viaggiare da soli

Linda da 10 anni in giro per il mondo: come si cresce e ci si trasforma

Partita a 19 anni con un biglietto di sola andata, da 10 anni a questa parte Linda non ha mai smesso di viaggiare. In questa bellissima intervista ci racconta tutto ciò che le ha insegnato esplorare il mondo, vivere  in foreste con shamani, popoli indigeni, tribù e di quanto sia importante prenderci cura di questo pianeta, imparando a fare ognuno la propria parte.

Sono Linda, viaggiatrice inarrestabile dall’età di 19anni, momento in cui ho deciso di partire con un biglietto di sola andata. Da quel giorno non mi sono più fermata. Oggi sono riuscita a trasformare la mia passione in lavoro: opero in diversi settori legati al turismo lavorando sia da remoto (come travel influencer, travel designer e content creator) che sul campo, accompagnando le persone in viaggio o meglio, in avventure mozzafiato.

1. Ci siamo già conosciute qualche anno fa. Cosa hai fatto di bello in questi anni?

Cara Francesca, sì! Ci siamo conosciute all’inizio della mia vita da viaggiatrice, quando ancora tutto era nuovo e mi accingevo a scoprire ogni segreto di questo particolare stile di vita. Come puoi immaginare in tutti questi anni di cose ne sono successe, ma la costante del viaggio è rimasta. Ho infatti continuato, e continuo tutt’ora a viaggiare.

Oltre a tante incredibili avventure, che forse solo un libro riuscirebbe a raccontare, in questi anni mi sono laureata (in psicologia proprio come te). Ma non sono mai stata ferma: ho percorso chilometri e chilometri, toccato ogni continente, vissuto in foreste con shamani, popoli indigeni, tribù.

Ho scoperto culture che neanche immaginavo potessero esistere. Ho dormito per strada, in ostelli, amache, barche, bus e anche in tenda. Ho fatto autostop, mangiato “street food” (per risparmiare e assaggiare il cibo locale) e mi sono lanciata in sfide improbabili, probabilmente per dimostrare a me stessa che gli unici limiti che ci frenano sono quelli mentali.

La cosa più bella?

Dopo aver lavorato in centinaia di posti diversi, a volte anche solo in cambio di vitto e alloggio, la vita mi ha dato l’opportunità di fare la Guida. Prima a Panama, poi in Colombia, in Lapponia e infine anche in Islanda dove ho accompagnato turisti di tutto il mondo sulla cima di un imponente lingua di ghiaccio. Il periodo del Covid non è stato facile ma grazie a questo avvenimento mi sono lanciata sui social, in particolare su Instagram (@roselilly_wanderlust) tramite cui mi sono resa conto di aver la possibilità di sensibilizzare le persone su diversi temi. Qui posso anche condividere informazioni e dare consigli sulla base dell’esperienza che ho accumulato durante questi dieci anni di vita nel mondo, per cui sono felice di averlo scoperto. Credo sia una piattaforma molto utile e positiva se usata con coscienza e un po’ di sale in zucca.

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2. In che modo viaggiare ti ha aiutato a diventare la persona che sei adesso?

Sono ormai più di dieci anni che viaggio confrontandomi con qualsiasi contesto socio-culturale e tipologia di persona. Il viaggio mi ha trasformata da dentro e continua a farlo ogni giorno. È un processo inevitabile. Ogni esperienza vissuta fuori dalla mia zona di comfort mi ha aiutata a diventare la persona che sono mettendomi alla prova. Ogni nuovo incontro, cultura, persona, situazione, mi ha insegnato qualcosa di profondo, stimolando in me un processo di crescita e formazione.

Credo che il viaggio sia la ‘scuola di vita’ migliore che il mercato possa offrire.

Viaggiare ti obbliga a crescere e lo fa grazie all’ausilio dei migliori maestri del mondo. Perché ‘migliori’? Perché si tratta d’insegnanti non pagati, che ti trasmettono valori non per soldi o per dovere, ma perché lo sentono davvero. Grazie a tutto ciò, nell’arco di questi anni ho potuto assumere sempre più consapevolezza, sia in me, che di ciò che mi sta attorno. Ho capito che la vita può essere bellissima, che il mondo ti è amico e che se hai bisogno di aiuto ci sarà sempre qualcuno che ti tenderà la mano con un dolce sorriso. Il concetto di ‘paura’, come lo intende l’immaginario collettivo, non fa più parte del mio vocabolario. Ho imparato a fidarmi di me, degli altri, del mio istinto e ho capito che, se voglio, posso fare qualsiasi cosa.

