La riuscita del viaggio dipende solo da te stesso. Intervista a Fausto

Fausto Di Nella, 28 anni, maledettamente abruzzese di Ortona.
Dottore in scienze geologiche, blogger di Tere Italia, youth-worker, sales manager in Italia per Sternober OU, altre cose che non ricordo… sarà per colpa della “leggerezza” dei contratti.

Addio al nubilato Estone
Addio al nubilato Estone

1. Cosa ti ha spinto ha viaggiare da solo la prima volta?

Sinceramente non ricordo, la prima volta in cui ho viaggiato da solo, di sicuro non penso di averlo deciso volontariamente. Sarà successo.

2. Cosa ti affascina così tanto dei paesi del nord Europa da spingerti a tornare lì ogni volta?

Scusa, ma questa domanda non mi torna molto, ma ti spiego… l’anno scorso ho fatto un progetto EVS di un anno a Poltsamaa, ridente cittadina di 4 abitanti nel bel mezzo del nulla, anzi della foresta, in Estonia. In effetti da un certo punto di vista è stato un intero anno in viaggio da solo: nel paesino c’è niente o quasi e l’unica cosa davvero interessante è il centro per giovani per cui lavoravo. Modernissimo, futuristico e frequentato ogni giorno da circa 60 ragazzi dai 4 ai 20 anni; dalle 13 alle 19 ero sempre nel bel mezzo di una festa con musica, colori, progetti, grida e salti. Puntato l’allarme alle 19, quando risalivo al mio appartamento fighissimo al piano di sopra, iniziava “il da solo” settimanale. Specialmente dovuto alla poca propensione dei ragazzi estoni ad uscire dopo cena in giorni che non siano Venerdì o Sabato. Colpa anche del freddo, eh! Per carità…

3. Ti diverti di più con il couchsurfing o cercando un alloggio la sera stessa, raccontaci la tua esperienza più divertente.

Viaggiare da soli in Estonia
Viaggiare da soli in Estonia

Il più bel viaggio in solitaria è stato quello dello scorso luglio quando il centro in cui lavoravo ha chiuso i battenti per ferie. Per 3 settimane sono stato disperso per il Baltico senza destinazione alcuna. A casa giusto un paio di volte per fare una lavatrice. Credo fosse il terzo giorno quando ho preso Iltse, la mia borsa, e sono uscito di casa senza sapere bene dove fossi diretto: sapevo che Gaia mi avrebbe ospitato a Tartu e forse saremmo andati a Taevaskoja, forse avremmo incontrato Marianne e avevo contatti con Helena surfer di Kaapa un paesino poco lontano da Voru. Andammo a Taevaskoja, dormii in un campo estivo a Valgemetsa con duecento adolescenti divisi nelle residenze per sesso date simpatie neofasciste del boss. Fui costretto a scappare alle 8 di mattina dal campo nel bel mezzo dell’adunata per non farmi notare. Poi ci fu una bellissima conversazione “alla Supertramp” con una mela luccicante nel bel mezzo della foresta e durante la lunghissima attesa per l’unico autobus che passava da quelle parti in giornata. Poi fu Kaapa, il padre della surfer ha un azienda che vende dondoli da barbecue di cui adesso, grazie alla vodka fatta in casa con cui intrattenemmo una sera, sono il primo e unico venditore in Italia.

Il monte più alto del Baltico, la comunità di Setomaa e la “saunatuttinudi” che fanno al sud con tanto di tuffo nell’acquitrino rosso e le sabbie mobili di sotto.
Poi decisi di andare a Tallinn da Angelo e Gianluca per vedere una partita di Europa League di una squadra di Tallinn contro una squadra azera.
Quindi a Riga il surfer trovato per caso, mi mise sul taxi con le chiavi di casa sua e una sua amica. Aveva di meglio da fare quella sera.
Quindi Kaunas dalla simpaticissima Zivile mentre a Vilnius da un amico conosciuto in un exchange palermitano, Trakai da una famiglia mezza estone incontrata durante la visita al castello.
Ancora Estonia, con la Zuffa al magico Viljandi Folk… che forse però è stato prima della Lituania, non ricordo.
La maggior parte del tempo però ad aspettare autobus in posti improponibili, oppure ad aspettare automobilisti su strade dimenticare: io e le cicogne.
Gendras!

