Il lavoro non decolla fa il traduttore come nomade digitale e gira il mondo
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Mi chiamo Federico, mi sono laureato nel 2004, in Scienze Politiche, ho fatto tantissimi lavori, ho sofferto molto il precariato e ho avuto una carriera…diciamo… discendete!
Banca, amministrativo, manager autogrill, logistica e infine operatore cinema. Ho “strappato biglietti” per tre anni, non ero molto soddisfatto e ho iniziato a coltivare un progetto alternativo… studiando inglese. Ho iniziato a fare qualche traduzione, mi sono un po’ casualmente specializzato in mercati finanziari, e dopo un annetto ho potuto lasciare il cinema, per fare il traduttore e viaggiare. Ho iniziato con il Kenya perché avevo conoscenze…. prima 10 gg, poi un mese, due mesi, tre mesi… c’ho preso gusto e ho capito che tutto sommato potevo anche avere la stoffa del viaggiatore, e osare anche una meta diciamo “ignota”… allora quale migliore destinazione della Thailandia!
sono stato 4 mesi… ho fatto un bel tour e ho visto posti meravigliosi, sono andato in Cambogia, poi nelle Filippine.
1. La tua “carriera normale” era precipitata come hai deciso di partire?
mmm la situazione non era buona… il mio percorso professionale era un fallimento e al cinema dove lavoravo non pagavano da diversi mesi.
2. Pensi che prendersi il tempo per un viaggio quando si è in crisi lavorativa possa aiutare a schiarirsi le idee?
Sì, viaggiare può aiutarti a capire tanto di te stesso e del mondo intorno; aiuta a trovare la propria via, a riconoscere le proprie priorità, ma anche le proprie potenzialità.
3. Come sei diventato traduttore nomade??
Pensavo che, da traduttore che lavora in remoto, potessi scegliere il mio posto ideale in cui vivere, inizialmente non pensavo di viaggiare molto….come dire, ci ho preso gusto mano a mano.
4. Come interpreti ora il viaggio?
Mi sento ancora per metà nomade, per metà sedentario. Per questo mi piace viaggiare partendo da un luogo familiare che funga da base strategica: in Kenya è Malindi, nel Sud est asiatico è Chiang Mai.
5. Sei stato molto tempo in Kenya cosa ti h dato questo posto?
Ero già molto legato al Kenya: è un paese assolutamente meraviglioso, le persone del posto sono amichevoli e aperte, sorridenti, il mare è superbo, la natura selvaggia e maestosa. E internet non è poi così male…
Sono stato in Kenya tantissime volte, una decina, per soggiorni da una settimana a 3 mesi
6. Dall’Africa alla Thailandia, come hai vissuto il cambio d’approccio?
Il passaggio è stato davvero semplice… in Kenya occorre tempo per ambientarsi e stabilire una routine, in Thailandia è tutto più facile è immediato: in generale, in Asia mi prendo 3-4 giorni per stabilire la mia routine (ristorante, supermaket, mezzi, eventualmente co-working space etc) e poi vado avanti con quella. In sostanza le mie abitudini cambiano radicalmente da un posto a un altro, a seconda delle soluzioni adottate in quei 3-4 giorni iniziali.
7. Vuoi avvicinarti ad altre comunità di Nomadi Digitali, perché pensi sia importante?
6 Sì altroché! Mi sono davvero fatto le ossa come viaggiatore in solitario, adesso mi piacerebbe un sacco creare dei legami nella comunità di nomadi digitali. Devo dire che a questo punto sono molto attratto dagli italiani, sento di potermi esprimere pienamente, mi manca molto soprattutto da un punto di vista linguistico.
8. Come trovi il lavoro di solito?
Tutto è cominciato su upWork: ho iniziato a lavorare per un cliente, che me ne ha presentato un altro, che me ne ha presentato un altro. Tre clienti, quanto basta.
9. Programmi futuri?
Credo tornerò quanto prima a Chiang Mai, e spero di inserirmi e conoscere anche qualche ND italiano… vorrei fare un salto a Bali, a Palawan, Myanmar… c’è molto da esplorare in Asia.
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Buongiorno Federico, anch’io sto cercando di lavorare nel mondo delle traduzioni online e vivere un’esperienza da nomade digitale. Mi piacerebbe molto poterti contattare e chiederti alcuni consigli! Grazie in anticipo. Michele