Maricla viaggiare per scrivere degli ultimi
Mi chiamo Maricla, sono nata e cresciuta in Toscana ma ora vivo in Cambogia. Sono una scrittrice e viaggio per il mondo per raccontare storie di persone e situazioni di cui in Occidente le persone sentono parlare poco e/o male. Potete seguirmi su Facebook Instagram o leggere i miei articoli (in inglese) qui : https://vocal.media/authors/maricla-pannocchia
1. Lo scorso luglio hai deciso di lasciare l’Italia. Puoi dirci perché?
In Italia, specialmente nel paesino e nella famiglia in cui sono cresciuta, mi sono sempre sentita come un pesce fuor d’acqua. Sono sempre stata uno spirito libero e, sin da piccola, le mie due più grandi passioni erano la scrittura e i viaggi. Sapevo che avrei fatto qualcosa in questo senso e pian piano si è delineata la mia missione di vita, in maniera molto fluida e naturale: viaggiare per incontrare altre persone e scrivere delle loro storie. Ci tengo a dire che, anche se scrivo spesso di violazioni dei diritti umani e altri orrori, uno dei miei scopi è incoraggiare le persone a celebrare la diversità, e quindi mi piace scrivere anche delle altre culture e tradizioni.
2. Come mai hai scelto il sud-est asiatico come meta?
La Cambogia mi ha sempre “chiamata” e a luglio 2022 ho finalmente risposto. Quando sono partita, non sapevo quanto sarei rimasta fuori, ma dopo una decina di giorni ho capito che non sarei più tornata a vivere in Italia.
3. Di cosa ti stai occupando esattamente in Cambogia?
Io ora vivo in Cambogia, ma la mia missione resta quella di viaggiare per il mondo per raccontare, attraverso la scrittura, di persone e situazioni di cui in Occidente le persone sentono parlare poco. Anche in Cambogia, quindi, mi occupo di questo. È logico, poi, che vivendo qui mi integro ogni giorno di più.
Ormai ho la mia routine, ho amici cambogiani, e la loro cultura diventa sempre di più anche la mia.
Qui ho avuto modo di conoscere persone sopravvissute al genocidio perpetrato dai Khmer Rossi. Purtroppo la povertà è un po’ ovunque: dai bambini che raccolgono le bottiglie di plastica, ai sopravvissuti alle mine antiuomo che suonano in cambio di donazioni o chiedono l’elemosina. Ma il popolo Khmer è gentile e resiliente. È anche questo il messaggio che voglio far passare. Queste persone, così come tutte le altre che ho incontrato nel corso dei miei viaggi, non vanno compatite. Io non faccio questo “per beneficenza” o perché provo dispiacere per loro. Sì, certo, è naturale provare rabbia o tristezza, ma passare del tempo con queste persone è un onore e mi arricchisce in un modo che è difficile da spiegare.
4. Puoi parlarci della tua esperienza nel campo profughi?
Nel gennaio 2022 ho partecipato alla missione della Onlus italiana “Support and Sustain Children”, che si occupa delle persone che vivono in un campo profughi improvvisato al confine fra la Turchia e la Siria e ho scritto un libro per loro: Boccioli nel fango premiato al Books for Peace 2022 – sezione saggistica/diritti dell’infanzia.
Essendo sempre stata interessata alle tematiche umanitarie, avevo visto tanti video sui campi profughi, avevo letto esperienze di altre persone che c’erano state, ma ovviamente ritrovarsi lì è tutta un’altra cosa. Quello che mi ha colpito di più è come abbia visto la vera Umanità, quella che in Occidente la gente sta perdendo ogni giorno di più, nonostante le condizioni di vita lì siano veramente difficili, con persone che non hanno neanche un certificato di nascita, una carenza capillare di ogni tipo di servizio e una vita sospesa nel limbo dell’incertezza e delle mancate opportunità.
Ricordo come mi sono sentita bene quando uno degli insegnanti ci ha invitati a cenare a casa sua. Casa sua, ovviamente, è una tenda. Oppure, quando dei bambini ci chiedevano, “Avete freddo?”, “Volete un cuscino per stare più comodi?” e loro, nel gelo di gennaio, erano vestiti con abiti leggeri e a piedi scalzi. In una situazione del genere, prodotta dal lato peggiore della razza umana, ho avuto modo di sperimentare uno dei lati migliori dell’essere Uomo. Questa, ovviamente, è la mia opinione da privilegiata, di chi è stato nel campo una settimana ed è potuto poi andare via.