3. Quali sono i doni più grandi che viaggiare ti regala e che non troveresti rimanendo a casa?

Beh, di doni ce ne sono tanti. Infiniti, se si impara a coglierli. Partendo dalle lezioni di vita, agli incontri casuali, i legami che si creano con persone sconosciute che in poco diventano come fratelli e sorelle: una vera e propria famiglia. Ma il viaggio non eè solo questo. Tocca molto di più, arriva fino alle emozioni e ti offre ricordi incredibili che si aggiungo uno dopo l’altro a una lista chiamata: “una vita incredibile”.

Potrei andare avanti per ore a elencare i doni che viaggiare ti offre, ma posso anche riassumerli usando una sola parola: opportunità.

Il viaggio è una finestra sul mondo che ti dà una vasta gamma di opportunità difficilmente reperibili altrove. Parlo, ad esempio, di tutte quelle occasioni che ti permettono di fare esperienze fuori dalla zona di comfort. Credo non ci sia cosa più bella del confrontarsi con sconosciuti, popoli e culture lontane, imparando a guardare ogni vota il mondo con un nuovo paio di occhiali. La cultura indigena, ad esempio, che trovo super affascinante e che, ancora sopravvive in diversi Paesi, mi ha regalato tanto: una nuova sensibilità e apertura alla vita così come una nuova mentalità con cui affrontare la quotidianità in maniera più positiva, grata e felice. A loro devo tanto. Mi hanno resa una persona migliore: più umana, autentica, vera.

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4. Secondo te quali sono le cause più comuni che condizionano chi avrebbe voglia di affrontare il famoso “mollo tutto e parto”, ma non ci riesce?

Bella domanda. Ci ho riflettuto tanto in questi anni. Credo che i motivi siano molteplici, ma affronterò solo quelli che secondo me sono i più importanti: l’ignoto, le credenze sociali, la mancanza di coraggio, i soldi e la famiglia.
La verità è che viviamo in una società che rema contro quel famoso “mollo tutto e parto”. Da quando nasciamo facciamo vite prestabilite, schematiche, a volte volute, o persino imposte da terzi. Questa è una tendenza che frega molte persone: ci vuole una buona dose di coraggio per andare contro corrente, uscire dagli schemi e scoprire cosa c’è al di là. Così come ci vuole coraggio nell’andare oltre tutto e tutti e prendere una strada diversa, sconosciuta, sorvolando le false credenze che si ascoltano ovunque. Nell’immaginario collettivo il concetto di viaggio è infatti un’idea molto confusa e in alcuni casi errata per via dell’informazione distorta dei mass media. Per questo mi piange il cuore e mi rendo conto di quanto sia difficile liberarsene quando ci si è dentro.

Da una parte la società, dall’altra la famiglia, due fattori che ti condizionano in maniera paralizzante: tanti figli vivono la vita che vorrebbero i genitori e tante persone fanno lavori che non gli piacciono davvero. È incredibile come molti siamo inoltre frenati dal lato economico. La maggior parte delle persone che mi scrivono sono convinte che io sia ricca e che ‘viaggiare sia un lusso’, mentre per me il vero lusso è vivere in città.

Mi sento sempre dire che sono fortunata e che per fare la mia vita bisogna essere ‘figli dii papà’. La verità è che viaggiare non è come fare in vacanza: chi vuole viaggiare può farlo a costo zero scoprendo una vita minimalista e semplice. In viaggio solitamente si spende solo per mangiare, dormire o muoversi. Si vive e ci si accontenta di poco senza spendere per cose superflue perché pesano sia sul portafoglio che sulle spalle. Di quanti soldi ha invece bisogno un italiano medio per vivere? Mille, forse duemila euro al mese tra affitto, bollette, assicurazioni e spese extra? La vita in città è molto più costosa rispetto a quella di un viaggiatore. Quando viaggio riesco a vivere con pochissimo (preferendo paesi dove la vita costa meno. Quando si dorme e si cucina negli ostelli si può vivere a costo zero) mentre in città con tutte le spese elencate, molto spesso si spende una fortuna. Poi molti non comprendono che in viaggio si può anche lavorare. Oltre che ai lavori in loco che diventano vere e proprie esperienze formative, oggi siamo nel 2022 e con internet si può lavorare ovunque. Basta ingegnarsi.

5. Cosa dovrebbero/potrebbero fare queste persone per superare questi “blocchi”?

Può sembrare banale, ma per me la soluzione è sempre viaggiare. Viaggiare è una terapia. Ti costringe ad apprendere nuove competenze aprendo la mente e allargando le vedute. Così facendo si compie un percorso interiore che permette di superare i limiti sbloccando anche molti di quei blocchi che ci impediscono di essere padroni della nostra vita.
A queste persone direi di muoversi e reagire! Piangersi addosso non serve a nulla.  Inoltre, l’acqua stagna puzza.

