Perché Viaggiare da Soli a Salamanca
Chi non ha una città dei sogni? Per molti si tratta spesso solo dell’idealizzazione di un luogo visto alla TV o di cui si è letto in un libro; chi viaggia, invece, può darsi che questo personale Paese delle Meraviglie l’abbia addirittura già visitato fisicamente. La mia città dei sogni è Salamanca, il mio el Dorado in mezzo alla meseta castigliana. Andiamo a farci un giro?
Immaginate di catapultarvi nel bel mezzo della città, aprite gli occhi e vi troverete circondati dai portici barocchi di una delle più belle piazze del mondo. La plaza mayor è il nostro chilometro 0, da qui partiremo alla scoperta di Salamanca. Ma prima facciamoci pure un giro, andiamo alla ricerca del polemico busto di Franco o di quello qualche re del passato, scattiamo foto a gogo e, se pagate voi, possiamo fermarci a bere una birretta in una delle tante terrazze. Sia quel che sia, uno non ne ha mai abbastanza di questo posto, autentico centro nevralgico di Salamanca, animato da un perenne viavai di gente del posto e turisti.
Infiliamo ora una delle uscite opposte all’orologio e incamminiamoci lungo la via più centrale della città, la rua mayor. Ristoranti acchiapa turisti, negozietti di souvenir e jamonerias ci guidano verso un’altra piazza, quella di Anaya, dove già si intravede la torre della Cattedrale nuova. Salamanca ha due cattedrali costruite una attaccata all’altra. L’insieme non può non impressionare il viaggiatore. Una buona alternativa per vederle entrambe all’interno sta nel risalire la torre, in più, una volta incima, potremo goderci il panorama del centro storico dall’alto. La cattedrale nuova, miscuglio di più stili architettonici, nasconde delle curiose scultura. Provate a trovarle sulla parete che da alla piazza. Vi do un aiutino, cercate un austronauta e un dragone. Lo scherzetto si deve allo scultore che ristrutturarò parte della chiesa negli anni 90.
Dall’altra parte della piazza, una scalinata porta al Palazzo di Anaya, le cui colonne neoclassiche accolgono gli studenti di filologia dell’università. Entriamo. Tutti i nomi che leggete sulle pareti una volta venivano dipinti con il sangue del toro che il neo dottore faceva sacrificare per celebrare l’evento. Oggi si usa della normalissima vernice rossa. Sembra anche che in questo palazzo i Re Cattolici dierono appuntamento a un tale Cristoforo Colombo…
A questo punto abbiamo due possibilità, possiamo andare a mangiare un pincho a Caballerizas, la bellissima caffetteria della facoltà o puntare dritti verso un’oasi di pace. Il Huerto di Calisto e Melibea sembra infatti volersi occultare agli occhi del turista. E lo fa per mantenere l’atmosfera che aleggia tra gli alberi da frutto, i fiori colorati e le vigne. Tra queste mura vivettero il loro tragico amore i Romeo e Giulietta spagnoli, nati dalla penna di Fernando de Rojas qualche secolo fa. Una volta ricaricate le pile, continuamo il giro attorno alle cattedrali, passiamo accanto al Museo Lis, una casa di fine XIX secolo, bellissima soprattutto di notte quando le vetrate risplendono alla luce dei lampioni.
Possiamo nuovamente scegliere tra due diversi percorsi: uno ci porterà in riva al fiume Tormes, ai piedi del bel ponte romano del I secolo. L’altro invece ci riconduce verso la rua mayor. Prendiamo il secondo e raggiungiamo la stupenda facciata dell’antica università, che nasconde tra le sue figure e i suoi ghirigori una piccola rana. Narra la leggenda che chi riesce a trovare la ranita, senza farsi aiutare, avrà fortuna sul lavoro o supererà gli esami all’università. Stavolta io non posso aiutarvi, mentre aguzzate la vista ne approfitto per fare un giro nel chiostro alle vostre spalle, quello delle Escuelas menores, e mi godo il panorama del Cielo de Salamanca, un affresco del XV secolo che rappresenta un cielo, appunto, con tanto di segni zodiacali, costellazioni, venti e compagnia bella. Allora, l’avete trovata la rana? Dai, ma non la vedete lì sulla destra, proprio sulla colonna, incima a quel…
Per completare il puzzle del centro storico ci manca ancora almeno un tassello. Torniamo sulla via principale, all’angolo alla vostra sinistra c’è una casa particolare, tappezzata di conchiglie; ecco, quella è la gotica Casa de las conchas, fatta costruire da un cavaliere dell’Ordine di San Giacomo (il cui simbolo è appunto la conchiglia), che oggi è una biblioteca pubblica. Non perdetevi il chiostro e il pozzo, perché meritano un’occhiata e qualche foto. Chiudiamo tornando verso la piazza centrale, passando però da una via speciale. Godiamoci la magia della calle Compañía, la stradina che scende lievemente accanto alla Casa de las conchas. Ripassateci di notte, quando si accendono i lampioni, non ve la dimenticherete.
Tutto qui? Bè, non proprio. Un’altra giornata va dedicata al convento di San Esteban, sempre nel centro storico. Andate poi alla ricerca della Cueva di Salamanca, che oggi giorno è ricordata da una… torre. Sembra che nella grotta in questione dava lezioni di magia nera Satana in persona. Sette studenti lo seguivano per sette anni, al termine dei quali uno di loro rendeva la sua anima al Diavolo. Racconta la leggenda che uno di questi riuscì con l’inganno a salvare la pelle e l’anima. Veniteci al tramonto, portateci il vostro ragazzo o la vostra ragazza, l’ambiente farà tutto il resto. Salamanca non si limita nemmeno a questo e una visita non può davvero considerarsi completa senza prima aver provato qualche tapa e aver fatto un po di festa nell’infinità di bar del centro. Vivace e ricca di storia, piccola al punto giusto e vivibile come poche, Salamanca, sono sicuro, non è solo la mia città dei sogni.