Viaggiare da soli per imparare a rallentare. L’intervista di Valerio.
Mi chiamo Valerio e ormai da qualche anno ho scelto di viaggiare in solitaria. All’inizio è stata una necessità dovuta alle difficoltà pratiche di organizzarsi con gli amici: far coincidere periodi di ferie, budget, destinazioni era causa di troppi compromessi che rischiavano di influenzare negativamente l’esperienza di viaggio. Dopo la prima volta “da solo on the road”, mi sono pero’ accorto che era un modo completamente diverso di viaggiare, e da allora non mi sono piu’ fermato! 🙂 Sono l’autore del sito Cambio Vita e dell’omonima pagina Facebook
1. Cosa c’era nella tua vita italiana che ti ha spinto a volere a lasciare ?
Non vivo piu’ in Italia da qualche anno. Dopo la laurea Italiana una borsa di studio mi ha permesso di frequentare un master negli Stati Uniti. Successivamente sono tornato per qualche mese in Italia cominciando a lavorare, ma ormai la realta’ nostrana cominciava a starmi stretta per vari aspetti. Quando si comincia a viaggiare e vivere lontano da casa, ci si accorge che il mondo e’ grande e con tante strade alternative…la voglia di esplorare prende facilmente il sopravvento. Ho deciso di cercare opportunita’ all’estero, cosi’ ho vissuto e lavorato prima a Bruxelles e poi a Londra. In quest’ultima citta’ ho vissuto gli ultimi tre anni. La mia non e’ stata una fuga dall’Italia come molti purtroppo la vivono oggi (volenti o nolenti), era piu’ la voglia di vivere nuove esperienze lavorative ma anche di vita.
2. Quale è stata la tua sensazione prima di partire?
La mia prima vera partenza e’ stato il trasferimento negli Stati Uniti, molto lontano per uno che aveva sempre vissuto e studiato nella propria citta’ nativa. Non e’ stato facile soprattutto perche’ molti non capivano la mia scelta, inoltre ero il primo in tutta la mia cerchia di amici e conoscenti a prendere una strada fuori dal comune. Sono d’accordo con chi dice che “la parte piu’ difficile di un viaggio e’ il primo passo fuori di casa”. In quel momento il viaggio diventa realta’, concentrando lì tutte le sensazioni che ci fanno partire: curiosita’, voglia di avventura, desiderio per qualcosa di inaspettato, ma anche malinconia e incertezze nel lasciare le nostre abitudini, che nel bene o nel male ci garantiscono una routine prevedibile a cui siamo abituati.
3. In base a cosa hai scelto il tuo itinerario?
Mi sono preso una pausa dal lavoro per diversi mesi con l’obiettivo di viaggiare in America Latina. Ho viaggiato per sei mesi in Sud America, e adesso sono in Messico con l’idea di scendere fino a Panama via terra, per poi raggiungere la Colombia in barca a vela. L’America e’ un continente affascinante con una natura impetuosa e una storia di sofferenze alle spalle. Sentivo fortemente la voglia di esplorarlo con tutto il tempo necessario, anche imparando bene lo Spagnolo per poter comunicare con la gente meravigliosa che continuamente incontro per la strada. Non ho mai avuto un itinerario preciso, solo una vaga idea dei paesi che volevo visitare e un biglietto aereo per Buenos Aires, tanto per cominciare!
4. Dove sei stato fino ad oggi e dove pensi di andare in futuro
Come detto quest’anno abbondante lo dedico all’America Latina. In futuro voglio viaggiare in Asia, altro continente pieno di mistero. Mi piacerebbe anche un “on the road” di qualche mese in Australia, magari con un furgoncino Volkswagen degli anni ’80! E poi chissà, le idee vengono viaggiando, ma soprattutto ascoltando i racconti di chi ha viaggiato davvero, lasciando a casa le paure (spesso infondate) e i cataloghi delle agenzie di viaggio.
5. In che modo vedi la differenza nel vivere un’ esperienza del genere da solo?
Viaggiare in solitaria ti rende più istintivo e aperto a scelte che in compagnia difficilmente si sarebbero prese in considerazione. Incontrare qualcuno alla stazione degli autobus che grazie a un racconto meraviglioso di un luogo visitato, ti fa correre a cambiare il biglietto per una nuova destinazione. Essere approcciato da gente locale che con un sorriso ti offre ospitalità nella propria casa, e decidere in pochi secondi se accettare l’invito. Trovarsi per caso in un piccolo villaggio sperduto nella selva e rendersi conto di essere l’unico straniero. Questo genere di cose richiederebbero discussioni e decisioni comuni in caso si viaggi con altre persone. Ma viaggiando in solitaria sta solo a noi, nel bene o nel male, prendere una strada o l’altra, oppure non prederne nessuna e sedersi ad aspettare gli eventi! La libertà di scelta, in ogni luogo e in ogni momento, credo sia l’aspetto migliore del viaggiare in solitaria. Capisco che non tutti siano pronti a farlo, è un percorso a cui si arriva per gradi, ma credo sia una grande perdita non provarci almeno una volta nella vita. Ovviamente ci sono anche momenti difficili in cui avere un amico accanto farebbe piacere, ma dalla mia esperienza posso dire di aver sempre trovato persone ad aiutarmi quando ne ho avuto bisogno. Viaggiando soli si diventa piu’ generosi, perche’ si comprende davvero il meccanismo del dare e ricevere: oggi siamo noi ad offrire aiuto, ma domani avremo bisogno di riceverlo.