Bisogna impegnarsi, prendere coraggio, diventare attori della propria vita sforzandosi di lavorare sulla mente: è l’unica cosa su cui si può avere il controllo.
Bisogna riconoscere e dissociare quei meccanismi mentali prendendo il possesso dei propri pensieri.
Bisogna smettere di essere condizionati da fattori esterni, imparare ad ascoltarsi, prendere decisioni dettate dal proprio cuore e non da ciò che ci circonda. In questo processo parlare onestamente a se stessi è fondamentale. Ascoltarsi e osservarsi cercando di capire se i valori in cui crediamo sono in linea con ciò che siamo. O se, al contrario, ci sono stati imposti o ne siamo comunque in qualche modo condizionati.

Bisogna credere in se stessi e avere fiducia nelle persone che incrociano il cammino della nostra vita, trasformando la paura in curiosità, proprio come i bambini. I bambini sono curiosi e la loro curiosità li spinge verso l’ignoto senza timore di ciò che troveranno. Vivere nel presente e guardare il passato come una lezione, perché la vita è maestra.

Non si può imparare senza sbagliare, così come non si può crescere senza soffrire. Fa parte del processo. Molte persone sono cresciute e convivono col timore di sbagliare perché dopo un errore vi è una punizione. Trovo che sia sbagliato punire un errore piuttosto che analizzarlo comprendendone i ‘perché’. La verità è che sbagliare ci rende più saggi perché ci permette di raggiungere una versione di noi sempre migliore.

Siate liberi dal giudicarvi, non siate troppo duri con voi stessi, datevi tutto il tempo necessario e soprattutto perdonatevi per gli sbagli che avete commesso, oggi non sareste la persona che siete senza tutti gli errori fatti lungo il vostro cammino.

6. So che ti stanno molto a cuore anche le tematiche ambientali. Puoi dirci di più?

Sono sempre stata attratta dalle tematiche sociali, ambientali e umanitarie, tant’è che da ragazzina m’iscrissi al liceo delle scienze sociali continuando poi con la psicologia, la naturopatia, la terapia forestale e la psicologia nel bosco.

Se da un lato il mio amore per la natura è sempre stato innato, dall’altro l’esperienza che ho vissuto in Centro e Sud America con gli shamani l’ha sicuramente ampliata. Nella natura ritrovo ‘vita’, mentre nella società vedo tanta ‘illusione’.

Nel verde si ritrova un contatto primitivo e quindi pace, mentre nel cemento e nello smog ci si perde nelle illusioni mentali. Non mi dilungherò nello spiegare quanto l’ambiente faccia bene sia al fisico che alla mente.

Sottolineerò invece quanto dispiacere provo nel constatare che, nonostante la natura ci ospiti, curi, nutra e protegga da sempre, la società ne abbia perso il rispetto.

Ecco uno dei motivi per cui m’impegno a vivere la mia quotidianità tutelando ciò che mi circonda e con esso il mio impatto sull’ambiente. “Sostenibilità” è un concetto complesso. Ma in termini di azioni quotidiane, se tutti usassimo dei piccoli accorgimenti, l’impatto sull’ambiente sarebbe significativo.

Oggi è difficile avere una vita totalmente ambientale, eppure sono convinta che anche il piccolo sforzo possa fare la differenza. Perciò, anche se non sono perfetta, faccio del mio meglio! Circa sei mesi fa, in Guatemala, ho partecipato ad una delle esperienze di volontariato più gratificanti della mia vita.

Tutto è iniziato mentre ero in strada, durante un viaggio in autostop. Per caso ho conosciuto una famiglia che mi ha proposto di aiutarli con il loro progetto: ho accettato all’istante. Per mesi abbiamo raccolto la plastica accumulata sulle sponde del lago Atitlán insieme all’aiuto di tanti volontari, ma sopratutto dei bambini.

Con i rifiuti accumulati facevamo poi opere d’arte che venivano date in beneficenza. È stato un progetto stimolante perché toccava sia il lato ambientale che umano. Sento una forte responsabilità nel diffondere certi concetti e sono stata grata di averlo potuto fare.

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7. In che modo possiamo supportare i tuoi progetti?

È una domanda che mi mette in difficoltà. Ma credo che l’aiuto più grande che possiate darmi sia quello di dare un’eco alla mia voce e alla mia storia affinché possa raggiungere il maggior numero di persone per ispirarle, stimolarle e supportarle nel riuscire a fare qualcosa di grande o semplicemente quel “loro primo passo”.

8. E nel nostro quotidiano con quali azioni concrete potremmo fare la differenza?

A fare la differenza in fatto di ecosostenibilità sono di certo le decisioni governative, ma anche i gesti quotidiani di ogni singola persona possono fare la differenza.

