Lavoro, viaggiare e passione: è possibile combinare queste 3 cose? Elisa ci dice la sua.
E se le tre cose combaciassero?
Preciso: io mi occupo di grafica pubblicitaria, ho una mia agenzia di comunicazione e web e insegno grafica in una scuola superiore statale. Poi quasi 4 anni fa ho fondato anche Associazione Kokeshi (www.associazionekokeshi.it), un’associazione culturale il cui scopo è di diffondere tutta la cultura dei Paesi dell’Estremo Oriente attraverso corsi di lingua, serate a tema, mostre, seminari, laboratori per bambini e adulti, corsi di origami, viaggi e altre varie attività che organizzo e gestisco io..e per ultimo ma non per importanza, sono recentemente diventata Responsabile dell’Area Giappone del Festival dell’Oriente, una manifestazione che durante l’anno fa tappa in varie città italiane: Carrara, Padova, Milano, Torino, Roma.
Tempo libero? Poco. Di sicuro non mi annoio, ecco.
Ma tanti mi chiedono come faccio a incastrare tutti questi impegni: semplicemente sono cose che mi piacciono fare e quindi non faccio fatica. E poi “volere è potere”.
Ho sempre amato viaggiare e la cultura orientale (in particolare la giapponese) mi ha sempre attirato.
“Ma perché il Giappone?” mi chiedono. Quando si parla con me, quando conosco gente nuova, è inevitabile non parlare di viaggi, del Paese del Sol Levante e dell’Associazione. Non mi ricordo quando mi è nata queste passione, credo di averla sempre avuta, di essere nata così.
Quindi quando mi si chiede “ma perché l’Oriente?” non so cosa dire.
E’ come chiedere a un cuoco “ma perché proprio il cuoco?” ..perchè probabilmente a lui piace cucinare.
Perché una estetista sceglie di fare l’estetista e non la commessa? Avrà pure lei i suoi motivi.
Io? io volevo viaggiare. Ma se avessi aspettato il fidanzato di turno o gli amici, avrei fatto ben poco tra i vari “mi piacerebbe venire, me lo chiedi tra un mese?” Prendevo e partivo da sola per dei weekend in Europa e quando potevo economicamente, più in là.
Anni che ho fatto almeno un fine settimana in giro al mese, anni invece in cui il weekend via era solo uno in tutto l’anno, ma appena potevo, partivo.
Ma che cosa spinge noi viaggiatori a partire? Questa è la domanda che mi faccio sempre io.
La voglia di conoscere? Di vedere posti diversi dai nostri? Di provare e quindi mettersi alla prova? Avevo una nonna e una zia che hanno sempre viaggiato tanto e da sole: e se questo bisogno di viaggiare fosse un gene ereditario?
Non saprei. Sta di fatto che questo “Gene del viaggio” è così radicato in me che ne ho fatto prima una passione, poi un lavoro, e chi mi dice “tu sei fortunata, io non ne avrei mai avuto il coraggio” rispondo che è proprio quello il problema: il coraggio di mettersi in gioco al momento che riteniamo giusto. Non è facile, nessuno mi ha regalato un’associazione bella e pronta, nessuno mi regala associati o idee nuove per portare avanti tutto.
Quattro anni fa ho perso il lavoro da grafica perché l’azienda ha chiuso, ho voluto provare a costruirmi una strada tutta mia che adesso ha cominciato a funzionare, ma per avere questo ho fatto tante rinunce e sacrifici.
Amiche che alla mia età hanno 2 figli, un marito, una casa con il mutuo quasi finito e un posto fisso: io non so se tra 6 mesi avrò abbastanza lavoro per mantenere lo studio pubblicitario, o sarò ancora insegnante, o troverò gente interessata per l’associazione, ma al momento tutto questo mi piace e non lo cambierei con un posto da dipendente in ufficio, mi sentirei soffocare e diventerei infelice.
Un proverbio giapponese dice “la forza di volontà smuove anche le pietre”.
Provateci!