Un anno in Barcastop di Erica Giopp
Un anno in Barcastop
di Erica Giopp
GUIDA NON CONVENZIONALE PER BARCASTOPPISTI (E NON)
A ottobre 2016 sono partita dal Mediterraneo per un viaggio in barcastop. Avevo impiegato un anno per prepararmi psicologicamente: dovevo lasciare il lavoro, spiegarlo a casa, trovare la barca e il capitano con cui avrei attraversato l’Atlantico. Non mi ero fatta pubblicità tra gli amici perchè se ci avessi ripensato sarebbe stato più difficile da giustificare. Sono partita, nessuna intenzione di scrivere un blog, ma avevo in mente un selfie dalla testa d’albero con cui stupire tutti una volta a Gibilterra. Arrivata a Gibilterra però avevo già vomitato talmente tanto da non voler farmi fare una foto neanche da lontano, e mi chiedevo se fosse davvero quella la sensazione di una che parte per il giro del mondo in barcastop: la nausea. Con il capitano che ebbe il coraggio di tenermi a bordo, nonostante passassi le giornate a poppa a fissare un punto all’orizzonte, ho attraversato l’Oceano Atlantico e il Canale di Panama fino ad arrivare in Polinesia. Poi ho cambiato barca e, senza mai smettere di lottare contro il mal di mare, ho seguito un capitano francese tra le isole del Sud Pacifico, La Nuova Caledonia e Papua fino a sbarcare, un anno dopo la partenza, in Indonesia. Non ho fatto il giro del mondo, non ho scritto un blog. Ho qualche storiella da condividere, qualche consiglio spassionato da dare a chi sia incuriosito da un’esperienza simile, niente lezioni da manuali della vela, non sono una marinaia.
Un anno in barcastop, si tratta di un libretto denso, denso di sciocchezze, di pensieri che possono sembrare superficiali, di critiche senza pietà.
Ci sono continui salti temporali, nessuna scansione del tempo in stile diario di bordo, ci sono riferimenti a fatti accaduti qua e là durante il viaggio. C’è un costante richiamo a una lingua che è quanto di più lontano dall’inglese standard si possa immaginare, la lingua del viaggio: un mix continuo di accenti e nazionalità che raggiunge il suo apice in un capitolo sconsigliato ai latinisti. C’è un tentativo mal riuscito di spiegare i sentimenti che nascono tra le persone dell’equipaggio raccontato in un capitolo sconsigliato ai bambini e ai deboli di cuore.
Se ne sconsiglia la lettura d’un fiato poiché potrebbe causare problemi respiratori e danni al sistema nervoso; si prega di non prendere nulla sul personale e di ridere, se proprio è necessario, con estrema moderazione.
L’autrice Erica Giopp:
Avevo 26 anni quando sono partita per il mio viaggio in Barcastop, “l’autostop del mare”, che si fa viaggiando in barca a vela ottenendo dei passaggi in cambio di aiuto a bordo.
Dopo una laurea in Studi Orientali presso l’Università La Sapienza di Roma e un Master in Turismo presso l’Università Luiss Guido Carli, lavoro come interprete, mediatrice, marketing manager, vivendo tra Milano, Roma e Pechino. Nel 2017, quando torno in Italia inizio a collaborare con diversi luxury tour operator del settore turistico cinese.
Oggi vivo a Roma, accompagnando i turisti di alta fascia alla scoperta della città e del vero lusso: il tempo libero.
Un anno in barcastop è il mio primo libro