Un viaggio in Pakistan on the road

[box style=’info’] Marco, un grande viaggiatore autore del sito  www.marcoeclettico.com e, secondo me di splendidi racconti di viaggio, ci parla del suo viaggio in Pakistan on the road. Mi ha colpito molto il suo itinerario e il modo in cui vengono sfatati i pregiudizi sul popolo pakistano.[/box]

1. Cosa ha ispirato un viaggio in Pakistan?

Il precedente viaggio attraverso il Tagikistan e Kirghizistan. Dopo i monti del Pamir continuare attraversando il Karakorum era una naturale continuazione del viaggio precedente.

2. Hai incontrato resistenze nelle persone vicino a te quando hai detto loro che partivi per il Pakistan?

Qualcuno mi ha detto che ero matto ad andare in mezzo a quei terrosti pronti a farsi esplodere. Ma erano colleghi o gente disinformata e vittima della propaganda mediatica. Gli amici e la famiglia no di certo.

 viaggio in pakistan

3. Quali sono secondo te i pregiudizi principali legati a questo paese? E come è la realtà?

I pregiudizi li conosciamo bene. I media hanno dipinto il paese come la patria di qualche milione di aspiranti Bin Laden. La realtà è che loro sono uno dei popoli più ospitali al mondo, e sapendo come viene dipinto il paese in occidente continuano a rimarcare l’ospitalità Pakistana con ripetuti inviti nelle loro case.

4. Quale è la difficoltà principale che si incontra viaggiando in questo paese?

La strada. La Karakorum Highway è una durissima sfida alla montagna che le frana continuamente addosso. Nel 2010 un intera montagna è crollata nella valle dell’Hunza e ora c’è un lago di 20 km che si deve attraversare in canoa.
A questo va aggiunto il loro modo di guidare che a volte è al limite della follia.

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5. Ci racconti per sommi capi il viaggio e l’itinerario?

L’itenerario è stato dal Pakistan alla Cina: Islamabad-Gilgit-Valle dell’Hunza-passo Kunjerab-Karakul-Kasghar-ramo meridionale della via della seta a sud del Taklamakan-Urumqui, usando sempre i pullam locali, la canoa per attraversare il lago che blocca la Karakorum Highway, un paio di tratte in autostop in territorio cinese, e l’ultima tappa verso Urumqui in treno.
Si passa dalla pianura del Puniab alla valle dell’Hunza, proprio in mezzo ai monti del Karakorum. Si scollina infine a quasi 5000 metri ed entra in territorio Cinese seguendo i monti del Pamir, per poi buttarsi a capofitto verso il deserto del Taklamakan, ultima tratta della via della seta.
Avevo il biglietto aereo in mano, la prima notte prenotata a Islamabad, e lì finiva l’organizzazione.

6. Cosa vuol dire a livello fisico ed emotivo viaggiare sul Karakorum?

A livello fisico si deve sopportare il passaggio dal caldo tremendo della prima tratta della Karakorum Highway al freddo e quota della montagna, poi di nuovo verso il caldo del deserto. Nulla di particolare comunque!
A livello emotivo è un continuo susseguirsi di emozioni e cambi di paesaggi, gente, cultura e religione. Ancora prima di entrare in Cina si vedono delle grosse differenze tra i pakistani di Islamabad e gli Hunzakut delle montagne.

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7. So che hai incontrato dei Talebani, cosa puoi dirci di loro?

Si, abbiamo incontrato moltissimi talebani, ma dell’ospitalità. Ci è capitato di dovere rifiutare un invito a pranzo da una famiglia perché stavamo già andando a casa di un’altra che ci voleva ospitare.

8. In qualche modo questo viaggio ti ha cambiato?

Un viaggio che ha contribuito all’allargare le mie vedute, a pensare che bisogna sempre vedere le cose con i propri occhi, e che mi ha regalato un altro bagaglio di emozioni e ricordi che rimarranno indelebilie nella memoria.

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9. Che caratteristiche dovrebbe avere chi sceglie di visitare il Pakistan?

Libertà dai pregiudizi come prima cosa direi, e un po’ di spirito di adattamento.

10. Una cosa che non ti aspettavi.

L’ospitalità così calorosa.

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