Riccardo: Viaggiare da soli in Iraq in bicicletta contro tutti i pregiudizi
Mi chiamo Riccardo e sono un ragazzo di 33 anni. Da sempre coltivo la passione per i viaggi e dopo aver viaggiato su treni aerei, auto e autostop, nel 2017 ho voluto provare a fare un viaggio in bicicletta in Tailandia. Beh da quel giorno la mia visione del viaggio è cambiata completamente e a distanza di quasi 7 anni passo ancora il tempo a sognare il mio prossimo viaggio su due ruote.
1. Qual è stata la tua motivazione per visitare l’Iraq in bicicletta?
L’idea è nata nel 2020 durante la prima quarantena, mentre occupavo il mio tempo escogitando nuove destinazioni per i miei viaggi futuri mi sono imbattuto in persone che avevano viaggiato nel Kurdistan iracheno il quale a detta di tutti era l’unico posto sicuro di tutto l’Iraq. L’idea mi allettava parecchio anche se mi sembrava un peccato andare in Iraq e visitarne solo una piccola regione quindi decisi di aspettare tempi migliori. L’anno scorso mentre ero in un viaggio in bici in India himalayana conobbi Mattia un ragazzo italiano il quale aveva viaggiato in Iraq per più di un mese in solitaria senza nessun problema. Il suo incontro mi spalancò gli occhi e mi promisi che a breve ci sarei andato veramente. Quest’anno a ottobre 2023 si presentarono tutte le condizioni perfette per l’intraprendimento di questo viaggio (risparmi, tempo a disposizione, buona stagione ecc..). E così mi son detto che probabilmente era il momento giusto per partire.
2. Hai incontrato delle difficoltà durante il tuo viaggio in Iraq? Se sì, quali?
Forse l’unica vera difficoltà in Iraq è stata quella di reperire denaro contante. In Iraq non si paga mai con la carta, ma solo in contanti ovunque e quasi tutte le carte di credito occidentali non vengono accettate in quasi tutti gli ATM iracheni. Per fortuna sono riuscito a risolvere questo problema ma mi ci è voluto del tempo, trovando quei pochi sportelli che accettavano le mie carte, ma nel frattempo mi sono preso un bello spavento. Altre vere e proprie difficoltà non me ne ricordo.
3. Puoi condividere un’esperienza particolare che ti ha colpito durante il tuo soggiorno in Iraq?
Voglio raccontare un episodio simpatico. Arrivato a Baghdad vengo contattato su Facebook da un ragazzo iracheno il quale venne a sapere del mio viaggio. Non presenta nemmeno una foto nel suo profilo se non quella dell’ultimo scudetto vinto dal Milan, la mia squadra, nel 2022. La cosa mi incuriosisce quindi decido di rispondergli. Scopro che si chiama Taher ed è un grande tifoso del Milan e la sera stessa mi invita a guardare Paris St. Germain – Milan al Milan club di Baghdad e decido di accettare. Quella sera nacque così una forte amicizia, il calcio fece da collant tra me lui e Ammar, altro ragazzo poi conosciuto al club. Calcio a parte, ho passato 4 giorni indimenticabili con Taher, tra colazioni e cene tipiche e a fumare i buonissimi Narghilè iracheni. Tra una mangiata e l’altra mi ha raccontato la storia di questo paese, dello stile di vita dei giovani iracheni di Baghdad, della loro visione del mondo. Ho visitato insieme a lui moschee e santuari incredibili e ho capito molto di più sulla cultura di questo paese
4. Hai detto che le persone in Iraq sono molto accoglienti. Puoi raccontarci un episodio in cui hai sperimentato questa ospitalità?
