A spasso nella storia: Chernobyl e la città fantasma di Pripyat
Come avrei potuto volare fino a Kiev e non prendermi un giorno per visitare una dei luoghi più tristemente noti del mondo? Sto parlando di Chernobyl, sede dell’incidente nucleare più grave della storia.
Poco più di 28 anni fa – il 26 di aprile del 1986- il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’antica Unione Sovietica, esplose segnando un tragico prima e dopo nella storia dell’umanità. Tutti conoscono date e numeri, tutti hanno visto documentari e fotografie, ma quanti hanno davvero visto con i loro occhi i resti del reattore 4, quanti hanno messo piede nella surreale città fantasma di Pripyat?
Oggigiorno, l’unico modo per visitare l’Exclusion Zone che comprende un raggio di 40 km attorno al punto dell’esplosione è saltando su uno dei minivan delle agenzie che organizzano il tour. Provare ad arrivarci da soli sarebbe inutile perché due checkpoint controllati dall’esercito ucraino delimitano la zona. Io ho scelto di partecipare al day trip gestito dai ragazzi di Ukranian web. Nonostante sia piuttosto allergico ai tour guidati, devo dire che in questo caso la giornata è stata perfetta grazie alla professionalità di Yuri e Misha – manager e guida di Ukranian web-.
Durante il tour sono programmate cuattro fermate (cinque se calcoliamo l’ultima per fare pranzo J), oltre ai due controlli di cui parlavo sopra: la prima è proprio nel villaggio di Chernobyl, in cui si trova un interessante museo e un monumento in ricordo dei più di cento paesi scomparsi dopo l’incidente. Il nostro secondo stop è stato invece molto emotivo perché abbiamo avuto la possibilità di entrare in un vecchio asilo. Gli scheletri dei lettini dei bimbi sono ancora lì, come pure libretti, bambole e giocattoli. L’inclemenza del tempo contribuisce a rendere l’ambiente ancora più tragico.
Ancora un po’ toccati dal momento passato all’interno dell’asilo, proseguiamo in direzione della centrale nucleare che si trova a 18 km dal villaggio di Chernobyl. Personalmente, l’attimo che siamo stati a pochi passi dal famoso reattore l’ho trovato il meno interessante di tutta la visita. Per me che sono tutt’altro che un esperto in materia, la centrale non mi è sembrata diversa da qualsiasi altra zona industriale. Fatte le foto di rito ai resti el reattore e al nuovo tetto protettivo in costruzione siamo ripartiti per l’ultima tappa, il vero climax della giornata.
Pripyat è il nome della città evacuata pochi giorni dopo l’esplosione. Fondata nel 1970, all’epoca era una moderna e vivace città che accoglieva più di 50’000 abitanti (di cui 10’000 impiegati nella centrale). Rimasta orfana della sua gente da un momento all’altro, la città è stata invasa dalla vegetazione. Piante e erbacce hanno ripreso il controllo del territorio che gli era stato tolto per costuire strade e enormi edifici in stile comunista. Passeggiare tra le stradine di Pripyat è un’esperienza semplicemente eccezionale. L’ambiente è surreale, il silenzio è assordante. I blocchi di cemento delle case sono come gusci di lumaca in mezzo alle piante alte e fini che sbucano anche dalle crepe dell’asflalto.
Tra le cose che più mi hanno colpito c’è il luna park abbandonato: autoscontri, giostre e una ruota panoramica arrugginita che resteranno per sempre in attesa del ritorno dei bambini. Grazie a Ukranian web prima di prendera la via di casa siamo potuti entrare nella vecchia scuola e nella piscina. Che dire, sembrava di essere sul set di un film dell’orrore. Le pareti screpolate, i banchi rotti, i cavi elettrici che penzolavano dal soffitto, la grande piscina senz’acqua e gli spogliatoi vuoti. Mi muovevo con rispetto tra i detriti, proprio come si fa in un posto sacro. Pripyat è agghicciante, surreale, Pripyat è storia.
Come avrei potuto volare fino a Kiev e non visitare Chernobyl? Impossibile. Considerare Pripyat turismo del macabro sarebbe ingiusto non tanto per il viaggiatore, bensì per la storia del luogo. Chernobyl, Pripyat, la centrale nucleare sono luoghi che meritano di essere visti perché costituiscono una parte importante della storia recente del mondo. Il 26 di aprile dl 1986 morirono due persone, due uomini che lavoravano al reattore, uno sul colpo e l’altro qualche ora dopo in ospedale a causa di un infarto. Da quel giorno il numero delle vittime di Chernobyl è continuato ad aumentare, e nonostante queste siano morti che non fanno notizia, il conteggio non sembra avere intenzione di fermarsi.