Come scegliere il viaggio giusto al momento giusto
Sempre più persone mi scrivono raccontandomi il periodo che stanno attraversando, aprono il loro cuore con me, scoprono la loro vita privata, chiedendomi di indicargli la meta giusta per il prossimo viaggio. Sono anni che faccio Travel Coaching e mi occupo di insegnare alle persone a viaggiare da sole e se sono interessate a trasformare il viaggio in un momento di crescita costruendo un percorso insieme.
La maggior parte delle persone si focalizza sulle destinazioni, come se viaggiare in Alaska ti rendesse forte e andare a in India ti rendesse spirituale, ma a parer mio quello è tutto marketing, la differenza la fa la maniera in cui vivi un luogo o le attività che scegli di fare.
Sicuramente ci sono luoghi che sono più energetici di altri, specialmente quelli vicino ai vulcani o dove c’è una spiritualità molto forte, ma non bisogna necessariamente attraversare un oceano.
Anche se adoro l’Italia e lo trovo il paese più bello del mondo, credo che viaggiare da soli nel proprio paese non sia così facile. Paradossalmente questa familiarità ci ingabbia. È molto più difficile fare amicizia con sconosciuti nel proprio paese, parlando la stessa lingua è molto più complesso sfuggire dalle etichette che ci siamo messi o che ci hanno messo. Per questo almeno la prima volta è meglio andare fuori dal nostro paese, anche non lontano, se non abbiamo tanto tempo, ma almeno in un luogo dove non capiscano da che città veniamo dopo 2 minuti.
Come ho detto più volte ogni situazione o periodo della propria vita ha un tipo di viaggio più adatto, badate bene dico viaggio non destinazione.
Il viaggio giusto al momento giusto:
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Rottura di una relazione
Il dolore che deriva da una separazione è legato soprattutto al vuoto che la mancanza del partner lascia nell’altro.
I bisogni emotivi dell’individuo non sono più soddisfatti; manca il calore, l’affetto, l’intimità del rapporto.
Il bisogno è la vicinanza emotiva
Non va cercato un rimpiazzo, ma ciò che può esaudire il bisogno emotivo che crea la vicinanza di una relazione.
Quell’intimità può essere cercata in un’esperienza simile, che risponda comunque allo stesso bisogno di calore.
Può essere una vacanza sociale, a contatto con persone a cui dare e da cui ricevere amore, un’esperienza con gli animali, con i bambini.
No a villaggi/resort, ok se leggete il mio blog sapete che quelli non li consiglio mai a prescindere, ma mi è capitato di ricevere email da persone che avevano terminato una relazione da poco che pensavano di andare in un villaggio all inclusive, perchè per loro era più facile fare amicizia. Personalmente credo non ci sia errore più grande, non c’è niente che ti faccia sentire più solo di un luogo in cui tutti sono venuti in coppia a con amici e sono perfettamente affiatati.
I contesti chiusi, non favoriscono lo scambio autentico, dove in genere si è accompagnati e se si va da soli, lo scopo è spesso ben diverso dalla conoscenza disinteressata.
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Burnout o crollo emotivo
In un momento di stress acuto, in cui si è stanchi e scarichi, quale soluzione migliore per ricaricarsi e rilassarsi?
Il bisogno è ricaricarsi
Se quello che manca è l’energia bisogna partire da lì e cercare un contesto capace di rigenerare e energizzare.
Le fonti più preziose di energia sono la natura e il movimento.
Ecco che allora può essere terapeutica una vacanza attiva, che preveda dello sport, specialmente delle camminate nella natura, io consiglio sempre di andare in luoghi vicini all’acqua, come i fiumi le cascate o ovviamente il mare, meglio se “potente” come l’oceano.
Consiglio se è possibile anche di fare delle passeggiate a cavallo, dove poter assorbire energia dall’ambiente circostante e sentire il corpo grazie al movimento.
No invece ai classici weekend relax
Come le terme o le spa, che anziché ricaricare, a dispetto delle apparenze, buttano ulteriormente giù fisico e umore. Un buon compromesso potrebbe essere regalarsi un bel massaggio dopo lo sport, come se fosse un premio, amarci e riconoscerci come importanti. Quindi non solo relax, ma sempre meglio combinare le cose.
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Crisi/disorientamento
In uno stato di crisi in cui non si riesce più a capire quello che si vuole, in cui ci si sente senza una meta, cosa scegliere per sentirsi meglio?
Il bisogno è quello di individuare un obiettivo
Se non si sa dove andare, difficilmente si riuscirà ad arrivarci.
Il bisogno primario è costruirsi un obiettivo per poi sentirsi realizzati.