4. Quale è il luogo che ti è entrato più nel cuore?

Direi Viljandi Folk, . ti riporto le parole che ho messo nel post sul mio blog: “Il boulevard principale che dalla stazione degli autobus corre fino al cuore del castello è una lunga, inebriata e inebriante processione di colori sotto il caldo velo di luce di un tramonto ancora fortunatamente lontano pur essendo ormai giunto il momento della cena. Gli uomini vestono completamente di lino in modo orgoglioso quanto evidentemente inusuale, le donne si avvolgono di lunghi e colorati vestiti di seta dai motivi particolarissimi e che spesso accompagnano con il profumo di un fiore tra le gialle capigliature risultando ancora più belle del solito. E’ un tappeto umano di lino e seta, gioioso perché zuppo di siider e õlu e guardarlo è leggere nel profondo l’anima di un popolo”

5. Che valore aggiunto da per te, l’essere da solo in viaggio?

Il dovermi arrangiare, la riuscita del viaggio dipende solo da me e da quanto riesco a mettermi in gioco nel posto in cui mi trovo, con le persone con cui mi trovo, Il viaggio in solitaria ha una malsana componente masochistica in chi lo intraprende. Aspettare autobus per ore, ritrovarsi da soli in piena notte in stazioni ferroviarie poco raccomandabili, sentirsi “rifiutati” da decine di automobilisti sul ciglio di una strada, bere una buonissima birra in compagnia di se stessi e nessun altro, è un pò farsi del male. E’ il retrogusto della sofferenza che una volta saliti sul treno, spinge ad “attaccar bottone” con il primo volto rassicurante… ci obbliga a prendere un altra birra per la curiosità di conoscere il barista. Spinge a buttarsi nel fiume appena svegliati dal tiepido Sole dopo aver trascorso una freddissima mattinata in tenda sotto la pioggia. E’ migliorarsi.

6. Non partiresti mai senza…?

Oltre a Iltse, la mia borsa da viaggio? Ad una penna. Qualcosa su cui scrivere si trova sempre anche rovistando in un cestino della spazzatura piuttosto che approfittando della chioma di qualche albero. Più difficile è trovare qualcosa con cui scrivere, con cui mettere blu su bianco tutto quanto passa nella testa in quei momenti del viaggio in cui si è da soli e spesso si è in attesa. Quelli in cui ci si guarda dentro.

7. Cosa hai capito su di te nei tuoi viaggi in solitaria?

“Be were you are” è quello che mi dico sempre. Essere dove si è. Può sembrare un concetto scontato, ma è invece sfuggevole, labile.
Una sera seduto sul un ponticello che dava sul fiume, fumavo la sigaretta della buonanotte sotto il cielo stellato. Dall’acqua venne fuori un castoro enorme che giusto a qualche metro da me inziò ad asciugarsi e fare le sue cose. Ero a bocca aperta ma rimasi ancor più sconvolto quando vidi correre verso di noi una volpe rossissima. Il castoro mi guardò quasi dicendomi: “Non ti preoccupare, la frego anche a questo giro” e aspettò fino a quando la volpe non arrivò a mezzo metro per rituffarsi in acqua con fare quasi snob. Allora fu la volpe a guardarmi in modo dimesso, quasi sentendosi stupida. Quindi fuggì. Perché questo racconto? Perché nel viaggio in solitaria ho capito che non serve a niente prendere fuori la videocamera e iniziare a filmare per avere una prova. Preferisco “essere lì” perché altrimenti sarebbe stato l’obiettivo ad incrociare gli sguardi quel castoro, non i miei occhi. Non so se sono stato chiaro. 

IMG_96418. Credi che il luogo faccia la differenza per viaggiare o meno in solitaria?

Le condizioni climatiche sono un aspetto non secondario, da soli le intemperie non è possibile condividerle con nessuno e possono far più male al proprio spirito, che è quello del viaggio.

9. Il ricordo che porti sempre dentro di te?

La litigata con l’autista di quell’unico autobus che passava per Valgemetsa alle 11 di mattina: non era possibile pagare con la carta di credito gli avevo rovesciato in mano tutto il contenuto in monete del mio portafoglio, saranno stati 63 centesimi tutti in rame. Naturalmente non parlava inglese e il mio estone era balbettante. Naturalmente da buon estone era rispettosissimo delle regole e voleva che scendessi in quanto non in grado di pagare il titolo di viaggio. Non potevo non prenderlo quel bus, allora iniziai a chiedere se fosse possibile pagare una volta arrivati a Polva. Niente da fare. Ne seguì un divertentissimo battibecco in cui io lo insultavo in italiano e lui in estone… gli altri passeggeri erano sconvolti da quella scena che stuprava la loro quotidiana tranquillità.
Alla fine capii che mi teneva sul bus solo per consegnarmi alle autorità una volta giunti a Polva.
Mi sentii osservato per tutto il viaggio: “Pfff, Italiani!”.
Arrivati a Polva lo vidi scendere e cercare l’accendino in modo nervoso, gli offrii il mio e chiacchierammo per buoni 10 minuti in estone di cosa facevo in Estonia, perché ero in giro e dove andavo, dove vivevo in Italia…
Tutta la mia esperienza estone in quel viaggio in bus.

10. in cosa ti sei sentito più forte una volta tornato a casa?

Non mi sono mai sentito più forte, solo stanco e pieno.

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