passare degli anni il corpo si indebolirà e perciò non potrò più fare un certo tipo di viaggi. Quindi le destinazioni più facili le riservo alla tarda età.
Per mantenermi in salute conduco uno stile di vita salutare: buon cibo, attività fisica, un ambiente sereno e situazioni che portino felicità alla mia vita.
7. Dopo un viaggio di solito cosa resta? Foto, ricordi, oppure qualcosa cambia in profondità dentro di te?
Dopo l’ultimo viaggio ho una mamma Masai che prega per me ogni giorno. Ci sono il Capo masai e gli amici che mi tengono aggiornata sulla vita ed i progetti della comunità.
Ci sono molte foto e ricordi indelebili, come quando giocavo coi bambini o ridevo con le donne Masai.
Penso che a molti piacerebbe fare quello che ho fatto io.
Di sicuro si torna diversi.
8. Pensi che ci siano ancora nuovi posti da scoprire o il segreto è guardare il mondo con occhi nuovi?
Ci sono sicuramente ancora molti luoghi e persone che meritano di essere scoperti, ma se i nostri cuori ed i nostri occhi non sono aperti o se andiamo troppo di fretta per notarli, quei luoghi e quelle persone non arricchiranno mai le nostre vite.
Penso che il segreto sia quello di conservare uno sguardo puro, infantile, mantenendo la curiosità, il desiderio di imparare e la voglia di divertirsi tipici dei bambini.
9. Secondo te le donne che viaggiano da sole rischiano di più degli uomini?
Sicuramente le donne che viaggiano da sole rischiano di più degli uomini. Non c’è dubbio che siamo fisicamente più deboli e dobbiamo stare attente a non esporci a pericoli inutili, soprattutto in paesi dove le donne son poco considerate e discriminate, dove esistono norme rigide a cui aderire e dove le donne stesse hanno meno importanza delle mucche.
10. Il tuo prossimo viaggio?
Andrò in Costa Rica dalla mia famiglia. Intendo poi andare alle isole San Blas a Panama, patria degli indiani Kuna, un popolo di cacciatori e pescatori che vivono al Nord dei Caraibi.
E non vedo l’ora di poter tornare in Africa ad esplorare Namibia, Madagascar, Botswana, Zimabwe e assistere alla consegna del diploma del Capo Masai. Spero che finisca presto così non dovrò aspettare due anni per rivederlo.
La lista è comunque lunga e tanti sono i paesi che voglio visitare.
11. Cosa ne pensi del couchsurfing? E’ solo una esperienza per giovani?
Ho avuto la mia prima fantastica esperienza a Zanzibar.
Non credo sia una cosa fattibile solo dai giovani, ma ci vuole lo spirito adatto, è un’esperienza per avventurosi dal cuore giovane.
ciao Annamaria. mi chiamo federica, ho quasi 25 anni e sono stata molto interessata alla tua storia. il 10 settembre sono tornata da Zanzibar dove ho avuto un’esperienza che mi ha cambiato la vita. volevo parlartene avere un tuo parere.
attendo una tua risposta e grazie in anticipo!
federica