Viaggio fotografico al Kumbh Mela, la cosa più sacra sono le persone
Daniele Sabatini, un viaggio fotografico nell’India del Nord durante il Kumbh Mela, molto di più di festival religioso.
1. Sei di recente tornato da un viaggio fotografico per il Kumbh Mela, puoi spiegarci che cosa è?
Il Kumbh Mela è il più grande raduno religioso al mondo, uno dei più potenti spettacoli messi in scena dall’uomo. L’origine del Kumbh Mela, festa indù, risale al mito del Vaso di Nettare: questi conteneva appunto nettare dell’immortalità ed era custodito da un’insieme di divinità vediche. I demoni, invidiosi, cercarono di rubare il vaso e, nel continuo rincorrersi, quattro gocce caddero sulla terra, bagnandola in 4 punti, oggi città sacre: Nasik, Ujjain, Haridwar, Allahabad.
Ogni 3 anni in una di queste 4 città, pellegrini da ogni parte dell’India e del Mondo compiono l’abluzione nelle acque sacre per purificarsi. Ad Allahabad si svolge il Maha Khumb Mela, il grande raduno, dato che in questa città confluiscono i 3 fiumi sacri: il Gange, lo Yamuna, ed il mitico e sotterraneo Saraswati.
2. Cosa hai fatto nei 3 giorni che hai assistito al primo grande bagno?
I primi due giorni, sabato e domenica, ho girato per la grande distesa di sabbia, dove pian piano sorgevano le tendopoli, incrociando carovane di pellegrini, gente comune, guru ed intellettuali con i loro tendoni, sadhu con i loro abiti arancioni, i famosi naga-baba, che significa ”tutto nudo”, e che sono la massima espressione della rinuncia al mondo terreno, mendicanti: un grande dedalo di razze, culture e persone. La sera di sabato c’è stata la grande processione con elefanti,carri e bande musicale, in un mix di luci e suoni; alle 2 del mattino di domenica, mi son incamminato con sadhu e pellegrini verso la riva del Gange, per il grande bagno collettivo.
3. Trovarsi a fotografare il più grande festival religioso indu, con 11 milioni di persone, non è pericoloso?
Paradossalmente, mi son sentito più sicuro li che in una qualsiasi manifestazione qui in Italia!!! Vi era una grande fiumana di gente, ma un’organizzazione nel caos da far invidia; le persone si riversavano nel bagno a gruppi,e una volta che la fiumana di gente era entrata in acqua, avevi modo di scarrozzare tra la riva ed il prato, fotografando tutto ciò che succedeva. E l’ho fatto per 12 ore consecutive, passando dalla luce della notte, all’alba, al sole cocente di mezzogiorno, senza che succedesse il minimo parapiglia nonostante la massa umana presente.
4. Che atmosfera si respira?
C’è, in ogni momento, anche mentre cammini tranquillamente per il campo, una grande energia spirituale che pervade il tutto: ogni indù può benedirti, perché per ogni indù la persona è sacra: basti pensare che il loro saluto,a palmi congiunte e dicendo: “Namaste”,significa “Saluto il dio che è in te”.
Ma oltre a questo, c’è anche un aspetto folcloristico ed anche sociale, dato che è nel Khumb Mela che magari un indiano del Sud può incontrare un indiano del Nord,cosa molto difficile quotidianamente vista la grande estensione del subcontinente indiano.
5. Quale è stato l’incontro più mistico?
Un gruppo di donne del Rajastan, dopo averle fotografate per strada, mi han dato la loro benedizione coprendomi la testa con le mani, e li ho sentito una grande energia: quel che dicevamo prima, ogni indù vede e sente la divinità nell’altro essere vivente.
6. Secondo te quali sono le caratteristiche personali che deve avere un viaggiatore che sceglie di far parte di questo grande festival?
Una grande apertura mentale e religiosa,con la possibilità non prevista di vedere come milioni di persone vivano insieme in uno spazio comune mangiando,dormendo,incrociandosi,senza che succeda uno screzio o un sopruso.