6. Quale è il tuo tratto caratteriale che secondo te è più cambiato grazie a questo viaggio?
Rendermi conto che nella vita si possono fare tante (troppe!) cose, e che non ha senso limitare le proprie scelte ai canoni imposti dalla società in cui viviamo. Sono una persona molto razionale che normalmente, prima di scegliere, valuta i pro e contro delle diverse opzioni. Viaggiando ci si accorge che le opzioni sono pero’ infinite, sono troppe le cose che si possono fare nella nostra breve esistenza, e la razionalità viene spesso travolta dal turbine delle possibilità. Bisogna pero’ prepararsi alla “libera scelta”, scrollandosi di dosso preconcetti e limiti imposti dalla nostra cultura e societa’. Viaggiare mi ha reso piu’ istintivo e predisposto al cambiamento, che ora vedo sempre come una grande opportunita’ e mai come una cosa negativa di cui avere timore. E’ un percorso durato anni, che pero’ mi ha portato ad essere piu’ in pace con me stesso e a dare piu’ senso al lavoro come un mezzo per realizzare i propri sogni, e non come una quotidiana oppressione che ci fa sprecare tempo prezioso. Se le cose non vanno come vorremmo, se non sentiamo di essere su una buona strada, allora bisogna trovare il modo e la forza per cambiare. Il mondo è li fuori che ci aspetta, non attendiamo di fare da vecchi le cose che sognamo da giovani….i sogni nel cassetto fanno la muffa, se non li tiriamo fuori in tempo!
7. Il popolo che ti è entrato più nel cuore e perché ?
Argentini, per il loro grande cuore passionale e “melanconia” di fondo. Brasiliani, per la voglia di vivere che trasmettono, sempre e comunque. Messicani, per l’allegria e un sorriso che non manca mai.
8. Che cosa ti ha sorpreso?
Rendersi conto che la vita nei paesi che noi chiamiamo “in via di sviluppo” e’ molto piu’ semplice e umana che a casa nostra. La gente non ha paura di offrire ospitalità o condividere il poco che ha, anche con un viaggiatore straniero, e senza aspettarsi nulla in cambio. Anzi si sorprendono a loro volta quando ricevono un piccolo regalo, segno di riconoscenza per la gentilezza. Nel mondo occidentale ormai si ha paura di tutto, e i rapporti umani ovviamente ne risentono.
9. Quale è stato il momento più difficile ?
Quando dopo sei mesi di Sud America ero fisicamente troppo stanco per continuare, e questo mi faceva mancare la voglia di esplorare i luoghi meravigliosi in cui mi trovavo (in quel momento Peru’ e Bolivia). Dover accettare di prendermi una pausa dal viaggio e’ stato fastidioso, quasi una sconfitta, che poi ho capito non essere tale. Parlando con altri viaggiatori ho capito di aver viaggiato a un ritmo difficilmente sostenibile sul lungo periodo, pagandone poi le consiguenze. Adesso prendo tutto con più calma, ascoltando il mio corpo e mente per seguire i loro ritmi. Ho imparato a fare una cosa che ormai sembra impossibile nel mondo “sviluppato”: rallentare! Molti mi chiedono come siano andati i mesi di vacanza, non rendendosi conto che viaggiare non è solo stare in spiaggia a bere mojitos, ma anche farsi 20 ore in bus di seconda categoria, arrivare la notte e camminare con zaino in spalla alla ricerca di un ostello, risolvere problemi e inconvenienti che giornalmente capitano viaggiando, indipendentemente, senza ovviamente una guida che ci dica ogni momento dove andare o cosa fare.
10. Secondo te è più caro viaggiare da soli?
In termini prettamente economici direi di si, anche se bisogna fare alcune considerazioni. I costi che si possono condividere tra più persone sono gli alloggi e i trasporti in taxi. Tutto il resto sono costi individuali (biglietti del bus/aerei, cibo, bevande, etc..) che non possono essere condivisi. Nella mia esperienza di viaggiatore, dove non ci sono alberghi economici allora ci sono ostelli. Se si accetta di condividere con altri viaggiatori una camera di ostello, allora il prezzo dell’alloggio non influisce molto sul viaggiatore in solitaria vs. in compagnia. I taxi sono la maniera piu’ comoda per viaggiare nei centri urbani, ma esistono quasi sempre alternative come autobus/metro.Tutto dipende dal livello di comfort che si vuole avere durante il viaggio: viaggiando in compagnia si può avere un certo livello di comfort pagando un prezzo, il quale risulta chiaramente maggiore per un viaggiatore in solitaria. A parte gli aspetti economici, viaggiando da soli si finisce normalmente in ostelli che sono il luogo migliore per socializzare, trovare compagni di viaggio (se lo si desidera), reperire tutte le informazioni riguardo a luoghi/eventi (nessun luogo batte un ostello come centro informazioni!) e scambiare storie di vita. Personalmente trovo molto noioso e a volte triste rinchiudermi in una stanza di albergo, con o senza TV via cavo, quando fuori a pochi passi probabilmente tante cose stanno accadendo…senza che io lo sappia!
Wow che fantastica esperienza! Condivido appieno quanto si dice.. da quando ho iniziato a viaggiare, anche a me sta stretta la realtà del posto in cui vivo!
Continuerò a seguirti!
Con affetto,
Manuela
Anche se con circa un anno di ritardo…grazie Manuela!