Thank you for sharing, impariamo a dirlo
Eravamo seduti sulla spiaggia di Mawi, Lombok, Julio si era addormentato da un po’ le onde erano alte e dopo tutto eravamo svegli dalle 5,30, noi chiacchieravamo un po’ spostati sulla sinistra per non disturbare il suo sonno.
Dopo un oretta lui apre gli occhi, si stiracchia volge il suo sguardo verso il promontorio a destra e le onde che entrano forti nella baia e si accorge che a meno di 5 metri da lui era seduta Christine, che lo guardava con aria interrogativa.
“Cosa ci fai qui?”Christine, la sua ex, un americana conosciuta in scozia 4 anni fa, interminabili tira e molla, riavvicinamenti via chat e lunghe notti a Madrid, poi ogni volta un motivo per lasciarsi.
“Quando da Madrid mi sono trasferito in Asturias lei dopo poco mi ha seguito, lei dice che è un caso, ma nn ne sono poi tanto sicuro. Prima di lasciarci le avevo detto che sarei andato 2 mesi in Indonesia e ora me la ritrovo al mio fianco.” – Si ma sei felice?- ” Felice? non lo so! So solo che è strano, lei nn centra niente qui!” -Fammi capire ma ti segue da 4 anni?- “ma no non mi segue è una coincidenza” “Stalker!”, grida Andy, “è una pazza stalker se fosse stato un uomo e tu una donna avreste già chiamato la polizia!” Un paio di ore dopo eravamo tutti seduti sulle palafitte di Nana mangiando nasi goreng e prendendoci in giro a vicenda, quando Fran grida “Ostras esà li a dentro!” Chi? “Christine!” “Noo davvero?!! Che coincidenza“, esclama Julio. “Stalker ti ho detto che è una stalker“, ribatte Andy. “Julio hai due opzioni o vai da lei e te la porti in camera o le dici di non seguirti più e domani parti per Sumbawa!”
-Ok ragazzi, basta a mettere in mezzo Julio, lui è riservato e soprattuto credo che non abbia la più pallida idea di cosa debba fare- “si è vero parliamo d’altro”, sottolinea Julio.
“Ho io una bella storia, forse la più strana storia di viaggi e sesso che abbiate mai ascoltato”, ribatte Andy.
“Quando mi sono laureato, ho attraversato l’Europa in bus per 42 giorni insieme ai miei compagni di corso, dopo il primo mese eravamo in Grecia, a Mykonos, nel mio albergo conosco una ragazza americana, chiacchieriamo, poi la sera stessa in discoteca la ribecco con un’amica canadese, dopo un paio di drink decidiamo di fare il bagno di notte, la ragazza canadese di spoglia ed entra in acqua nuda, io la seguo, l’americana entra in bikini e quando si accorge che noi eravamo nudi se ne va via sdegnata, basta poco per accendere la scintilla e finiamo a fare sesso nelle acque di Mykonos. Lei era seduta su uno scoglio, e ad un certo punto sento una cosa che esce della roccia e mi morde! Si mi morde esattamente lì! Così vado da una delle ragazze del gruppo che era infermiera, ma era troppo ubriaca per visitarmi, il dolore diventa lancinante, il mio membro diventa quasi nero. il giorno dopo vado in ospedale, un piccolo ospedale arroccato su una roccia con una bellissima vista, entra una ragazza dai tratti mediterranei, occhi scuri carnagione ambrata, io ero imbarazzatissimo. Lei non parlava inglese è stato inutile spiegarle cosa mi era successo, ho preso degli antidolorifici e sono ripartito. Nei gironi successivi eravamo sempre in pullman non avevo tempo per fermarmi in ospedale, non potevo essere ricoverato, o forse ero così stupido da non capire che era il caso che abbandonassi il gruppo. L’infezione continuava ad aumentare la mia pelle era completamente bruciata ed una lunga linea blu scuro era come carne viva, mi sono medicato come potevo ma nn guariva. Dopo circa un mese, tutta la parte superiore della pelle era ormai morta, sono tornato a Londra, dove vivevo, e il medico mi ha detto che non sapeva cosa fare e che sarei dovuto andare da uno specialista, così ho deciso di fare a modo mio, ho deciso di farmi circoncidere. Cerco su google dove posso farlo a Londra, mi appare il numero di un ambulatorio gestito da un iracheno, mi dice che nel suo paese lui era un chirurgo a tutti gli effetti, prendo un taxi, avevo troppa paura di arrivare li con le mie gambe, vado in qualche luogo a East London, salgo al secondo piano, una ragazza mi accoglie e mi fa sedere. Quattro anestesie, e tutta la mia pelle morta era stata tolta, ero circonciso come un bambino ebreo, 20 punti di sutura, ci ho messo 3 mesi per riprendermi!”
[la storia in realtà continua ma meglio di no..]
Io resto a bocca aperta, tra l’imbarazzata e la compassione, a dire il vero non mi viene molto da ridere, mi sembra terribile, la peggior cosa che mi abbiano mai raccontato in viaggio!
“vai Fran ora tocca a te, quale è la tua storia più divertente in viaggio?” mi incoraggia Andy.
“Dopo la tua direi nessuna, la storia più divertente che ho è quando sono quasi andata in ipotermia a La Paz. Era periodo di elezioni e i boliviani sono obbligati a votare quindi per quattro giorni dopo le 22.30 è tutto chiuso e non si possono vendere alcolici. Io ero a cena con Guillaume, lui parla sempre tantissimo, dopo cena abbiamo iniziato a passeggiare, La Paz è a 3600 mslm avevamo entrambi solo un pullover, pensavamo di tornare a casa presto, siamo arrivati davanti il mio albergo che erano circa le 10:45 per strada nn c’era quasi nessuno, sotto i lampioni dell’hotel ci sentivamo più al sicuro, la conversazione si è animata, abbiamo perso il senso del tempo, erano ormai le 3.30 di mattina, ho iniziato a tremare, per quanto la compagnia fosse piacevole faceva troppo freddo, l’ho salutato e mi sono diretta verso la porta, ma era chiusa. Ho cominciato a bussare, a suonare il campanello, ma nessuno rispondeva, la strada era buia, vuota, se la polizia ci trovava ci avrebbe fatto la multa, ho iniziato ad avere paura e a sentire sempre più freddo, abbiamo iniziato a bussare più forte, ma nessuno rispondeva, così abbiamo iniziato a bussare a tutti gli hotel della zona per vedere se qualcuno ci apriva per farci riscaldare, ma tutta la città dormiva. Così Guillaume mi ha proposto di andare nel suo ostello a vedere se mi facevano passare la notte lì. Per fortuna la ragazza dell’ostello era sveglia, ha accettato di farmi trascorrere la notte lì, siamo entrati nella sua stanza e Kevin dormiva nell’altro letto, così abbiamo condiviso quel piccolo letto duro, avevo così freddo che non sono riuscita a togliermi neanche le calze, sono entrata completamente vestita e ho aspettato l’alba con lui.”
Andy mi guarda, mi accarezza il braccio e mi dice “thank you for sharing this story with us“. Non so perché ma questa frase mi ha colpito, spesso diamo per scontato di condividere momenti della nostra vita, a volte belli, a volte difficili a volte semplicemente ironici. Ogni momento è un regalo privato, un dono, forse dovremo imparare a ringraziare chi sceglie di condividerlo con noi. Grazie Andy, da oggi in poi cercherò di farlo anche io!