In cammino per Santiago. Storie, pensieri, incontri – di Gianni Amerio
In cammino per Santiago.
Storie, pensieri, incontri.
di Gianni Amerio
edito da l’Età dell’Acquario
Quando l’aereo decollò finalmente realizzai che il punto di non ritorno era arrivato. Iniziava la mia avventura verso Santiago. Avevo egoisticamente lasciato a casa affetti e lavoro, saremmo stati da soli, io e il mio zaino, per un mese.
Avevo deciso di partire come un essere vagabondo, ma soprattutto solitario, senza neanche troppi dubbi ad essere onesto, ma non sapevo ancora che lungo la strada mi sarei poi accorto di essere in compagnia di troppi me stesso. Ero partito come un sacco vuoto per essere riempito, ma avrei poi capito che in realtà il sacco era pieno e andava svuotato. Ero partito con la paura del Silenzio, ma il Silenzio mi avrebbe preso per mano. Ero partito per cercare un senso, ma avrei trovato pace nell’assurdità. Ero partito senza una macchina fotografica, senza un taccuino per gli appunti di viaggi, perché il cammino doveva restare una cosa solo mia.
Invece al ritorno era nata una irrefrenabile e irrazionale necessità (ma quanta irrazionalità ho sperimentato durante il cammino!) di rivivere e ripensare le emozioni e i sentimenti vissuti nel mese di viaggio, cercando di riversarli in forma scritta in un libro, In cammino per Santiago. Storie, pensieri, incontri.
Questo impulso all’inizio mi sorprese, ma poi man mano capii che era ancora il Cammino a dettare le regole. Perché, come ho scritto, “il Cammino è una forza, un’entità che ti afferra, ti spinge, ti guida, ti zittisce, ti devasta e ti denuda. È Lui che detta le regole dei gioco, è un fiume in piena che ti trascina, sei nella sua corrente, e il ribellarti ti farebbe andare a fondo. Ti spezza, ti smonta nei tuoi elementi essenziali, getta via il superfluo, ma pian piano ricompone il tuo essere in maniera nuova, in maniera diversa. Sei sempre tu quello che si alza ogni mattina e inizia a camminare, ma ogni giorno che passa senti che qualcosa in te sta mutando, in una metamorfosi dove a cambiare non è il tuo esoscheletro.”
La narrazione appare in prima analisi un racconto, sotto forma di diario giornaliero, delle venticinque tappe che mi hanno portato a Santiago di Compostela, dopo aver attraversato montagne, pianure coltivate, altopiani assolati e deserti, boscose colline. Ma il diario di viaggio diventa lo spunto per raccontare episodi divertenti, condividere momenti di sconforto, accennare a storie o leggende, lasciarsi andare a riferimenti mistici e simbolici, descrivere paesaggi, luoghi e monumenti storici, parlare di amicizie nate sulla strada, di persone incontrate.
Nel libro cerco in definitiva di prendere per mano chi legge e farlo viaggiare per un cammino diversamente unico da secoli, che per me ha rappresentato “non solo un viaggio in senso orizzontale, ma anche verticale, nel mio inferno e nel mio paradiso, nel buio e nella luce, nel pianto e nel riso, un viaggio che a volte mi terrorizza e a volte mi porta in estasi. Un Cammino dove neanche Virgilio può accompagnarmi”.