Incontro con Valentina: il turismo etnico è vivere davvero insieme a loro.
Durante la mia prima settimana a Bali ho incontrato Valentina di Viaggiare Libera, l’avevo già conosciuta un anno fa a Roma e ci eravamo tenute in contatto via twitter, leggo il suo blog, conosco il suo punto di vista, ma stare con lei mi ha fatto scoprire qualcosa di diverso.
A volte le persone hanno interessi in comune, ma vengono da due mondi diversi, io sono la tipica ragazza di città, il mio concetto di campagna è un agriturismo in Toscana dove per colazione mi danno le marmellate fatte in casa, lei gestisce un agriturismo, sa mungere un asino, sa come si coltiva e come si allevano gli animali.
Viaggiare, mi ha avvicinato alla natura, messo in contatto con il mondo bucolico, anche se molto lentamente, per me è stato già intenso la prima volta che ho fatto campeggio sulle Ande e la doccia era il ruscello vicino.
[box style=’success’] Ogni esperienza è importante a seconda del punto di partenza di chi la fa, non esistono concetti assoluti, sempre in prospettiva, questo è uno dei miei mantra cerco di applicarlo ad ogni aspetto della mia vita, non sempre con lo stesso successo.[/box]
Il concetto del tempo in viaggio:
Per me poter viaggiare per 2 o 3 mesi di seguito è il più grande lusso della mia vita, posso vivere un posto, assaporarlo lentamente anche se i paesi sono grandi, per vederli tutti bisogna girare. Nelle giornate balinesi, parlavo con Valentina, ci sono paesi che abbiamo visto ed amato entrambe, lei è stata 2 mesi in Ecuador, io solo uno, quindi abbiamo iniziato a parlare delle Ande della costa e mi sono accorta che lei aveva visto meno di me, così le ho chiesto “ma cosa hai fatto due mesi in Ecuador?” e lei con tutta tranquillità “Ho vissuto un mese in un villaggio sulle Ande a 5000 metri e un mese in Amazonia!” -E cosa facevi?- “Quello che era necessario!”
Vivere like a local, ma quale local?
Non mi considero una pivella, né una difficile, ma per viaggiare come Valentina ci vuole davvero il pelo sullo stomaco, e un grande cuore. Lei in ogni paese che visita chiede alle gente comune, agli ultimi, a quelli che rappresentano il 90% della popolazione di poter alloggiare del tempo a casa loro e aiutarli nella vita di tutti i giorni! Mica facile!
Questo si che è turismo etnico! Non è viaggio in senso stretto, forse, perché il viaggio prevede un cammino, ma è davvero immedesimarsi in una cultura, è davvero conoscenza.
Molte persone non sopporterebbero stare nei luoghi dove ha vissuto Valentina, neanche in strutture attrezzate: villaggi in Africa, giungla, risaie nel mezzo della foresta, montagne alte 5000 metri, pensate vivere come e con i locali!
Ma soprattutto credo che la domanda principale che si farebbe la maggior parte di noi è: “perchè farlo?” e la risposta di Valentina sarebbe: “perchè no?!”
Quando lei mi ha scritto che faceva un turismo rurale non capivo bene a cosa si riferisse, poi dopo i suoi racconti ne ho avuto un’idea più chiara.
Prese dalle discussioni e dalla scoperta di Bali, non le ho chiesto la cosa più importante: “cosa ti insegna un esperienza come questa? Cosa cambia dentro di te se ogni volta che viaggi, condividi la tua vita con il popolo per così tanto tempo?”
Viaggiare è un confrontarsi continuamente, è apprendere sempre da chi incontri a prescindere se siano viaggiatori o locali, è importante non mettere mai se stesso su un piedistallo perché c’è sempre qualcuno che fa cose “più virtuose” delle tue, l’importante è imparare almeno dai loro racconti.
Grazie Francesca per il bel post!
Volevo solo fare una precisazione… io mi definisco semplicemente una viaggiatrice responsabile con un particolare interesse a conoscere la cultura del luogo e le sue persone.
Parlare di turismo etnico è delicato, è un tipo di turismo da “maneggiare con cura” perché SE fatto con un approccio superficiale o fugace si trasforma in mercificazione della cultura, che ovviamente non condivido.