Gli iracheni sono unici nei confronti degli stranieri. Ad esempio, una volta che si diventa amici ho subito capito che diventa per loro offensivo tirare fuori il proprio portafogli per pagare qualsiasi cosa, che sia un semplice tè oppure una cena completa. A Baghdad ho conosciuto tantissime persone che volevano che fossi ospite a casa loro anche se già mi ero preso un albergo in centro per pochi soldi in modo da non scontentare nessuno e incontrare un po’ tutti. Altro esempio che posso riportare è quello di Murtdha, un ragazzo di Najaf che mi ha ospitato a casa sua una notte. A Najaf persi un borsellino con dentro la mia action cam e altri dispositivi vari. Non mi voglio dilungare nei dettagli ma vi dico solo che Murtdha si è fatto in 4 per una settimana per ritrovare le mie cose e facendomele recapitare a Baghdad solo poche ore prima di prendere il mio volo di ritorno per l’Italia. Non potrò mai dimenticare questo gesto da parte sua.
5. Hai menzionato di aver visitato santuari incredibili e moschee irreali. Quali luoghi consiglieresti assolutamente di visitare?
L’Iraq è la culla della civiltà, quella che conosciamo anche col nome di Mesopotamia. Ci sono un sacco di posti magnifici i quali per sfortuna, ma anche per fortuna non sono frequentati da nessuno essendo il loro turismo ancora molto sottosviluppato. Quindi ci si può beare ad esempio delle rovine dell’antica città di Ur in santa pace senza orde di turisti oppure camminare tra le ricostruzioni di Babilonia per avere un assaggio delle follie della dittatura di Saddam dall’alto del suo palazzo fatto costruire apposta davanti all’antica città. In Iraq ho visto le moschee più belle della mia vita come l’antica moschea di Kufa oppure il minareto di Samarra senza dimenticare i santuari degli Imam nelle città sante di Najaf e Kerbala ma anche di Baghdad, mete ogni giorno di migliaia e migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo musulmano sciita, dal Pakistan, al Bangladesh, all’Iran ecc ecc. Baghdad è una città unica, chi come me nel 2003 aveva 13 anni non può non ricordarsi le immagini al tg dei bombardamenti notturni e le voci di una imminente terza guerra mondiale. Ora invece è teatro di tanti giovani che seguono le mode occidentali, ragazze senza velo che mangiano il gelato o bevono il tè nei vari caffè della città, dei moderni centri commerciali ma anche di centinaia di strade dove ancora scorre la vita dei bazar, i mercati dei libri, degli animali, del traffico soffocante e delle piazze e dei murales dove si respira la dittatura andata, la rivoluzione e le proteste recenti del 2019, della voglia di rivalsa che questo popolo si tiene dentro pronta ad esplodere.
6. Hai affermato che il cibo in Iraq è probabilmente il migliore del Medio Oriente. Quali piatti consiglieresti di provare assolutamente?
Il cibo iracheno lo considero il migliore tra tutti quelli provati in Asia nella mia vita, anche perchè, udite udite, non è piccante. Ho mangiato di tutto e di più, normale che almeno una volta al giorno mangiavo quasi sempre falafel, cibo veloce ed economico e che si trova ovunque, perfetto per le pause in bicicletta oppure mentre si sta visitando qualcosa. La cena invece preferisco farla più abbondante e magari a tavola. Sicuramente bisogna provare il Masgouf, ovvero la carpa dell’Eufrate cotta al fuoco. Non può mancare il Kebab ovviamente in una dieta irachena, servito infilzato nelle “spade” e non nel panino come avviene in Europa e infine consiglio assolutamente la Kubbah irachena ovvero delle palle di riso o di patate riempite con la carne macinata. Da provare ovviamente tutta la pasticceria araba se non avete paura di mettere su chili.
7. Come hai gestito la barriera linguistica, dato che hai detto che quasi nessuno parla inglese?
A volte in certi paesi la barriera linguistica può essere un problema non tanto a livello di sicurezza ma perché a volte si hanno delle domande o delle curiosità che non trovano risposte per il fatto che poche persone sanno l’inglese. Per fare amicizie in Iraq a mio avviso la cosa migliore è trovare persone con cui uscire la sera tramite gruppi Facebook oppure Couchsurfing. Mi è capitato di conoscere persone che parlassero inglese anche per strada ma è molto difficile. Per farmi capire nei negozi ristoranti e spesso anche negli alberghi ho sempre usato Google Translate, gli iracheni sono sempre molto contenti di risucire a comunicare anche attraverso questi mezzi.