Costruire un obiettivo tangibile significa rappresentare simbolicamente quello che si vorrebbe trovare nella realtà.
Via libera allora ai cammini, che sono da sempre la miglior forma di meditazione che esiste. Per fortuna stanno nascendo tantissime alternativo al Cammino di Santiago, magari meno conosciuti, meno frequentati, dove i pellegrini hanno la possibilità vera di perdersi e di ritrovarsi seguendo semplicemente la strada.
E a tutte quelle esperienze che mirano a identificare una meta a cui arrivare (come ad esempio le vacanze associate a corsi, attività sportive). Se si stabilisce un obiettivo concreto e si riesce a portarlo a termine si raggiunge la consapevolezza di essere ancora in grado di capire quello che si vuole e di riuscire a realizzarlo.
Meglio evitare invece viaggi improvvisati
Non organizzati, dove si decide all’ultimo, che potrebbero incrementare il disorientamento e la frustrazione di non sapere dove si vuole andare. Molto spesso ci costruiamo dei setting perfetti per farci fallire, in modo da confermare la pessima idea che abbiamo di noi in quel momento. Per questo, quando ci troviamo in questo tipo di crisi è meglio anticipare i meccanismi strani del nostro cervello.
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Cambiamento di lavoro
Cambiare lavoro rappresenta un evento piuttosto eccezionale nella vita.
Che sia una scelta personale o no, è sempre un momento di rottura, talvolta di liberazione, sicuramente di trasformazione.
Il punto è che bisogna riniziare da capo.
La necessità è lasciare il passato alle spalle
Per trovare l’energia di ripartire da zero.
Per questo è fondamentale prima di tutto vivere il momento fino in fondo, cogliendone l’eccezionalità.
Significa osare, anche nel viaggio, realizzare i propri desideri, fare quella piccola pazzia che si è sempre desiderato, ma non si ha mai avuto il coraggio di mettere in pratica.
Può essere ad esempio un viaggio con mezzo inusuale, in moto, in bicicletta, in autostop, dove fare tappa in base all’istinto, all’ispirazione.
Il viaggio diventa l’occasione per staccare da ciò che è stato per buttarsi in ciò che poi sarà.
Per ascoltarsi e assaporare il tempo, nella sua lentezza, ad esempio con un’esperienza itinerante in un luogo che affascina da sempre.
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Apatia – Mancanza di motivazione
Nelle situazioni di apatia è importante capire quali sono le motivazioni alla base di quello stato psicologico e cosa potrebbe essere di stimolo.
Il bisogno è scovare l’elemento attivante,
anche nel viaggio. Ciò che potrebbe essere fonte di curiosità e interesse, magari partendo dalle proprie passioni. Può essere un’idea iscriversi ad una vacanza dove si ha modo di approfondire un’attività artistica, come la fotografia, o un ritiro di yoga in un luogo lontano.
Meglio evitare i luoghi “introspettivi”
Che, anziché stimolare l’azione, favoriscono il pensiero, l’introspezione. Come l’agriturismo in campagna, isolato, in mezzo alla natura. O i paesaggi freddi, come i fiordi ad esempio, ti mettono in una condizione mentale che ti allontana troppo dall’attività. Quando si è apatici si cerca una miccia, bisogna andare dove questo fuoco si possa accendere
Coinvolgersi, seguendo le proprie inclinazioni
Bisogna permettere alla propria personalità di esprimersi liberamente, di attivarsi in qualcosa che sente vicino, proprio.
Il viaggio è un’esperienza soggettiva
Se è vero che a ogni situazione emotiva corrisponde un certo tipo di viaggio, è anche vero infatti che l’ultima parola spetta sempre al protagonista. Il viaggio resta un’esperienza soggettiva e va vissuta come tale; ciò che per qualcuno è fonte di benessere e attivazione può non rappresentare lo stesso per qualcun altro. È bene quindi non forzarsi e capire ciò che è in linea con il proprio carattere e la propria individualità.
Se si cercano “consigli”, è bene chiedere a chi è simile a noi, chi ha una mente come la nostra o quanto meno non troppo distante. Un amico caro, un collega stimabile non necessariamente può suggerirci il viaggio giusto, quello che è andato bene per lui non necessariamente lo sarà per noi.
A questa stregua anche il confronto con altri, per avere indicazioni o suggerimenti su cui basare la propria scelta, può essere fuorviante.
Il viaggio non deve essere un rimpiazzo di ciò che manca
Ma una metafora. Bisogna cercare un’esperienza significativa che sia in grado di offrire quello che realmente si desidera in quel particolare momento della vita. È quello il punto da cui partire per scegliere il viaggio giusto, che sarà ogni volta diverso.