viaggiare da soli sulla dedia a rotelle

Viaggiare da soli sulla sedia a rotelle

[box style=’info’] Mi chiamo Fabrizio Marta, alias Rotex, e sono affetto da Osteogenesi Imperfetta ma ho una malattia ancora più grande: la “viaggite” e da anni racconto i miei viaggi sul web ed ora per Vanity Fair http://rotellando.vanityfair.it/ . E’ nato così “Rotellando” www.rotellando.it – una serie di viaggi e un formato multimediale per raccontare i viaggi dal punto di vista del “rotellato”, andando a scoprire storie di disabilità e di diversità vissute con normalità, puntando l’attenzione su quello che “si può” fare rispetto a quello che “non si può” fare.[/box]

1. Quando hai iniziato a viaggiare da solo? cosa ha fatto scattare in te la molla di non assecondare le paure e i timori che girano intorno alle rotelle?

I primi viaggi da solo li ho fatti intorno ai 25 anni e la mia meta ideale, soprattutto per la mancanza di barriere architettoniche, erano gli States. La prima volta non mi sembrava vero che potessi, da solo e senza l’aiuto di nessuno, andare in ogni luogo dal bar al ristorante, dall’ufficio postale al negozio.

La motivazione principale per cui ho iniziato a viaggiare da solo è stata quella che volevo dimostrare a me stesso e agli altri che potevo farlo e quali erano e sono i miei limiti fisici e psicologici.

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2.  Un rotellato che viaggia deve dedicare molto più tempo all’organizzazione del viaggio, mi dici quali sono le prime cose che deve verificare quando sceglie una destinazione?

La programmazione è basilare e dev’essere minuziosa. Trovare un albergo accessibile è la parte più semplice, oramai si trovano molto facilmente. Mentre è più complesso comprendere se il luogo in cui è posizionato ha strade/marciapiedi accessibili, se la città ha mezzi di trasporto accessibili (dove e quali) e quali itinerari lo sono. Insomma il problema non è trovare dove andare a dormire, il problema è riuscire ad andare in giro. Purtroppo non vi sono siti con mappature dettagliate, pertanto mi affido alle immagini che trovo, a google maps e a tutto quello che il web fornisce e soprattutto all’occhio clinico che oramai ho ben sviluppato. Certamente nonostante tutte le informazioni che si possono raccogliere è necessaria una buona dose di pazienza (non tutto sarà come vorremmo che sia) e d’incoscienza. Bisogna rischiare.

3. Quale è la paura più grande di un rotellato in viaggio e tu come l’hai gestita?

Non so dirti qual’ è la paura più grande, credo che siano comuni ad un “piedato”. Di certo quando si viaggia si vorrebbe poter vedere il più possibile e questo può non capitare. Le mie paure le vinco cercando di focalizzarmi sul momento e di non pensare troppo a quello che potrebbe accadere (ribaltarmi per strada e farmi male seriamente oppure essere aggredito). Vado, metto in funzione i miei radar e mi concentro e per farlo bisogna eliminare tutte le ansie e paure che possono portare via energie alla parte più razionale.

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4. Credi che in giro per il mondo le persone siano disposte ad aiutarti in caso di necessità o hai riscontrato freddezza?

Prima bisogna comprendere se si vuole essere aiutati. Le persone con disabilità spesso hanno due tipi di atteggiamento o pretendano di essere aiutate oppure si offendono (ovviamente sto estremizzando). Io appartengo al secondo caso ed ho difficoltà a chiederlo, pertanto certo di aggiustarmi il più possibile (non sempre è positivo). In generale trovo che le persone sono molto disposte ad aiutare e raramente ho riscontrato freddezza o menefreghismo o peggio ancora atteggiamenti discriminatori, forse di curiosità a tratti anche di maleducazione ma fa parte dell’umanità. Ovviamente ogni luogo ha un atteggiamento diverso nei confronti della disabilità, in base alla cultura, alla religione e al contesto in cui vivono.

5. Che cosa è Rotellando.it?

Rotellando è un progetto multimediale (editoriale, fotografico e video), non è solo una presentazione di viaggi turistici raccontati da un’angolazione particolare quella del “rotellato”, ma vuole riportare l’esperienza del viaggio attraverso l’idea fondamentale che chiunque può viaggiare. Si vuole raccontare i luoghi attraverso la fotografia, i video, blogging live e i social network mettendo in evidenza possibilità, opportunità e servizi per chi ha ridotte capacità motorie ma rendendo partecipe come spettatore attivo o passivo anche chi non ha problemi di mobilità.

Ora Rotellando è diventata un’associazione, vuole diventare un libro e un format tv, un progetto di sensibilizzazione nelle scuole e negli enti. Il prossimo progetto a cui credo molto sarà una mostra interattiva ed itinerante sia fotografica che di realtà virtuale.

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6. Tutti parlano di accessibilità del turismo, o forse potremmo dire, tutti vogliono investire in questo ambito, ma poi la situazione sul campo come è?

E’ un campo in grande espansione, a tratti pare che i disabili vadano di “moda”, come se di colpo fosse una scoperta. Nel turismo stanno investendo abbastanza si è compreso che c’è un giro economico abbastanza discreto. Il problema è che in Italia non essendoci una classe politica e sociale in gradi di organizzare e coordinare, tutto viene fatto a macchia di leopardo e a casaccio. In generale posso dire che la società e la voglia c’è ma non la classe politica.

7. Il paese secondo te più accessibile?

Senza dubbio gli States (in particolare la California). In Europa: Berlino e la Germania e Barcellona.

8. Come è messo il nostro paese in termini di accessibilità?

C’è voglia di fare, alcuni luoghi non lo saranno mai per via della conformazione geologica, storica ed artistica. Quello che mi fa arrabbiare sono tutte le nuove ristrutturazione che sono fatte tanto per essere fatte e non con la logica di essere realmente utili. La cultura italiana è “fare perché c’è una legge che ce lo impone”. La città italiana, a mio parere più accessibile è Torino mentre Milano è ferma ancora ai tempi d’oro degli anni ’80 ed ora sta arrivando l’Expo e non funziona nemmeno il montascale della stazione centrale.      

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9. Cosa diresti ad altri rotellati che vorrebbero iniziare a viaggiare da soli?

Di non aver paura, di tenare con piccoli viaggi e che non è importante cosa si vede o si fa ma iniziare a muoversi a piccoli passi, tanto si ritorna sempre a casa e soprattutto di essere flessibili. Non si può trovare gli stessi confort che abbiamo a casa ma per qualche giorno possiamo farne a meno.

10. Che valore aggiunto ti ha portato il progetto rotellando.it?

Di “vedere”  il viaggio non solo per me, ma anche per gli altri, di dare spazio alla mia passione e soprattutto di poter essere creativo e di essere il più possibile me stesso e di conoscere mondi (non solo geografici) tanto diversi da quelli che vivo quotidianamente.

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