8. Che immagine avevi del paese prima di partire?
Forse la domanda più giusta sarebbe cosa ne pensassi dell’Iraq prima di iniziare a documentarmi su questo Paese. Al tempo avevo una certa paura anche al sol pensiero di andarci in bicicletta. Dopo questa prima fase direi che decisamente ho sempre avuto una buona impressione prima di partire. Tutto ciò è stato sicuramente aiutato dal fatto che ho conosciuto di persona, ma anche virtualmente tramite internet, ragazzi che ci sono stati prima di me, in bicicletta e non. Esiste inoltre un gruppo di 40mila persone su Facebook incentrato proprio su questo tema, nell’aiutare i visitatori a documentarsi sull’Iraq e disposti a rispondere a qualsiasi domanda. La maggior parte delle domande riguardano ovviamente la sicurezza e le zone pericolose e lì si possono contattare persone del luogo e ricevere tutte le informazioni necessarie per preparare al meglio un viaggio in Iraq. Inoltre devo dire che non mi sono mai sentito in pericolo e quasi ogni check point passato in bici, dopo qualche breve domanda sospetta su chi fossi e sui miei movimenti finivano quasi sempre a selfie e strette di mano con i militari dell’esercito iracheno.
9. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Come ogni viaggio, mi ha lasciato molto. Ho avuto il privilegio ma penso anche la determinazione di conoscere questo paese solamente il cui nome rimbomba come un pericolo nel nostro immaginario collettivo. Ho scoperto un paese tranquillissimo dove le persone fanno di tutto per aiutarti ma allo stesso tempo non sono insistenti o pressanti come altri paesi mediorientali e/o asiatici molto più sviluppati. Nessuno in Iraq ti chiede insistentemente soldi, non vedono il visitatore come un portafoglio da svuotare. Ci si può mangiare un falafel sul marciapiede di qualsiasi città senza essere importunati dalla gente locale, alla peggio capita di rispondere a qualche breve domanda di qualcuno incuriosito e poi scoprire magari che il falafel ti è stato già pagato da loro. Ho visto la voglia da parte degli Iracheni di cambiare pagina dopo 40 anni di dittature e instabilità. Questa voglia la si percepisce proprio parlando con le persone e interpretando i loro sguardi e sorrisi.
10. Infine, hai qualche consiglio per chiunque volesse vivere questa tua stessa esperienza in Iraq in futuro?
Certo, come prima cosa io non posso ritenermi responsabile nel dire che l’Iraq sia ancora oggi un Paese sicuro al 100 x 100, ricordiamoci che è pur sempre una meta sconsigliata dalla Farnesina, la quale sconsiglia qualsiasi tipo di viaggio in territorio iracheno. Detto questo c’è anche da dire che sconsigliato non significa proibito, quindi andare in Iraq è assolutamente legale e non considero pazzi me stesso o altre persone che vogliano andarci. Ci sono decine e decine di turisti stranieri ogni giorno in Iraq e tutti ne parlano benissimo. Il mio consiglio è quello di capire quali sono le zone dove poter andare e magari farsi prima di partire una rete di contatti online sul posto. Parlare con la gente del luogo prima di partire per me è stato fondamentale per scacciare tutte le preoccupazioni che avevo all’inizio. Un consiglio in due righe infine per le donne: suggerirei di parlare soprattuto con altre donne che sono state già in Iraq in solitaria, ce ne sono tantissime e sicuramente vi sapranno dare più coraggio di quanto ne avrei da offrire io, dato che la mia opinione potrebbe risultare superficiale e limitata in questo contesto.