Kaijin – L’ombra di cenere di Linda Lercari

Kaijin – L’ombra di cenere

di Linda Lercari

Ed. Idrovolante, Roma

Il libro Kaijin L’ombra di Cenere è ambientato in Giappone durante il periodo Kamakura intoro all’anno 1330. Hakashinjitsu è il più feroce samurai del clan Yoshida. Freddo, terribile e spietato è soprannominato “Il Demone” da tutti, amici e nemici. Momokushi-Sama, capo del clan, ha sempre potuto contare su di lui. Il Demone, da oltre cinquanta anni, è la sua ombra, il suo più fedele combattente e consigliere. Tutti a corte sanno quanto il potente Momokushi si affidi ad Haka per ogni compito dall’organizzazione militare a quella agricola. Dalla terra coltivata all’addestramento dei soldati, tutto è sotto l’occhio sapiente di Hakashinjitsu. Dopo anni e anni di onorato servizio, durante l’ennesima battaglia, il destino si compie: un fendente riesce a squarciare l’armatura del Demone lasciandolo morente sul campo. Il samurai, prima di spirare, riesce a sussurrare al suo signore poche – chiarissime – parole. Momokushi, però, non ne comprende il motivo? Perché quella frase? Perché l’ultimo respiro dell’amico, del confidente, del suo federe generale è stato sprecato per qualcosa senza senso? Il tarlo del dubbio comincia a rodere il capo del clan Yoshida. Dopo tanto tempo, dopo tante battaglie insieme quale segreto non è riuscito a comprendere di Haka? Capitolo dopo capitolo, attraversando prati di ciliegi in fiore, parlando con coloro che hanno conosciuto Il Demone, confidandosi con la sua concubina, Momokushi riuscirà a scoprire qualcosa di così intimo e oscuro da non poter essere rivelato. Il Dio della Montagna veglia su tutti: buoni, cattivi, piccoli dei e animali, ma neppure lui è in grado di proteggere Momokushi dallo shock che lo attende alla fine delle sue indagini.

Chi era veramente Haka? Il nobile cerca, chiede, indaga e ricorda. Si erano conosciuti ancora giovanissimi. Lui stava attraversando un povero villaggio di contadini e aveva assistito a una scena di rara violenza: dei contadinelli stavano tentando di linciare un loro coetaneo che, pur di non rimanere ucciso dalle botte, non aveva esitato ad attraversare il passaggio del cavallo del nobile signore. Momokushi aveva visto con quanto coraggio il ragazzino si batteva contro più di dieci avversari e aveva deciso seduta stante di strapparlo a quella vita di fame e miseria per fare di lui un prode combattente. Allora il destino di entrambi si era compiuto.

Il lettore, di volta in volta, parteggerà ora per il signore del castello ora per il Demone. Gioirà delle piccole e grandi vittorie e si rattristerà conoscendo i tristi natali di un samurai nato contadino e salvato da una sorte di stenti a costo del più grande dei sacrifici.

Una lettura scorrevole e pulita dove anche i più difficili termini giapponesi sono spiegati con semplicità in modo da rendere la fruizione piacevole e senza interruzioni. Capitoli brevi sottolineati da titoletti esplicativi fanno sì che non si perda mai il filo della lettura nonostante il passaggio dal presente dell’indagine al passato dei ricordi. Descrizioni accurate ed evocative impreziosite da poesie originali. Ogni capitolo è quasi un quadro a se stante e ogni scena come una sequenza cinematografica.

Fra i bianchi petali dei mandorli in fiore un luccichio metallico risplende. Cosa è più tagliente? Una spada o un delicato bocciolo? Quale segreto racchiudono i rami contorti degli alberi secolari, ma, soprattutto, sino a che punto si può rinunciare a se stessi per amore?

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