Aspetti ricorrenti in viaggio: un segno del destino?
Si dice che chi parte per un grande viaggio cerchi una risposta.
Risposta a cosa? Forse non sempre si ha una domanda chiara nella testa, altre volte non vi suole ascoltare quella domanda perché non siamo pronti alla relativa risposta.
Fatto sta che le persone in viaggio seguono un fil rouge, ognuno il proprio, silente, tacito, stampato nella loro pancia.
Vi è mai capitato di leggere i segni del destino? Di trovare delle ricorrenze nella vostra vita, nella quotidianità.
Ad esempio state pensando di iniziare un nuovo sport e ogni rivista che aprite o volantino che trovate parla proprio di quello sport?
La percezione è selettiva!
Noi non potremmo mai notare tutti gli stimoli che riceviamo dal mondo al secondo, scegliamo di carpirne alcuni, quelli che ci sono più utili, quelli più fisiologici!
La maggior parte ci servono per la sopravvivenze e per orientarci ed una parte di servono per orientare il pensiero.
Le persone hanno continuamente un pensiero per la testa, qualcosa che vorrebbero, qualcosa che temono di fare o che hanno paura di cambiare, necessariamente leggiamo quei segnali nel mondo che ci circonda, siamo noi che scegliamo di vederli, i segnali sono sempre stati lì.
Quando siamo in viaggio da soli, abbiamo più tempo e modo per ascoltarci, per ascoltare le nostre paure i nostri desideri, non abbiamo alibi, persone “dentro” le quali rifugiarsi, non abbiamo copertine di Linus, siamo allo scoperto, sempre. La prima volta che ero in Argentina, lavoravo ancora in azienda ero lì in ferie, solo 15gg, tutte le persone che incontravo mi dicevano che avevano lasciato il proprio lavoro e stavano viaggiando per mesi, in realtà non erano tutte quelle che incontravo, erano solo una parte, come quelle che incontro ogni volta che vado in ostello, ma io ero colpita nel profondo dalla loro storia, perché inconsciamente era quello che avrei voluto fare anche io.
Segno del destino?
No segno del cervello! Il nostro subconscio è più intelligente del nostro conscio (ok è l’ultima cosa psicologica che dico).
Dentro di noi sappiamo di cosa abbiamo bisogno, sappiamo se la persona che abbiamo di fronte è affidabile o ci sta nascondendo qualcosa, sappiamo cosa ci rende infelice e cosa dovremmo cambiare, solo che poi sprechiamo tantissima energia, tempo e a volte salute per auto ingannarci e proseguire nel tiepido stato in cui siamo immersi.
Impariamo ad ascoltare i segni del destino, perché è il nostro inconscio che vuole farsi ascoltare, sono i nostri desideri che cercano parole, le nostre paure che cercano conforto.
Ogni volta che parto per mesi credo di sapere che tipo di risposta cerco, poi la mia attenzione ricade spesso su altro, mi fa pensare o riflettere su aspetti della vita o di me stessa che io sono abituata a ritenere poco importanti, su desideri che io sopprimo da anni ormai. Ma ad un certo punto non si può prendere in giro se stessi, se tutto di parla di una cosa vuol dire che un motivo ci sarà. E allora affrontiamo lo scheletro, qualunque forma esso abbia, tanto la vita prima o poi ci porta sempre di fonte al nucleo, ma a volte ci mettiamo anni per capirlo!
Capita anche a me. A volte me la prendo con me stesse per non aver ascoltato quella vocina decisamente più consapevole e intelligente di me! Io ci ho messo mesi a capire cosa realmente volevo e lo sto realizzando. Eppure quella vocina me lo aveva già detto tanto tempo fa. E allora ti chiedi come mai non gli hai dato retta, ma non conosci la risposta. E tutti i “presunti” segni li ho avuto anch’io, ma li ho lasciati andare.
Ciao Francesca
Esatto Pasquale, il nostro cervello ci arriva sempre prima! Ma a volte nn siamo pronti ad accettarlo, anche a me è successo da poco…un’altra volta!