No, non siamo una goccia nell’oceano: le scelte quotidiane che compiamo, così come le nostre abitudini,  sono importantissime. Bisogna prenderne atto. Non solo perché fanno la differenza a livello ambientale, ma anche perché lanciano messaggi ai governi e alle aziende parlando la lingua dei consumi.

Se tutte e tutti, in altre parole, cominciassimo ad adottare comportamenti più etici ed ecologici, le istituzioni se ne accorgerebbero, ed è questo che porta ai cambiamenti. Basti pensare al riciclo: dagli anni Novanta è sempre più diffuso, ed è grazie alle persone che si sono impegnate per prime con la raccolta differenziata se il circolo si è fatto virtuoso, portando a conseguenze positive.

Come mi disse un bambino del Guatemala di soli 11 anni: “Ogni grande cambiamento inizia facendo il primo passo”.

In questo caso fare il primo passo significa dare un grande esempio. Quante volte abbiamo buttato un qualcosa che invece si sarebbe potuto riutilizzare, per ricomprarlo nuovo?

Ecco una piccola disattenzione che aumenta in maniera drastica la formazione di rifiuti. Anche qui la mente gioca un ruolo fondamentale in quanto molti dei nostri acquisti sono solo frutto dell’inconscio.

Una mente cosciente, non comprerebbe cose superflue, che invece tramite il marketing ci inducono a comprare, convincendoci di averne bisogno per essere accettati, apprezzati e valorizzati. Cominciare col prenderne atto è già fondamentale. Sorrido perché mi rendo conto di quanto sia banale, ma al tempo stesso importante ciò che scrivo: ogni gesto fa la differenza. Giorno per giorno ognuno può farla anche solo consumando meno, soprattutto in virtù del fatto che oltre a ciò che ho già detto, spesso ciò che acquistiamo/consumiamo, non si riduce a un bisogno reale, ma ad una gratificazione instantanea e temporanea. La vita è molto più semplice di quanto si crede ed è proprio nelle semplici cose che troviamo la gioia più grande.

Il periodo più bello della mia vita l’ho vissuto in Colombia, quando viaggiavo assieme a un ragazzo indigeno senza carta di credito né soldi contanti. In quel periodo non avevo niente, ma nel mio niente sentivo di avere tutto. Ero felice. Lì mi sono veramente resa conto di ciò che voleva dire chi ha coniato lo slogan: “LESS IS MORE”.

9. Quali sono i tuoi progetti futuri?

Viglio tenere conferenze, andare nelle scuole, sostenere un discorso al TED e scrivere un libro.

Voglio restituire al mondo tutto ciò che mi è stato dato, sensibilizzando le persone su temi importanti fra cui quelli affrontati in questa intervista. Alla luce di questi 10 anni di viaggi e vita nel mondo, mi sento ‘privilegiata’ in termini di esperienze e livello di coscienza.

Se osservo il mio percorso mi rendo conto di aver ricevuto tantissimo, sia dal mondo che dagli altri. Ho goduto delle lezioni di vita e insegnamenti dei più grandi maestri provenienti da tutto il mondo. Sono stata ospitata senza che nessuno mi chiedesse nulla in cambio da esseri umani che mi hanno dato nuovi esempi. Questo mi ha fatto aprire la mente permettendomi di trovare consapevolezza e felicità. Grazie all’aiuto sincero di queste persone ho costruito un approccio mentale forte, resiliente che riesce a trovare sempre il bello della vita, in qualsiasi momento. Alla luce di queste consapevolezze sento il bisogno di restituire tutto ciò che mi è stato dato.

Voglio parlare, raccontare, dare una voce al mondo e alle culture che in Occidente non si conoscono. Voglio condividere tutta la meraviglia e la magia assorbita in più di dieci anni di vita nomade. Voglio essere un punto di riferimento per chi ha sogni nel cassetto, ma non riesce a realizzarli. Ma sopratutto, attraverso la mia storia voglio fare capire che tutto è possibile. O meglio, che gli unici limiti sono quelli mentali perché il raggiungimento di ogni obiettivo è frutto dell’approccio mentale con il quale lo si affronta. Quando dopo il primo lockdown, a maggio 2021, ho lasciato nuovamente l’Italia mi sono ripromessa che non lo avrei più fatto in silenzio, ma che mi sarei esposta, raccontando di me, del mondo, delle conoscenze acquisite per motivare coloro che sognano di “fare qualcosa”, ma che purtroppo sono “bloccati”. Fare “quel primo passo” a volte fa paura, ma lasciare la propria zona di comfort e superare i propri limiti avendo il coraggio di vivere i nostri sogni è una competenza che dovremmo acquisire tutti.

Mi riempie di gioia sapere che attraverso la mia storia tante persone possano trovare il coraggio di partire e inseguire i propri sogni.

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