Il mio messaggio resta questo: una situazione del genere è inaccettabile. Non si possono “parcheggiare” delle persone innocenti in un posto sperduto nel niente e privarle di ogni tipo di opportunità, spesso calpestando i loro diritti. Non c’è niente di romantico in questo, non bisognerebbe parlare della loro resilienza, ma dovremmo agire concretamente per mettere la parola “fine” alla guerra in Siria che, in questo caso, cause le loro sofferenze.
5. Ci hai detto che il tuo scopo è educare gli italiani e gli Occidentali in generale. Cosa intendi esattamente?
Beh, sì e no. Per anni ho usato i social cercando di sensibilizzare le persone occidentali, in particolar modo gli italiani, su quello che succede nel resto del mondo, ma i risultati sono stati a dir poco scarsi.
Ovviamente non mi riferisco a chi già ha questa filosofia di vita, simile alla mia, ma a coloro che commentano con “poverini” oppure lasciano un “mi piace” e si sentono con la coscienza in pace. Tante persone, specialmente da quando ho lasciato l’Italia, mi scrivono su Facebook per complimentarsi con me, ma io non cerco elogi e non sono una santa. Non faccio niente di eccezionale e la prova è il fatto che, qua in Cambogia, ho incontrato diversi occidentali che vivono una vita semplice dal punto di vista economico e di possedimenti materiali, votata al viaggio e all’aiuto rivolto agli altri. Per questo motivo, ho deciso di ridurre di molto il tempo da passare sui social, limitandomi a postare quello che voglio, come e quando voglio, e senza dare troppo peso alle reazioni scaturite dai post (o alla mancanza di queste). Voglio concentrarmi di più sull’entrare in contatto, sia offline sia online (anche in contesti lontani dai social), con persone veramente affini a me per motivazione e stile di vita e l’Universo sta già rispondendo a questo mio bisogno perché negli ultimi giorni ho conosciuto delle persone interessanti e mi si sono presentate opportunità che reputo decisamente stimolanti per imparare e crescere come essere umano.
6. Se qualcuno volesse dare il suo contributo e partire a sua volta, quali consigli ti sentiresti di dare?
Io penso che ognuno abbia la propria missione di vita e le proprie tempistiche. Ci sono 1.000 ragioni per partire ma io non penso che bisogna necessariamente fare le valigie per vivere una vita degna di essere vissuta. Per me partire è stato semplicemente naturale. Io sono sempre stata interessata alle cause umanitarie, già da quando ero adolescente e Internet non era così funzionale e diffuso come adesso. Io sono contraria al volonturismo, al visitare tutti quei luoghi che non rispettano i diritti delle persone e/o degli animali e, in generale, penso che se una persona vuole veramente fare la differenza debba ascoltare la propria anima e chiedersi perché. Purtroppo, negli ultimi tempi ho visto vari video su Instagram di occidentali che si filmano mentre danno soldi o regalano cibo ai “poveri” del mondo, e questo è aberrante. Non è tanto il classico “la beneficenza si fa senza dirlo”, perché, se esposte in maniera corretta, certe azioni possono ispirare gli altri, ma è il chiedersi perché lo si vuole fare veramente, abbandonare l’ego, lavorare prima di tutto su se stessi ed essere pronti a evolvere costantemente.
7. Quali sono i tuoi programmi futuri?
Non lo so. Al momento sono in una fase di transizione proprio perché, dopo tanti anni dedicati allo scrivere in italiano e a interagire principalmente con italiani sui social, ho capito di dover dedicare molto meno tempo a quella sfera e di dovermi muovere anche su altri frangenti che mi permetteranno di relazionarmi con persone più allineate a me. Sto esplorando altre realtà online ma, principalmente, mi sto concentrando sull’offline. Vivendo qui in Cambogia, ma anche viaggiando, incontro persone da ogni Paese e molte hanno storie davvero interessanti. Si tratta di fare network e di cominciare a essere molto più selettiva. Continuerò a viaggiare, incontrare le persone e scrivere delle loro realtà ma, onestamente, non so dove mi porterà l’Universo. So solo che questa è la mia missione di vita e che devo aggiustare il tiro, ma la rotta rimane sempre quella.